Nazioni Unite ed IEA: la mobilità elettrica come strumento di sviluppo

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© UN-Habitat
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Auto, moto, camion e bici elettrici possono avere un ruolo ben più importante di quel che si pensa per il futuro dell’umanità. Sono le Nazioni Unite a sostenerlo, questa volta, con l’avvallo della International Energy Agency (IEA), che identifica nei veicoli elettrici una grossa opportunità per ridurre l’inquinamento atmosferico ed abbassare la temperatura che ne deriva.

Il sigillo dell’organizzazione internazionale si trova in calce all’Urban Electric Mobility Iniziative (UEMI) che l’UN Habitat, programma rivolto allo sviluppo sostenibile dell’urbanizzazione nel mondo, sta promuovendo tramite un’Action Platform apposita.

Il punto è semplice quanto difficile da realizzare: la mobilità elettrica porta con sé vantaggi nettamente superiori agli eventuali contro e le Nazioni Unite intendono spingere governi e realtà industriali a prenderla seriamente in considerazione.

L’insieme di strategie proposte dal programma UN Habitat, che coinvolge i piani di sviluppo bancari come le governance sul territorio, prende le mosse da una precisa asserzione derivante dalle previsioni della IEA in merito agli effetti della mobilità elettrica sull’ambiente.

Ai trasporti, vitali per qualsiasi società ed economia, è imputabile il 23% delle emissioni di Green House Gases (GHG) mondiali, con un contributo stimato in due terzi del totale a carico del settore passeggeri ed il rimanente del trasporto merci.

Per l’Agenzia Internazionale dell’Energia i trasporti dovrebbero centrare l’obiettivo di stabilizzare il proprio contribuito al riscaldamento globale, direttamente derivato dalla CO2 emessa, a 2° C; proiettando pertando l’impatto della penetrazione dei veicoli elettrici sullo scenario mondiale, risulta che questi dovrebbero arrivare ad un minimo del 30% entro il 2030.

L’Action Platform on Urban Electric Mobility Initiative entra in gioco a questo punto: la UN Habitat, nata per guidare la crescente urbanizzazione – terzomondiale e non solo – secondo criteri di sostenibilità sociale ed ambientale, vuole farsi portavoce presso industria e politica per la mobilità “zero & low emission”.

I temi dello sviluppo delle infrastrutture di ricarica, della conversione dei sistemi di trasporto, della pianificazione urbanistica e della ricerca tecnologica vogliono essere proposti sotto la luce di un investimento sulla futura qualità di vita, senza trascurare l’apporto benefico che questo iter può avere sull’economia di una nazione.

Passare alla mobilità elettrica ha infatti ricadute pesanti su molti dei costi che incidono strutturalmente sui bilanci statali, primo fra tutti quello sanitario: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in 3.7 milioni le morti premature causate, nel solo 2012, dall’inquinamento atmosferico. Nei paesi in via di sviluppo la popolazione esposta a questo tipo di rischio sale sproporzionatamente sino all’88%.

Convertire settori industriali, investire nella ricerca scientifica e predisporre infrastrutturalmente il cambiamento si traduce poi in posti di lavoro sul medio e lungo termine, leva senz’altro forte sulla quale l’Action Platform punta.

Il World Urban Forum che si è tenuto ad Aprile a Medellin, in Colombia, ha ospitato una prima riunione fra industriali e politici promossa dall’UN Habitat; Barcellona, il 24 e 25 Maggio appena trascorsi, ha ospitato invece un Expert Group Meeting che ha messo a fuoco le linee guida del progetto.

Potenziali partner dell’UEMI sono L’International Energy Agency, la Partnership on Sustainable Low Carbon Transport (SloCAT), TRL, il Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy. Tra i privati sono citate aziende come Siemens AG e Michelin.

L’Action Platform sarà lanciata definitivamente al Climate Summit di New York che è in programma per Settembre 2014: prima e dopo, in vista dei successivi appuntamenti nel 2015 e nel 2016, UN-Habitat continuerà nella sua opera di coinvolgimento di sempre più città nel mondo a favore della mobilità elettrica.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: UN-Habitat