Immagazzinare idrogeno sottoterra può abbattere i costi infrastrutturali

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photo credit: Official U.S. Navy Imagery via photopin cc
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Dopo l’ultimo Los Angeles Auto Show le auto a idrogeno appaiono decisamente meno lontane ed irreali: il momento in cui i primi modelli entreranno in commercio, se pur non in tutto il mondo, dista ormai meno di 365 giorni. Non così vicina pare invece la diffusione di una infrastruttura di rifornimento attrezzata per questo tipo di veicoli.

Chiaramente la domanda cruciale – dove fare il pieno di idrogeno? – iniziano a porsela gli Statunitensi, Californiani in primis, stimolando la produzione di studi in merito alle soluzioni ottimali per immagazzinare, distribuire e far diminuire i costi del carburante.

I Sandia National Laboratories, per esempio, propongono di sfruttare le cavità naturali presenti nel sottosuolo, indicando nelle caverne salate l’ambiente più indicato per la conservazione di grandi quantità del prezioso gas.

Nello studio Geologic storage of hydrogen: scaling up to meet city transportation demands, sponsorizzato dal Fuel Cell Technologies Office del Dipatimento per l’Energia USA, sono evidenziati una serie di vantaggi relativi all’utilizzo di siti sotterranei per lo stoccaggio di idrogeno gassoso in quantità tali da poter incontrare le esigenze di una città.

Lo stoccaggio dell’idrogeno è un problema a monte dell’infrastruttura stessa, della quale ne condiziona però due fondamentali aspetti, vale a dire l’approvvigionamento ed i costi.

Uno dei benefici principali starebbe infatti proprio nei minimi oneri di una soluzione simile, per altro già utilizzata negli Stati Uniti per lo stoccaggio di gas naturale e petrolio.

Tuttavia, sono molti gli aspetti da tenere in considerazione, come la possibile presenza nelle cavità di altri elementi in grado di interagire con l’idrogeno stesso divenendo fonte di pericolo ambientale.

Prima di prendere in considerazione l’utilizzo degli spazi naturali sotterranei come magazzini per l’infrastruttura di distribuzione dell’H2 è pertanto necessario vagliare una serie non breve di pericoli potenziali per l’ambiente e capire se la convenienza della soluzione rimane tale anche quando tali cavità distano davvero molto dalle zone di smercio.

Negli Stati Uniti, per paradosso, di caverne salate c’è disponibilità in Arizona ma non in California, ossia la nazione candidata a divenire la prima patria delle auto a fuel cells, stando alle strategie di Toyota, Hyundai e Honda.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: AutoblogGreen