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Il mobility management in Italia: una strada in salita

di Agostino Fornaroli
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New_York_settembre_2014_aAbbiamo intervistato Paola Villani, docente del Politecnico di Milano e nel 2001 mobility manager di Area alla Direzione Centrale Ambiente e Mobilità del Comune di Milano.

 

Il Mobility Management nasce nel 1998 e ha compiuto 16 anni: luci e ombre in questa professione?

Le difficoltà principali sono due: la prima è la mancata nomina del mobility manager, la seconda è la sbagliata assegnazione di risorse ad aziende o enti territoriali per l’attuazione delle misure individuate. È un settore che deve ancora crescere e soltanto nelle realtà più all’avanguardia sono state messe in atto politiche e azioni concrete.

Esempio positivo: il lavoro di Giovanna Martellato, mobility manager di Isprambiente, che ha implementato un corso online per coadiuvare i mobility manager degli Enti Pubblici.

Quando e dove ha rivestito questo incarico e come si è trovata?

Sono stata mobility manager di Area (Milano e 31 Comuni) nel 2001-2002. Ho realizzato i programmi di car sharing e BikeMi, attuati poi con circa dieci anni di ritardo. L’amministrazione milanese poteva essere tra le prime in Europa ad attuare serie politiche di mobility management. Evidenzio “serie” poiché mezza Europa discetta molto ma agisce poco. Molto resta da fare, in Italia e in tutta Europa. Sono stata chiamata dalla Provincia di Torino nel 2005 per lo stesso incarico (mobility manager della Zona di Piano) specificamente correlato alla riduzione dell’inquinamento e all’avvio di politiche di mobilità sostenibile. Esperienza molto positiva, massima collaborazione. Permettetemi una battuta: a Milano discutono, a Torino fanno.

New_York_settembre_2014_bDi solito il percorso casa-lavoro è diverso per ogni azienda: quali le peculiarità per le aree che ha gestito?

Per l’area di Milano le difficoltà principali erano date dalla necessaria integrazione tariffaria: massima collaborazione con ATM Milano, più complesso invece collaborare con gli altri gestori anche perché in quel periodo vi erano le gare per l’affidamento dei servizi di TPL (Trasporto Pubblico Locale).

Cosa pensa dei veicoli elettrici?

Come ho indicato più volte si può produrre energia elettrica in molti modi. Sono ovviamente favorevole ai veicoli elettrici anche se c’è ancora molto da studiare e perfezionare. Ben vengano soluzioni come i punti di ricarica veloce Tesla. La vera sfida sarà su questo punto. I problemi di velocità, ripresa, peso ecc. si risolvono ma le soluzioni ipotizzate per la sostituzione delle batterie devono essere migliorate.

Ne aveva già promosso l’uso o li aveva incentivati nelle aziende?

Certamente, avevo lavorato con il rappresentante della Piaggio. Nel 2001 i veicoli elettrici sul mercato erano pochi. Le prime Tesi di Laurea che ho curato sul tema sono state fatte a fine degli anni Ottanta. Una del 1990 ha portato addirittura alla produzione di un veicolo che vediamo ora praticamente ovunque.

New_York_settembre_2014_cCome vede e che vantaggi si ottengono dalla collaborazione fra mobility manager di Azienda e quello di Area e fra i diversi mobility manager di una area?

Le sinergie sono importanti. Il mondo migliora soltanto grazie alla sinergia e allo scambio della conoscenza. Non bisogna scordare che si tratta di una strada in salita costante. Sino a che il 60% del Bilancio Statale sarà basato sulle accise non ci sarà grande sinergia a livello ministeriale. È anche vero che tutto muta più rapidamente di quanto gli individui sospettino. Alcuni ritengono che se – auspicabilmente – il 90% del parco autovetture fosse composto da veicoli elettrici, le tasse passerebbero dagli idrocarburi ai watt. Non penso. Anche in questi aspetti il ruolo di un mobility manager di Area è fondamentale. Ricordo le difficoltà nel 2001 per modificare le regole lombarde per i punti di rifornimento per il metano. L’unione dei mobility manager a livello nazionale fu fondamentale. Vi sono regioni e territori ove le sinergie tra mobility manager di Area e Azienda possono innescare un vero cambiamento.

Che competenze deve sviluppare oggi un mobility manager?

Non ritengo sia importante una formazione specifica ma il mobility manager deve essere una persona realmente interessata alla tematica, risoluta (gli ostacoli da superare sono tanti) e appassionata. Competenze giuridiche o trasportistiche possono aiutare.

Esiste una vera formazione aggiornata per il mobility manager? Ricordo che i mobility managers di Milano avevano sviluppato un ottimo corso con Comune, Provincia e Assolombarda di Milano.

Assolombarda e UnionCamere hanno svolto un ruolo importante recependo le azioni messe in atto per la Provincia di Torino e adottate per il piano di contenimento degli inquinanti della macro regione padana. Per quanto riguarda i corsi ve ne sono di ottimi ma a margine di ogni comunicazione deve essere introdotta una sezione per l’analisi delle soluzioni ipotizzabili per la singola realtà aziendale o di area. Non esiste una soluzione universalmente applicabile.

New_York_settembre_2014_f_soluzione_Villani_1997Navette aziendali, abbonamenti scontati TPL, car sharing, car pooling, bike sharing, ciclopedonalità, parcheggi: la sua visione.

Le navette hanno rappresentato un’ottima risposta alla crescente domanda di mobilità sul tragitto casa-lavoro, risposta progressivamente abbandonata per i costi elevati. Si potrebbero realizzare – come fatto per IBM e 3M –  navette pluriplesso o di area. Gli abbonamenti scontati – ne parlavo proprio oggi – sono un sistema efficacissimo per la fidelizzazione dell’utenza: se gli studenti e i lavoratori si abituano a usare i mezzi pubblici svolgendo altre funzioni (lettura, chat, ecc.) non troveranno particolarmente allettante porsi alla guida di un mezzo. Il car sharing è ottimo, ma ancora costoso. Si tratta di una buona soluzione per pochi. Non mi pare sia stato attuato invece in modo estensivo il car sharing residenziale che avevo sostenuto trattando con cooperative di costruttori. Cooperative che continuano a realizzare parcheggi in struttura (pubblici e privati) senza punti di ricarica per veicoli elettrici. Il car pooling è manifestazione di una crisi e la modifica profonda di usi e costumi porterà molti verso questa soluzione. Il bike sharing crescerà sicuramente, come la ciclopedonalità anche se dobbiamo ancora lavorare sulla sicurezza; le strade extraurbane sono pericolose e non dotate di percorsi previsti dalla Normativa (Legge 366/98). Per quanto riguarda i parcheggi, soprattutto quelli di interscambio, resta ancora molto da fare. Alcune soluzioni che avevo proposto nel 1997 le ho viste attuate soltanto questa estate a New York… Meglio tardi che mai.

 

La mobilità vista dal Politecnico di Milano

Al Politecnico di Milano sono disponibili da oltre dieci anni le biciclette per gli spostamenti tra i plessi. A questa micro-flotta si sono aggiunti più recentemente i mezzi del BikeMI. Le università milanesi hanno installato le prime colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici nel 2005 (progetto avviato da Fondazione Cariplo “Mobility management per il sistema universitario milanese”) e molti sono i docenti e i ricercatori che possiedono mezzi a basso impatto.