Pedalata assistita passepartout per la mobilità sostenibile: le e-bike abbattono le barriere in nord America

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Le biciclette elettriche aprono nuove prospettive di viaggio a sempre più persone: la Portland State University e la Monash University rivelano come la pedalata assistita aiuti ad abbattere le barriere esistenti tra bici e persone di ogni estrazione, sociale ed anagrafica.

Sempre più individui sono invogliati ad inforcare le due ruote a pedali e, sorprendentemente, proprio tra quelle fasce di utenza che prima dell’avvento dell’assistenza elettrica, non vi si rivolgevano. Le e-bike costituiscono così un vero e proprio passepartout per lo sdoganamento della mobilità sostenibile ed eco-responsabile secondo i ricercatori della Portland State University.

Essi, in particolare, si stanno concentrando sulla percezione e l’approccio con cui le persone si avvicinano alle e-bike, valutando l’eventuale influenza positiva della nuova tecnologia sui neo ciclisti.

Sarà in corso a partire da agosto una campagna di test, condotta da Jennifer Dill e John MacArthur, ricercatori della Portland University, che vedrà protagonisti 120 volontari dotati di bici con assistenza elettrica e GPS che ne monitorerà gli spostamenti. Prima indagine del genere condotta in America, include anche un’idagine sull’utilizzo delle e-bike alla quale tutti coloro che ne usino una possono partecipare compilando un questionario on line.

Lo scopo della ricerca è raccogliere sempre più dati che comprovino l’importanza dell’assistenza elettrica nell’invogliare le persone a scegliere di usare la bicicletta come mezzo di trasporto: tutto il nord America ha visto un incremento notevole dell’uso della bici, registrando un progressivo abbandono di altri mezzi di locomozione (auto private) in suo favore.

La crescita è stata tale che diversi Stati si sono dovuti dare delle regole che fino a poco tempo fa non apparivano necessarie: si tratta infatti quasi sempre di norme rivolte alle bici elettriche e che riguardano la loro ammissione nelle piste ciclabili e negli spazi pedonali.

Non in tutti gli United States potreste circolare liberamente con la vostra e-bike: in alcuni è richiesta una licenza apposita (si potrebbe ironizzare che si facciano meno problemi sulle armi), nei più semplicemente non potreste pedalare sui marciapiedi ed in altri nemmeno assieme alle bici tradizionali sulle apposite corsie, com’è il caso della città di Toronto, in Canada. È doveroso però ricordare che in America per “e-bike” si intendono più spesso bici con motore elettrico che non hanno le limitazioni di velocità delle nostre “a pedalata assistita” e la cui propulsione elettrica è svincolata dalla pedalata stessa; il principio della ricerca ritengo tuttavia che rimanga universalmente valido.

A proposito dell’influsso positivo che la pedalata assistita avrebbe sulla diffusione di questo mezzo, uno dei due ricercatori coinvolti nell’esperienza di Portland, Jennifer Dill, ha pubblicato assieme a Geoffrey Rose, collega dell’australiana Monash University, un altro testo che afferma l’importanza delle e-bikes nel superamento delle barriere fisiche e mentali verso le biciclette.

Pubblicato nei Transportation Research Records, il documento evidenzia quei motivi, forse già evidenti, per i quali persone di tutti i tipi, anche anziane o con disabilità motorie, scelgono una bici a pedalata assistita: la facilità a coprire grandi distanze, superare dislivelli anche notevoli ed il risparmio di fatica. Senza contare quelli economici nel caso si provenga dall’uso di un’auto.

Lo studio di Portland rientra in una serie di iniziative che lo Stato americano promuove per tendere la mano all’uso della bicicletta e sarà usato per fornire strumenti agli analisti di mercato del settore. Il prossimo progetto di ricerca è intanto già nato: 30 impiegati verranno studiati nell’utilizzo di altrettante biciclette pieghevoli nei loro trasbordi casa-ufficio, durante i quali dovranno fare i conti anche con i mezzi pubblici.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: EVWorld, OregonTransportationResearchAndEducationConsortium