iShare, solo barcode e codici PIN per la citycar elettrica

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Applus IDIADA iShareOgni rivoluzione miete le sue vittime: quella proposta dagli spagnoli di Applus IDIADA con la citycar iShare ha nel mirino le chiavi. In effetti, pronunciare la tipica espressione “chiavi in mano” nei confronti della iShare sarebbe quanto mai fuori luogo: pensata appositamente per i servizi di car sharing, questa minicar non è solo priva di tubo di scappamento ma anche di qualsivoglia toppa per una chiave fisica.

Basta tasche sformate o estenuanti ricerche in borse che paiono avere nostalgia di Mary Poppins? Anche, perché il progetto iShare non è poi così superficiale.

L’auto, un quadriciclo pesante, è stata progettata dall’istituto spagnolo Applus IDIADA, conosciuto a livello europeo per la sua specializzazione ingegneristica nel settore automotive e per il ruolo che ricopre di ente omologatore in terra iberica.

Nel portfolio di Applus si trovano prototipi di vetture elettriche particolarmente avanzati, coma la sportiva Volar-E (1000 cv di potenza, 1000 Nm di coppia e circuito di ricarica iper veloce in 20 minuti) finanziata nel 2013 dall’Unione Europea, o la E-born3, rivolta al trasporto privato di persone, del 2012.

La iShare mostrata questa settimana al congresso mondiale SAE a Detroit, è il concept che probabilmente è maggiormente candidabile a trovare uno sbocco applicativo nella realtà quotidiana.

Proseguendo sulla strada delle minicar urbane a trazione completamente elettrica già pallino degli spagnoli (ricordate le gemelle Hiriko e Casple-Podadera?), Applus IDIADA ha progettato la iShare pensando direttamente al suo utilizzo finale, ossia il car sharing.

Nel fare ciò, gli aspetti più importanti non stanno nelle caratteristiche tecniche della vettura quanto nella sua accessibilità estremamente facilitata e gestibile.

Per entrare nella iShare bisogna essere utenti registrati al servizio di car sharing (e, fin qui, nulla di innovativo) ma nessun contatto fisico è necessario, nemmeno per ritirare le credenziali di accesso. Si può infatti visualizzare sul proprio smartphone il barcode che, letto dall’occhio elettronico dell’auto, vi permetterà di salire a bordo.

Egualmente, la ricerca di una toppa per la chiave di avviamento del motore sarà vana: in puro stile 2.0, un codice PIN basta ed avanza.

Immaginate di accedere al servizio di car sharing con un vostro profilo social ed intuirete quanto in là può spingersi un sistema del genere e quanto è davvero realistico che nei prossimi anni sempre più servizi siano controllati dai gestori, nonché fruiti dai clienti, grazie alla propria “second life” virtuale.

Nel caso dei car sharing, il sistema gestionale è ottimo ed immediato, in quanto consente di sapere facilmente chi stia effettivamente utilizzando quale veicolo, permettendo anche un controllo accurato in caso di problemi.

iShare è per il resto un prodotto di design che denuncia subito la sua vocazione urbana: dal muso letteralmente schiacciato, misura appena 2 metri di lunghezza e si candida, dopo la smart fortwo, a parcheggiarsi in spazi normalmente appannaggio delle moto.

Con 530 chili di peso, il motore da 15 kW (140 Nm di coppia) e la batteria da 7 kWh riescono a garantire una media urbana di circa 100 chilometri, con una velocità massima di 80 km/h. Prestazioni più che adeguate per i centri cittadini, dove le distanze fra le colonnine di ricarica sono comunque inferiori che altrove: un caricatore on-board da 6Kwh permette poi di ricaricare completamente l’auto in 70 minuti (lo standard montato è quello Mennekes in cima alle preferenze UE).

Altri punti di forza della iShare sono i costi di manutenzione e riparazione, con le parti plastiche della carrozzeria facilmente sostituibili (concezione simile alla piattaforma adottata da Yamaha per la sua prima auto elettrica), e soprattutto il prezzo, previsto fra i 6000 ed i 9000 euro non chiavi in mano.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Applus IDIADA, AutoblogGreen