Incendio della Tesla Model S: ecco i primi chiarimenti

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Una Tesla Model S prende fuoco dopo aver investito un corpo metallico in autostrada: il video che la ritrae fa il giro del mondo e la mobilità elettrica è ancora una volta sul banco degli imputati. Ma cosa è veramente successo? Tesla Motors reagisce pubblicando le prime informazioni sulla dinamica dell’incidente: “Quanto successo a quella Model S è davvero un fatto raro”.

Al rogo parziale di una della auto elettriche più belle e promettenti sul mercato non poteva non seguire una reazione a catena di post e discussioni sul web a riguardo della sicurezza dei veicoli elettrici e delle loro batterie agli ioni di litio. Stando attenti a non farsi coinvolgere nella caccia alle streghe, cerchiamo di mettere in luce i dati attendibili.

Tesla, nella persona del suo patron Elon Musk, ha pubblicato un post sul proprio blog ufficiale che spiega la prima ricostruzione dell’incidente basata su quanto riportato dalle squadre di soccorso e sui danni subiti dall’auto.

Ciò che ha innescato l’incendio è stato un consistente danno al primo dei 16 moduli della batteria agli ioni di litio della vettura (che si presenta come una tavola larga quasi come l’auto ed è posizionata sotto all’abitacolo, tra ruote anteriori e posteriori): questi si è incendiato dopo che un corpo estraneo, investito durante la marcia, ne ha perforato l’involucro protettivo.

L’oggetto responsabile è stato identificato dagli agenti della stradale in un grosso pezzo di lamiera metallica ricurva probabilmente perso dal rimorchio di un camion.

L’impatto è avvenuto su una highway – l’equivalente di una nostra autostrada – a velocità sostenuta e proprio la particolare geometria dell’oggetto è stata determinante perché gli ha consentito di conficcarsi nel pianale della berlina elettrica esercitando un forte “effetto leva”.

Ha così, in pratica, impalato il modulo della batteria colpito, con una violenza pari (approssimativamente) a 25 tonnellate di pressione (qui la velocità d’impatto ha giocato un ruolo importante).

Come specifica Musk nel suo articolo, il pacco batterie delle Tesla S è “blindato” da un involucro spesso di ¼ di pollice studiato appositamente per resistere ad azioni perforanti di tale entità: solo una forza di quella grandezza può avervi aperto uno squarcio di ben 7.6 cm di diametro.

Malgrado il danno, il sistema di compartimenti antincendio interni al pacco batterie ha permesso al conducente di uscire dall’autostrada, di fermarsi e di abbandonare il veicolo come suggerito dal computer di bordo, il tutto in sicurezza dato che le fiamme non sono mai entrate nell’abitacolo. Va anche precisato (e qui è il proprietario della Model S incidentata a dirlo) che le fiamme si sono estese al muso dell’auto solo in un secondo momento, successivo alla sua discesa.

Gli sfiati interni alla batteria hanno indirizzato le fiamme verso l’asfalto per allontanarle dall’abitacolo: la loro estensione al muso della berlina è avvenuto in seguito all’intervento dei vigili del fuoco. Essi infatti hanno applicato la procedura standard richiesta in questi casi, aprendosi un varco nella carrozzeria sino alla fonte dell’incendio per poi spararvi l’acqua.

Il problema non ha riguardato l’uso di acqua – che Musk stesso dice corretto – bensì l’ulteriore foratura dell’involucro della batteria praticata per aver migliore accesso alle fiamme: in questo modo il rogo si è in pochi secondi esteso al muso della Tesla S (che è un bagagliaio), trovando ulteriore linfa che ha costretto i militi a cambiare strategia ricorrendo ad una miscela chimica per avere ragione del fuoco.

L’incidente è una brutta tegola per l’immagine della start up californiana, però la tesi di Musk è che si tratti di un evento eccezionale: uno di quei casi che con un auto a benzina sarebbe finito anche peggio. Il CEO di Tesla sottolinea infatti che un serbatoio di carburante è ben più indifeso del pacco batterie della Model S e che l’infiammabilità di quest’ultimo è appena il 10% di quella di un serbatoio.

Inoltre Musk legge le statistiche sugli incendi di auto come una riprova di quanto detto: incrociando i dati della National Fire Protection Association e del Department of Transportation, risulta che in un anno avvengono 150,000 incendi di veicoli (a combustione interna) a fronte di 3 miliardi di miglia percorse, 1 automezzo in fiamme ogni 20 milioni di miglia. Le Tesla S fin’ora bruciate sono una sola, a fronte di 100 milioni di miglia guidate dai suoi proprietari: da qui Musk conclude che al volante di un’auto tradizionale si corre 5 volte il rischio di essere coinvolti in un incendio a seguito di un incidente che con una Tesla S.

Per chi voglia leggere lo scritto di Elon Musk, è reperibile sul blog Tesla in lingua inglese. Al termine trovate anche lo scambio di mail fra Tesla ed il proprietario della Model S bruciata.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Tesla Motors

 

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