Campi magnetici e auto elettriche, ricerca europea dimostra l’inesistenza del pericolo

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Taxi elettrici - Photo Credit: Comune di Trondheim
Taxi elettrici - Photo Credit: Comune di Trondheim
Taxi elettrici – Photo Credit: Comune di Trondheim

Una ricerca che si è svolta in collaborazione fra ben 7 Paesi europei ha analizzato quanto le auto elettriche espongano i passeggeri a campi magnetici con rischio per la loro salute, decretando che no, gli Electric Vehicles non sono pericolosi.

Coordinato da SINTEF e finanziato dalla Comunità Europea, il progetto EM Safety si propone come il più completo mai svolto sino ad oggi a proposito della sicurezza elettromagnetica degli EV, con il coinvolgimento attivo di 9 fra società ed istituti di ricerca scientifica europei.

I test sono stati condotti prendendo come metro di giudizio i limiti di valutazione per l’esposizione ai campi elettromagnetici redatti dall’ICNIRP, ossia l’International Commission on Non-Ionising Radiation Protection, organizzazione internazionale che certifica i livelli accettabili di convivenza fra esseri umani e frequenze elettromagnetiche.

Per non lasciare nulla al caso, come sottolinea Schjølberg-Henriksen, fisico che ha partecipato alle ricerche, le stesse misurazioni sono state effettuate anche su delle vetture con motore endotermico, fornendo così un ulteriore paragone utile.

Undici in tutto sono state le automobili esaminate: 7 differenti pure elettriche, una ad idrogeno ed una a benzina, studiate sia in laboratorio che durante l’utilizzo in strada.

Ne è risultato che, complessivamente, l’esposizione a campi elettromagnetici per i passeggeri di un veicolo elettrico si mantiene inferiore al 20% del limite massimo tollerabile, vale a dire molto al di sotto della soglia di pericolosità.

I valori più alti si registrano infatti vicino al pianale delle vetture, vicino al pacco batterie e al momento dell’accensione; all’altezza della testa dei passeggeri, le radiazioni sono presenti non oltre il 2% della soglia limite, non costituendo pertanto alcun pericolo.

Il confronto con le auto a benzina rivela poi che fra le due categorie di veicoli cambia ben poco: nelle endotermiche l’esposizione si attesta sul 10% del limite massimo, contro il 20% delle elettriche.

Un margine di sicurezza pari all’80% può far asserire con sicurezza che rischi per la salute legati all’elettromobilità non esistono o, comunque, non più di quelli già presenti sulle auto su cui siamo saliti sino ad oggi.

La ricerca, nella quale industria automobilistica, istituzioni universitarie ed istituzioni europee si sentono rappresentate, si pone quindi come elemento a favore della mobilità a zero emissioni, spesso messa frettolosamente e superficialmente sul banco degli imputati con le più disparate motivazioni.

In passato riportammo già gli studi condotti negli USA riguardo l’eventuale pericolosità (smentita) delle auto elettriche per i portatori di pacemaker e, nel numero di Aprile della nostra rivista, abbiamo affrontato il medesimo argomento relativamente alla ricarica senza fili.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Sintef

 

2 COMMENTS

  1. I test sono stati condotti prendendo come metro di giudizio i limiti di valutazione per l’esposizione ai campi elettromagnetici redatti dall’ICNIRP ? ! ?

    Vediamo cosa dice l’ICNIRP sulle sue linee guida con cui da sempre l’industria si assolve:

    “Per ciò che riguarda potenziali effetti a lungo termine, come un aumento del rischio di cancro, l’ICNIRP ha concluso che i dati disponibili costituiscono una base insufficiente per stabilire delle restrizioni all’esposizione, anche se la ricerca epidemiologica ha fornito dei dati che suggeriscono, ma in modo non convincente, un’associazione tra possibili effetti cancerogeni e l’esposizione a livelli di induzione magnetica a 50/60 Hz che sono molto inferiori a quelli raccomandati in queste linee guida.”

    Molto inferiori significa 0,2 microtesla, la cosiddetta soglia di attenzione epidemiologica. Su auto elettriche non schermate ho facilmente rilevato valori superiori ai 2-3- microtesla a livello dei genitali. E dire che basterebbero un centinaio di euro di materiali schermanti ed una progettazione attenta al principio di precauzione per abbattere quasi completamente ogni rischio…

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