Italia, reti di ricarica per auto elettriche: mega piano da 50 milioni di euro

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photo credit: quinn.anya via photopin cc
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90,000 punti di ricarica nel 2016, entro giugno 2014 l’obbligo di adeguare i regolamenti edilizi comunali perché l’installazione delle colonnine rientri fra le opere di urbanizzazione primaria.

Gutta cavat lapidem, dicevano gli antichi: piano piano, qualcosa pare smuoversi anche in Italia. La Conferenza Unificata ha approvato il Piano Nazionale Infrastrutturale per la Ricarica dei Veicoli Alimentati ad Energia Elettrica, al quale saranno destinati 50 milioni di euro.

Il piano, che rientra negli indirizzi europei per la riduzione delle emissioni di CO2 (recentemente dilazionati), faceva già parte del Decreto Legge Sviluppo 83/2012 e prevede finalmente un intervento organico e strutturato per la realizzazione di reti di ricarica su scala nazionale e locale per i veicoli elettrici.

Lo sviluppo delle reti di ricarica sarà dimensionato sulla base della richiesta locale (vale a dire sull’urbanizzazione delle diverse aree) e, aspetto davvero importante, i regolamenti edilizi ed urbanistici saranno adeguati perché integrino l’installazione dei punti di ricarica fra gli standard progettuali.

L’obiettivo è di raggiungere i 130,000 punti di ricarica entro il 2020, come già indicato dal piano per la mobilità elettrica della Commissione Europea: questi dovranno essere pubblici, esattamente come gli attuali benzinai, e 90,000 dovranno essere operativi entro il 2016.

I fondi per le installazioni verranno in parte dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti (20 milioni di euro per il 2013 in chiusura, 15 milioni per il 2014 ed ulteriori 15 per il 2015) che finanzierà al 50% le realizzazioni dei progetti portati avanti da Regioni ed Enti Locali.

Situazione socio-territoriale, mobilità dell’area interessata, impatto ambientale e rapporto con le infrastrutture preesistenti sono alcuni dei requisiti che i progetti dovranno avere; densità urbana, piano di gestione, manutenzione, promozione al pubblico e crono programma di realizzazione sono altri punti imprescindibili per accedere ai finanziamenti.

Le installazioni di punti di ricarica potranno avvenire anche su iniziativa privata (condomini ed esercizi commerciali) e proprio a tal riguardo la normativa edilizia dovrà essere adeguata.

Gli edifici esistenti necessiteranno di un rinnovamento tecnologico, in rapporto al quale i Comuni possono esentare i proprietari degli immobili interessati dal pagare le tasse sull’occupazione del suolo pubblico destinato alle colonnine di ricarica.

Entro l’estate 2014 il piano impone anche l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali perché divenga obbligatorio per gli edifici non residenziali di almeno 500 mq, di nuova costruzione come in ristrutturazione, l’installazione di punti di ricarica nei parcheggi.

A non essere toccati da quest’obbligo saranno invece gli edifici pubblici.

Finalmente sembra che l’amministrazione pubblica predisponga un piano unitario e concertato per lo sviluppo delle reti di ricarica per le auto elettriche, gettando le basi per una facile adozione di questo sistema di trasporto maturo e conveniente.

Il freno più grande fin’ora riscontrato è proprio quello dell’assenza di punti di rifornimento, che fa sentire i guidatori di auto elettrica a bordo di un’automobilina “a molla”: esaurita la carica, non resta che andare a piedi. Questo è un peccato perché preclude agli Italiani la possibilità di optare per modelli che, in numero sempre crescente e sempre più spesso marchiati da grandi nomi, offrono qualità ed efficienza unite al rispetto per l’ambiente.

L’Italia pensa ora di allinearsi ai piani già varati in realtà ben più attrezzate come la California, dove si sta già lavorando ad integrare mobilità elettrica e standard edilizi: il passo successivo dovrebbe mirare a diffondere l’uso di energia da fonti rinnovabili per i privati, in modo da rendere l’auto elettrica ecofriendly a 360°.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: edilportale

 

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