Fast Recharge Enel e Renault Zoe: riuscirà l’elettrico a sfondare anche in Italia?

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È dalle pagine di varie testate nazionali che leggo un bell’assist messo nero su bianco alla mobilità elettrica: il soggetto è l’accordo Enel-Renault che abbina il sistema Fast Recharge dei primi alla ZOE elettrica dei secondi. Penso sia utile riportare che, finalmente, anche sui quotidiani di largo consumo si cerchi di far capire che le auto elettriche non sono né dei ferri da stiro e tantomeno una trovata ambientalista di facciata per i grandi marchi.

Possono essere anche usate a tal guisa, non ci piove, ma forse è il caso che si cominci a guardarle soprattutto per quello che sono, vale a dire una tecnologia che ha dei vantaggi nel suo utilizzo e che è affidabile.

Ma, soprattutto, reale e non soltanto “realistica”: e questi articoli cominciano ad attestarlo.

 

Il punto sta qui: oggi in Italia parlare di auto elettrica espone spesso al pubblico ludibrio e si è inesorabilmente sforacchiati dalle inarrestabili pallottole delle “chiacchiere da bar”. La superstizione, si sa, è dura da contrastare con i mezzi della ragione, sarebbe più semplice schiodarla con un’altra superstizione ancor più forte.

Oppure con una tesi mostrabile ad occhio nudo e tangibile con mano: se le nostre strade pullulassero di colonnine di ricarica ed un buon numero di persone potesse testimoniare che ricaricare la macchina gli costa al mese meno di quanto non spenda per lo smartphone, beh, sarebbe più semplice.

Però questo potrebbe finalmente verificarsi: ricordate la Enel Fast Recharge, la colonna di ricarica in corrente alternata da 43 kW che venne presentata all’H2Roma nel 2012? Ebbene, consente di ricaricare un’auto elettrica in mezz’ora ed il suo debutto avverrà a braccetto della Renault ZOE, l’attesissima full-electric francese.

Cosa succede quindi? Accade che, da un lato, Enel sta ordendo una trama entro la quale tutto troverà una posizione logica, come si sta già facendo in molti altri paesi, con ricarica elettrica domestica (3 kW per le famigerate 8-10 ore), ricariche pubbliche più svelte nei parcheggi (22 kW, vedere quelle appena installate a Genova per avere un’idea) e rapida, da 25-30 minuti, presso apposite stazioni (saranno queste quelle installate presso i benzinai Eni?).

Il tutto accessibile tramite card personale e abbonamenti mensili: si paga a forfait, come, ad esempio, in una delle tariffe, che prevede 25 euro/mese per ricaricare quanto si vuole dove si vuole (io 20 euro di benzina li faccio ben più di una volta al mese e non mi ritengo un “auto-dipendente”).

Intanto Renault lancia la ZOE, l’auto che dovrebbe democratizzarel’elettrico per le masse. Una vettura che una qualche spallata dovrebbe darla: primo, perché somiglia (da distinguersi dal fatto che lo è) ad una Renault ed ha quindi un’estetica gradita all’occhio europeo; secondo, perché pare che avrà un prezzo “umano” di 21.650 euro cui vanno aggiunti 79 euro mensili per il noleggio della batteria e l’assistenza. Meglio dei 30.000 euro medi di tante altre elettriche anche se non economica nel senso stretto del termine: bisogna però che si guardi anche che cosa si sta comprando, cioè un’auto che, come tutte le elettriche, vi costerà molto meno delle cugine a combustione per manutenzione e carburante.

Oltre che un veicolo ad emissioni zero (difficilmente qualcuno vi chiederà di rimpiazzarlo, anche fra vent’anni, perché fuori dai criteri emissivi).

E, a volte, basterebbe poco per smontare certe ideologie riguardanti i prezzi piuttosto che i presunti retroscena inquinanti che si celano dietro alla produzione dell’energia elettrica.

Ai primi è sufficiente far notare che l’automobile è, negli anni, divenuta uno status symbol e, in conseguenza, un modo per ostentare un agio non sempre reale: non è difficile trovare per le nostre strade di provincia auto che di base hanno anche un prezzo normale ma che sono state accessoriate fino a raggiungere i costi di gamme ben superiori.

Ai secondi che bisognerebbe paragonare la produzione di energia elettrica (sicuramente da perseguire secondo metodi i più puliti possibili, che esistono) all’estrazione, lavorazione e produzione dei carburanti di origine fossile, per i quali alternative “eco” nei metodi non ne esistono: attualmente, nel dubbio, noi ci stiamo tenendo (e respirando e bevendo) sia gli scarichi dei motori endotermici che gli scarti delle lavorazioni del greggio.

Conveniente, no?

 

[A.L.]