Bhutan, rivoluzione elettrica sull’Himalaya: prima Nissan LEAF al premier

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Presentazione della Nissan LEAF a Thimphu
Tshering Togbay, premier del Bhutan via Nissan
Tshering Togbay, premier del Bhutan via Nissan

La prima Nissan LEAF entrata sul suolo della nazione himalayana del Bhutan l’ha portata Carlos Ghosn in persona. Il Chief Executive Officer di Nissan ha incontrato il primo ministro Tshering Togbay proprio nel giorno dei festeggiamenti per il compleanno reale per dare ufficialmente il via alla conversione all’elettrico delle flotte governative e pubbliche del Bhutan.

Pressato sin dalla sua elezione perché spianasse la strada all’auto elettrica, il premier Togbay aveva portato il Bhutan, nazione di appena 750mila abitanti, alla ribalta mondiale dichiarando che nel giro di alcuni anni non ci sarebbero più stati motori a combustione a “ruota libera” per il Paese.

Il primo target da raggiungere è quello dei 2,000 veicoli elettrici nella capitale Thimphu, da raggiungersi tramite la sostituzione del parco taxi e delle auto blu. A correre incontro alla nazione stretta fra le vette dell’Himalaya è stata la casa automobilistica più attiva in merito all’elettrico, ossia Nissan: la partnership prevede non solo la fornitura di Nissan LEAF e, perché no, del furgone e-NV200, ma soprattutto l’appoggio tecnico e la consulenza per la necessaria conversione infrastrutturale.

Il Bhutan ha quindi una strada ambiziosa davanti a sé, vale a dire essere in breve una nazione “carbon neutral, a zero emissioni; ma è anche candidata a divenire il più grande case history esistente sulla mobilità elettrica.

Se il Bhutan, Paese che ogni anno misura la “felicità nettadei propri abitanti, ha deciso di darci un taglio con la CO2 c’è ovviamente un perché e, se vogliamo, è legato anche alla contentezza di chi ci vive.

A fronte di una popolazione esigua, entro i suoi confini si producono ogni anno ingenti quantità di energia idroelettrica, consumata appena al 5% dalla gente che vi risiede. Il 95% dell’elettricità pulita finisce oltre confine, per la precisione in India e, paradosso dei paradossi, i ricavi che ne derivano sono spesi per riacquistare energia, questa volta sotto forma di carburanti fossili.

La benzina ed il gasolio servono infatti al Bhutan per far muovere il proprio parco mezzi, concentrato in buona parte (35,000 veicoli) nella capitale, che costituisce anche una delle principali voci di spesa del piccolo Paese della felicità.

Il quale sarebbe ancor più felice di non dover più pagare gli Indiani, tenersi una parte maggiore dell’idroelettricità prodotta e viaggiare respirando a pieni polmoni l’aria dell’Himalaya.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Nissan

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