Genova, un Festival della Scienza tre volte smart con i laboratori su città, reti e case intelligenti

di Andrea Lombardo
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INDICATEDal laboratorio INDICATE sull’efficientamento energetico e l’integrazione delle smart grid nella città contemporanea alla domotica presentata dai gestori di energia, la Smart Cities è entrata a pieno diritto nel vocabolario del Festival della Scienza di Genova.

Per fare innovazione c’è bisogno prima di tutto di educazione ed orientamento a partire dai più piccoli, principio ben chiaro nelle menti degli organizzatori di una delle più famose kermesse scientifiche a scopo divulgativo d’Europa e non solo.

Nel mese di Ottobre, Genova ha ospitato la tredicesima edizione del Festival della Scienza, quest’anno incentrata sul tema dell’equilibrio, inteso anche in senso energetico come ha dimostrato la presenza ormai capillare dei concetti di interconnessione delle risorse e dei sistemi di gestione e fruizione delle stesse.

Il tutto spesso riassunto con una parola, “smart”, entrata nel linguaggio comune e – segno di una lenta rivoluzione in atto – anche nel vocabolario di molte delle attività scientifiche proposte dal Festival.

 

Città, case, reti e trasporti: intelligenti sin dalla progettazione

“Dallo smart-phone alla smart-city” è stato uno dei paralleli più utilizzati per spiegare come, in un futuro che dovrebbe già chiamarsi presente, tutto sarà interconnesso, efficiente e controllabile dal palmo della propria mano.

Cosa sta cambiando nel retroterra culturale della pianificazione stessa delle città in cui viviamo è stato ad esempio spiegato nel laboratorio “INDICATE: progettare una Smart City”, che ha preso le mosse dalle esperienze dell’omonimo progetto europeo (Indicator-based Interactive Decision Support and Information Exchange Platform for Smart Cities) mirato a rivoluzionare l’approccio alla città da parte di chi la deve pensare come di chi la deve gestire e, ovviamente, vivere.

Cosa accade infatti se in un sol colpo si cerca di mettere assieme trasporti intelligenti, case che producono e gestiscono energia e reti di distribuzione in grado di dialogare con le utenze?

Probabilmente la prima questione che si solleva è l’assenza di un coordinamento di base fra queste facce di una stessa medaglia, chiamata risparmio energetico.

Ecco allora che per capire come una città possa funzionare meglio e consumare decisamente meno è necessario studiare la realtà con un altro occhio, raccogliere dati e, infine, unirli in un’unica risposta.

Le Smart Cities, ai cui fondi per lo sviluppo partecipa la stessa Genova, seppur sembrino argomentazioni aleatorie, si rivelano così ben più vicine a noi: per realizzare il software che un domani darà ai pianificatori ed alle amministrazioni pubbliche la possibilità di incrociare le informazioni oggi disgiunte che arrivano dall’urbanistica, dall’architettura, dalle infrastrutture e dalle esigenze delle nuove tecnologie, nonché dall’uso dell’energia, INDICATE promuove casi studio sul territorio europeo, finanziando la ricerca all’interno di reali progetti su scala urbanistica.

Così proprio Genova ospita uno dei siti pilota che partecipano alla costruzione dei modelli virtuali utili al progetto nell’ambito del rinnovamento dell’ente ospedaliero Ospedali Galliera, un “quartiere nel quartiere” che pulsa nel centro città.

Al Festival i ragazzi hanno potuto vedere come la corretta progettazione e riqualificazione energetica di un simile complesso, molto vicino alla casistica italiana essendo comprensivo di un edificio monumentale e protagonista di un ambizioso progetto di costruzione ex novo, possa ribaltare le sorti energetiche non solo dell’ospedale ma addirittura dell’intero quartiere nel quale è inserito.

Di simulazione in simulazione il messaggio era chiaro: suddividendo la città in tante scatole cinesi energeticamente efficienti, ambire ad ottenere delle Smart Cities, seppur districandosi fra vincoli e situazioni storicamente compromesse, è tutt’altro che impossibile.

 

Sei Eco o sei Spreco?

È il quesito che è stato posto ai giovani visitatori di un laboratorio dedicato alla domotica promosso dalla società energetica Iren: al suo interno, la ricostruzione di una casa intelligente, nella quale ogni elettrodomestico dialoga con gli impianti e viene gestito dalla casa stessa per evitare sprechi e sovrapposizioni inutilmente dispendiose, ha aiutato a comprendere l’importanza della gestione anche nelle piccole abitudini quotidiane.

Gli usi ed i costumi sono infatti tra i primi a dover cambiare al fine di raggiungere una maggior consapevolezza in termini di risparmi e consumi energetici: se l’abitazione promossa dall’Iren è in grado di decidere cosa debba necessariamente stare acceso in quel momento e cos’altro possa invece aspettare, è tornando ad INDICATE che si trova un’applicazione pratica.

Un altro dei siti pilota, questa volta nella municipalità irlandese di Dundalk, vede infatti l’integrazione in serie nel complesso residenziale denominato Casala di tecnologie di monitoraggio dei comportamenti energetici degli abitanti, con la possibilità di gestire i propri impianti in autonomia grazie ad un’accurata rete di sensori.

L’esempio più banale? Il riscaldamento in grado di staccarsi da solo quando una finestra venga lasciata aperta per più di un certo tempo, in modo da non sprecare calore in eccesso.

Se correggere le cattive abitudini è un buon inizio non si può però pensare di basare un cambiamento sistemico solo su di esse.

Da entrambi i laboratori si è evinto infatti che ciò a cui partenariati europei ed aziende di distribuzione energetica puntano è la costruzione di città che, dalla scala del singolo edificio a quella del quartiere, siano in grado di regolare i propri consumi.

In tutto ciò giocano un ruolo chiave le fonti primarie di energia delle reti, sempre più rivolte alle “rinnovabili”, che nel 2015 hanno raggiunto in Italia una quota del 43% nel mix della produzione e del 37,1% dei consumi elettrici, ma anche le Smart Grid ed i veicoli elettrici.

La parola “smart”, pronunciata ormai sempre più spesso, è stata usata nell’accezione di “intelligente” relativamente alla possibilità di mettere in connessione elementi prima visti come a sé stanti: così la città non è più solo un insieme spurio di cose indifferenti le une alle altre, bensì un organismo dove trasporti, reti elettriche ed edifici si parlano.

Naturalmente, in questa chiave di lettura tutto torna, anche la fruibilità semplificata per l’utente, che con uno smartphone può gestire dal riscaldamento di casa propria alla ricarica di un veicolo, come per gli amministratori del bene pubblico, che possono ovviare ad una richiesta eccessiva di energia in una zona proprio intervenendo in tempo reale e prelevando energia dalle batterie di un edificio come da quelle di un’auto in ricarica che abbia programmato la propria partenza abbastanza in là nel tempo.

Miracoli delle Smart Cities che, ci si voglia credere o meno, stanno gettando radici abbastanza profonde nella mentalità delle nuove generazioni, grazie alle esperienze tratte dalle prime realtà passate alla pratica ed alla visibilità offerta da manifestazioni lungimiranti come il Festival della Scienza di Genova, premiata quest’anno dal record di 180.000 visite in undici giorni.