Anche Toyota si schiera a favore delle energie rinnovabili: le auto elettriche non hanno senso senza elettricità pulita

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PRIUS PLUG-IN HYBRID

PRIUS PLUG-IN HYBRIDLe dichiarazioni del dirigente europeo di Toyota per i rapporti governativi e le politiche ambientali Didier Stevens apparse il mese scorso sulla stampa internazionale sono state più che chiare: non ha senso credere di risolvere il problema delle emissioni atmosferiche spostandolo dalle auto alle centrali di produzione dell’energia elettrica.

Toyota è, tra tutti i colossi dell’industria automobilistica, uno di quelli che per primi si impegnarono a darsi una veste amica della natura ed ha costruito sull’innovazione tecnologica un’opinione di sé nel pubblico che trova riscontro nel successo dei suoi modelli ibridi. Rimane invece alla finestra per quel che riguarda le auto elettriche pure, sebbene ne preannunci una per il 2015, ed il motivo è quello sopra citato.

È un refrain che inizia ad udirsi da più parti: Renault ha recentemente reso nota una ricerca interna che testimonia come il ciclo di vita di un’auto elettrica sia più sostenibile di una equivalente diesel o benzina (nel caso specifico la casa francese ha analizzato le tre versioni del suo modello Fluence) ma che questa convenienza sia poi fortemente dipendente da come l’energia elettrica è stata prodotta. E pare accodarsi alla perfezione lo studio che il Paese transalpino sta compiendo per capire se tramite l’idrogeno possa ottenere elettricità più pulita che con il nucleare.

Toyota non mette in discussione che la mobilità elettrica sia la strada giusta per dare una svolta alla sostenibilità dei trasporti (al momento noi vediamo coesistere sia una produzione di energia fortemente impattante che l’inquinamento prodotto non solo dai veicoli ma anche dalla lavorazione dei carburanti) ma giustamente punta il dito sulle problematiche che si trovano a monte.

Stevens, parlando a nome del Marchio, ritiene che sia compito proprio delle aziende e dei governi trovare un punto d’accordo perché le scelte intraprese siano realmente sostenibili, agendo assieme alle società di fornitura dell’energia.

A proposito dell’intento tedesco di raggiungere quota un milione di auto elettriche sulle strade della Germania entro il 2020, Stevens mette in guardia: se l’elettricità che useranno per alimentarle arriverà da impianti a carbone, il beneficio dato da questi veicoli sarà vanificato.

Toyota, insomma, pare voler continuare a concentrarsi sulla tecnologia ibrida, dicendosi pronta a sostenere l’elettrico puro se le politiche energetiche europee vireranno verso strade più sostenibili. In un’intervista rilasciata al sito Respondig To Climate Change, Didier Stevens commenta anche le iniziative intraprese dalla Comunità Europea in materia ambientale.

L’Unione Europea sta infatti definendo le sue politiche energetiche al 2030: al suo interno le voci sono differenti, divise tra chi vuole porre degli obiettivi ben precisi per aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e chi, come la Gran Bretagna, chiede un taglio del tetto delle emissioni di CO2 tollerate del 50% ma non è aperta verso le rinnovabili (è anche una delle nazioni che più utilizza centrali a carbone nell’Unione).

L’Europa ha già posto dei target al 2020 ed intende elaborare un piano di crescita per le infrastrutture di rifornimento per veicoli elettrici e a fuel cells ad idrogeno ma secondo Stevens questi buoni propositi hanno bisogno di briglie strette: esattamente come per la riduzione delle emissioni nel settore delle automobili, le rinnovabili devono essere sospinte da precisi target, regole ferree dalle quali non scappare (cosa che Obama sta cercando di fare negli USA).

Dal punto di vista delle società energetiche percepisce invece un atteggiamento duplice, di interesse per la mobilità elettrica in virtù dei guadagni che ne possono derivare ma di scarsa considerazione per i sistemi di energy storage per ottimizzare l’efficienza delle reti. A ciò è poi sommato il timore che alcuni governi possano farsi tentare dall’idea di ricaricare i costi dell’elettricità, soffocando la convenienza dell’auto elettrica.

Infine, il dirigente Toyota delinea una piccola filosofia della mobilità pulita: perseguire l’intento di abbassare l’inquinamento vuole dire fare la scelta migliore per il mercato con il quale si ha a che fare. Ciò che davvero minaccia l’ambiente è il tasso di crescita mostruoso di urbanizzazione e di utilizzo dell’automobile nel mondo: mentre però in Cina il governo impone nuove tecnologie, come l’elettrico, per fare fronte allo smog, in altri Paesi in via di sviluppo il primo punto è sopperire alla domanda di mobilità.

In realtà nelle quali le infrastrutture sono ancora al di sotto degli standard cui siamo abituati noi, diffondere la mobilità pulita vuole dire vendere auto con i sistemi di alimentazione e combustione più puliti possibili ma realistici per tali contesti.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: RespondingToClimateChange 

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