La ricetta per far funzionare il battery swapping secondo Tesla: ecco come sarà organizzato

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TeslaLa settimana scorsa Tesla Motors, nella persona del CEO Elon Musk, ha condotto un altro affondo a vantaggio della sua idea di mobilità elettrica: nel corso di una scenografica conferenza aperta al pubblico si è infatti dimostrata pronta a lanciare la sostituzione del pacco batterie in rapidi pit-stop da 90 secondi per le sue Tesla Model S nelle stazioni che affiancano il Supercharger Network (se vi siete persi qualcosa, guardate qui).

Ora, come riportato su AutoblogGreen, ecco i primi dettagli che spiegano la ricetta di Tesla per affermare la tecnologia e la prassi della sostituzione della batteria invece che la sua ricarica, campo di battaglia che fin’ora ha visto uscire con le ossa rotte il principale attore sulla scena, Better Place.

Intanto la prima informazione che era già trapelata riguarda il prezzo al pubblico: mentre la ricarica rapida nel network dedicato ai clienti Tesla è gratuita, la sostituzione della batteria costa 60 dollari ogni volta che viene effettuata. Una volta cambiata, si può tornare a riprendersela (carica, ovviamente) nel viaggio di ritorno, se programmato; altrimenti, si può decidere di tenersi quella che si è ricevuta in sostituzione della prima: in questo caso la stessa sarà coperta dalla garanzia Tesla e garantita in base all’anzianità della batteria (da ricordare che queste sono offerte in leasing dalla casa).

Se, invece, si rivuole la propria batteria ma non si può tornare a prenderla laddove la si è lasciata per prenderne un’altra carica, è possibile farsela spedire e reinstallare con un costo non meglio precisato al momento.

In base alle risposte fornite al blog americano da Tesla, si apprendono adesso maggiori dettagli.

Per quel che riguarda la disponibilità di batterie, gli utenti di Tesla S non devono prenotarsi prima di fermarsi per avere una batteria carica: le stazioni di ricambio saranno infatti fornite di una quantità di pacchi sostitutivi stimata sufficiente a coprire la domanda giornaliera, per il momento quantificata in 50 unità. Il numero di batterie a disposizione delle stazioni varierà però in base alla strategicità della loro posizione (quelle lungo i corridoi a zero emisioni che Stati come la California hanno predisposto con le adeguate infrastrutture saranno maggiormente rifornite).

L’anzianità dei pacchi batterie di ricambio nelle stazioni sarà inizialmente nulla ma aumenterà con l’andare avanti della vita della batteria stessa: chiaramente esse saranno monitorate e mantenute in esercizio solo finché rimarranno entro la completa capacità di ricaricarsi e scaricarsi erogando piene prestazioni.

Tesla, per adeguare infrastrutturalmente le proprie stazioni del network Supercharger (recentemente espanse numericamente sul territorio U.S.A.) e consentire loro di eseguire i pit-stop automatizzati, si sobbarcherà un costo di 500,000 US dollars per ciascuna di esse. Dal punto di vista energetico i medesimi siti sono già predisposti proprio per la presenza dei punti di rifornimento Superchargers.

La prima stazione di ricambio entrerà in funzione verso l’ultimo trimestre dell’anno corrente, naturalmente in California, Stato base della mobilità elettrica americana.

Per quel che riguarda il pagamento dell’operazione, sarà ancora più semplice che dal benzinaio: già il ricambio avviene semplicemente parcheggiandosi sull’apposita piattaforma e dura abbastanza poco da non richiedere nemmeno di scendere dalla vettura ma anche il pagamento sarà automatico. Possedere una Tesla S equivale infatti ad essere un utente registrato e quindi conosciuto anche per quel che riguarda anche le sue coordinate bancarie: in questo modo la transazione avviene istantaneamente con l’erogazione del servizio. Non c’è da stupirsi, in fin dei conti l’integrazione del profilo utente e dei suoi dati con le interfacce dei servizi offerti è quanto già fanno aziende come Apple con i propri prodotti e la logica degli Store on line.

Un’altra curiosità riguarda la prospettiva di vita del sistema sui modelli Tesla: in particolare viene affermato dal Marchio che anche il prossimo SUV Model X sarà compatibile con il battery swapping e, quindi, con le batterie delle Model S.

Dal punto di vista tecnologico c’è invece un dubbio che riguarda il sistema di raffreddamento delle batterie, che è a liquido: Tesla garantisce che il meccanismo di sostituzione è stato studiato per consentire la disconnessione del sistema di raffreddamento evitando perdite di sorta.

Infine, la stessa Tesla si dice probabilista verso la prospettiva che altri produttori automobilistici possano in futuro adottare questa tecnologia: la ragione è che sarebbe nei suoi stessi piani di venderne le nozioni a terzi.

 

Riuscirà Tesla dove altri hanno fallito? A questo punto, solo il tempo potrà rivelarcelo.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: AutoblogGreen

 

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