Editoriale

Auto elettriche, rischio incendio…quante frottole!

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auto elettriche rischio incendio

auto elettriche rischio incendioNell’ultimo mese giornali e blog specializzati hanno riportato con dovizia di particolari la notizia che Tesla Motors, realtà emergente e aggressiva nel settore automotive, ha subito l’incendio di tre delle sue prestigiose vetture coinvolte in altrettanti incidenti stradali.

Essendo le auto elettriche una “novità” del mercato, in aperta concorrenza con le tradizionali tecnologie, i tre incidenti hanno subito catapultato le batterie sul banco degli imputati. Come sempre nelle cacce alle streghe, anche i giornali maggiori, saltando a piè pari le analisi e i distinguo, si sono adeguati a facili considerazioni sulla pericolosità delle batterie agli ioni di litio, quelle stesse, tra l’altro, che equipaggiano i nostri computer portatili che quotidianamente maneggiamo.

Alcuni opinionisti addirittura si sono spinti a porre in relazione gli incidenti in questione con la caduta che il titolo ha subito in Borsa nell’arco della settimana. Francamente, proprio dai giornali più autorevoli, ci saremmo aspettati anche altre considerazioni, senza peraltro nulla togliere alla necessità di riportare e approfondire sempre tutte le notizie che riguardano la sicurezza e gli eventuali dubbi che possono sorgere sull’impiego di determinate tecnologie.

Andrebbe, per esempio, considerato che gli incidenti in questione hanno dinamiche particolari: in due casi si è trattato dell’investimento di oggetti metallici potenzialmente dannosi per qualsiasi veicolo, in uno la folle corsa terminata contro un albero dopo aver fatto da pallina da flipper fra i palazzi a bordo strada. In tutti e tre i casi il guidatore è rimasto illeso e l’incendio ha interessato solo le sezioni della batteria danneggiate perché la costruzione a compartimenti stagni e il sistema di ventilazione hanno impedito alle fiamme di propagarsi nell’abitacolo.

Per “par condicio” si sarebbe dovuto ricordare con maggior risalto che negli Usa circa 150.000 auto tradizionali l’anno sono interessate da incendio a causa di incidenti mentre in Germania sono 40.000 i veicoli che predono fuoco ogni anno, secondo dati diffusi dal “Giornale dei pompieri svizzeri”, così come 3.000 in Austria e altrettanti in Svizzera.

L’industria dell’auto ha trascorso gli ultimi cento anni a perfezionare la tecnologia dell’endotermico e lo stesso dicasi per gli standard normativi. L’elettrico, da questo punto di vista, è più giovane e non gode ancora della confidenza dovuta alla “forza dell’abitudine” da parte dei consumatori: quando saliamo in macchina non pensiamo di sederci su una bomba a orologeria (giustamente) malgrado la benzina sia tutt’altro che ignifuga, come dimostrano le statistiche. A nessuno viene in mente che l’andamentodel titolo in Borsa dei vari costruttori sia influenzato dal rischio incendio che, sempre citando i Vigili del Fuoco come fonte neutrale, negli ultimi anni è aumentato con l’introduzione dei nuovi sistemi di alimentazione dotati di pompa elettrica la cui azione, all’atto dell’accensione del motore, produce una pressione sino a 3 bar che può spingere il carburante per molti metri di altezza. La rottura in un qualunque punto del circuito può così causare una violenta fuoriuscita di carburante che trovando l’innesco in una parte calda del motore può provocare l’incendio della vettura.

Certo la Borsa è umorale e un’azienda come Tesla è particolarmente esposta agli sbalzi poiché al centro di un’ipervalutazione: le azioni crescono in con- seguenza della domanda, non in base al reale valore strutturale della società. Grazie al boom di immagine avuto, Tesla in un anno è grandemente cresciuta e adesso è normale attendersi una ricaduta. Le auto in fiamme contribuiscono al contraccolpo ma le flessioni registrate nell’arco di tutta la settimana, sono più facilmente legabili in parte al rendiconto trimestrale appena pubblicato dall’azienda, non entusiasmante come i precedenti, e in parte al ritmo di consegna delle auto rallentato sul mercato americano per riuscire ad assolvere gli ordini europei.

Tutte considerazioni abbastanza consuete nella vita di un’azienda in crescita e quindi soggetta ad alti e bassi. Solo che generalmente non fanno così rumore.

 

 

Gianni Lombardo