Batterie alluminio-aria come range extender per auto elettriche: 1.600 km con un pieno d’acqua

3765

Proprio così, questa tecnologia consente di andare da Aosta a Reggio Calabria con un pieno di energia elettrica ed una bella ricarica di acqua distillata: il progetto è stato mostrato con un prototipo dai suoi creatori, gli Israeliani di Phinergy.

In un video pubblicato su Bloomberg News una Citroen C1 retrofittata, ossia riconfigurata con un motore elettrico ed una batteria agli ioni di litio, mostra cosa le consente di fare la batteria aggiuntiva di Phinergy.

Se la batteria agli ioni di litio ha un’autonomia, in questo caso, di 160 km, quella alluminio-aria suppletiva fornisce energia per 1.600 km, richiedendo di essere riempita di acqua distillata ogni 300 km abbondanti.

Perché è necessaria l’acqua, vi state chiedendo?

La risposta è data dalla struttura stessa di questa batteria che, come avrete capito, funge da range extender e non da prima immagazzinatrice di energia nella vettura: vediamo come.

Componenti fondamentali di una batteria sono l’anodo ed il catodo, cioè quegli elementi che fanno affluire ed uscire l’energia al suo interno: nel dispositivo di Phinergy l’anodo è fatto da una piastra di alluminio, mentre l’aria che si trova nell’involucro funge da catodo.

A fornire energia sono le molecole dell’alluminio, le quali, combinandosi con l’ossigeno e le molecole d’acqua, restituiscono molecole di ossido di alluminio idrato e, per l’appunto, energia.

Questo comporta un’inconveniente: le piastre di alluminio sono utilizzabili solo finchè non si sono interamente ossidate, dopodiché vanno sostituite; ogni piastra di quelle impiegate nella batteria di Phinergy produce energia sufficiente per coprire circa 32 km: l’unità montata sul prototipo conteneva 50 piastre, da cui l’autonomia di 1.600 km.

Ciò porta a pensare che questa batteria sia ingombrante, cosa non vera dato che uno dei suoi pregi è proprio il peso contenuto, in questo caso, entro i 25 kg, quindi con una densità energetica a parità di massa oltre 100 volte superiore quella di un odierna unità agli ioni di litio. Bisogna, sì, notare che il prototipo non aveva un involucro adatto agli standard di produzione industriale e che l’aggiunta dei dispositivi di controllo, mantenimento termico e sicurezza della batteria ne farebbero aumentare il peso, però partendo da meno di 30 kg probabilmente rimarrebbe comunque molto leggera.

Un altro pregio è costituito dall’assenza di contaminazione dell’aria con diossido di carbonio pur consentendole di fluire liberamente dall’ambiente esterno all’interno della batteria: questo inconveniente era il principale effetto collaterale per cui questa tecnologia veniva scartata in passato.

L’applicazione di questa batteria apre delle porte ma solleva anche dei dubbi: a causa della sostituzione delle parti in alluminio, al livello sperimentale cui è ora non consente di essere usata se non come range extender d’emergenza e non abituale; però è lecito pensare che un produttore automobilistico, senz’altro interessato alle capacità di questa tecnica, ne preveda un dimensionamento tale da garantire un ciclo di vita adatto a sopportare viaggi lunghi e frequenti (ad esempio con una sostituzione obbligatoria ogni 5.000 km).

Inoltre, come sottolineato da tutti i giornali di settore che hanno riportato la notizia, non si sa molto sull’impatto ambientale che ha il processo di realizzazione di questi dispositivi: potrebbe annullare i benefici energetici derivanti dal prodotto finito o essere meglio dell’attuale processo produttivo delle batterie agli ioni di litio, è un aspetto che va chiarito.

Questa tecnologia non è tuttavia una completa sconosciuta, in quanto è già da anni utilizzata in campo militare ed uno studio datato 2002 dell’Università di Rhode Island la considerava come unica reale concorrente per costi, ciclo di vita e chilometraggio delle auto endotermiche: bisogna capire se, note le grandi prestazioni che offre, è possibile standardizzarla convenientemente per una produzione su larga scala nell’industria automobilistica.

Phinergy usufruirà di fondi del Ministero israeliano per le Risorse Energetiche ed Idriche al fine di condurre un progetto pilota dimostrativo: probabilmente questo avrà anche il compito di mostrare le capacità delle auto elettriche che usano le batterie alluminio-aria alla stampa internazionale per attirare l’attenzione dei maggiori produttori automobilistici.

Certo, si tratta di clienti esigenti da soddisfare e convincere, ma a chi non fa gola l’idea di risolvere ogni problema di ansia da autonomia per le auto elettriche?

 

Andrea Lombardo

Fonti: GreenCarReports, CleanTechnica, BloombergNews, Phinergy, PhinergyTV

 

4 COMMENTS

  1. le batterie all’alluminio, visto l’esperienza decennale nella difesa sono più dure di quelle automobilistiche, sono totalmente riciclabili proprio per produrre un’altra batteria all’alluminio.
    Però sono costosissime e anche il riciclo è caro anche rispetto alle zinco.

    Ciao

Comments are closed.