Formula E, affare da 18 milioni di euro per la FIA

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Formula E

Formula ELa Formula E, il nuovo campionato mondiale FIA per monoposto elettriche, promette di portare nuova linfa vitale alla Fédération Internationale de l’Automobile ma non solo.

La neonata Formula elettrica, già investita dagli analisti del ruolo di spartiacque fra ciò che sono e ciò che saranno le auto elettriche nel futuro, porterebbe in dote un forte impatto positivo sull’opinione pubblica (motivo per il quale è stata sostanzialmente fondata) ma anche un congruo introito nelle casse della FIA.

Il britannico The Telegraph riporta infatti che il lancio del nuovo campionato frutterà alla Federazione la bellezza di 18 milioni di euro, una cifra certamente ben vista dopo le perdite nette registrate in alcune delle ultime stagioni (nel 2012 ammontarono a 2.6 milioni di euro).

La condivisione dei proventi di un investimento multimilionario (€15.4 mln) nella Formula E Holdings, società madre della F-e basata ad Hong Kong, porterà alla FIA il grosso del guadagno, mentre da ognuno dei 10 team partecipanti al primo campionato la federazione riceverà 50,000 euro a stagione più 100,000 euro a gran premio.

Già nel 2014 la Formula E dovrebbe così fruttare alla FIA un ritorno pari a un milione e mezzo di euro, che moltiplicati per i 10 anni di contratto stipulati si tradurrà in un giro d’affari notevole.

La Formula E si pone come qualcosa di più che una semplice scommessa sul futuro del motorsport, come dimostra l’intreccio fitto di interessi che le orbitano attorno.

Gruppi industriali e di ricerca che vanno da Mahindra a Virgin e che contemplano nomi di ex piloti entrati nel business delle corse da manager, come Alain Prost e Aguri Suzuki, si mescolano a quelli dell’ex ministro inglese Lord Drayson e della star di Hollywood Leonardo Di Caprio, originando un melting pot finanziario che si ramifica persino nella NBA statunitense, grazie agli investimenti del patron dei Boston Celtics.

La Formula E Holdings pare così avere le spalle decisamente larghe, a partire da quelle del suo Chief Executive Officer, Alejandro Agag, genero dell’ex primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar, che ha da subito coinvolto Jean Todt nell’organizzazione del campionato, riuscendo a far sì che la monoposto che scenderà in pista rappresenti molta della più nota Formula Uno.

È proprio il coinvolgimento del settore automobilistico maggiore quello cui puntano Agag e compagnia: il primo campionato sarà corso a bordo della stessa auto da parte di tutti i team, che guideranno così una e-car con elettronica ed aerodinamica Renault, motore McLaren, batteria Williams e telaio Dallara; ma gli obiettivi sono ben altri e si chiamano Toyota, Honda, BMW, Mercedes: entrassero nel grande gioco delle zero emissioni con monoposto da loro stessi sviluppate, allora il successo sarebbe garantito.

Lo sarebbe anche per le auto elettriche di questi marchi, in un legame a doppio filo basato sull’equazione per cui rendere i veicoli elettrici sexy grazie alla velocità ne accrescerebbe l’appetibilità sui mercati.

Se la trama è stata ordita bene dai suoi tessitori, la carovana intercontinentale della Formula E (che da Settembre visiterà le maggiori capitali di Asia, Europa – no, Roma non c’è – e Americhe) potrebbe rivelarsi molto redditizia non solo per la FIA.

 

 

Andrea Lombardo

Fonti: The Telegraph, Bloomberg News

 

 

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