Per BMW la ricarica pubblica non è fondamentale per il successo delle auto elettriche

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BMW i3
BMW i3 - photo credit: saebaryo via photopin cc
BMW i3
BMW i3 – photo credit: saebaryo via photopin cc

Non è la ricarica pubblica il vero fronte sul quale combattere la sfida dell’auto elettrica, anzi. Herbert Diess, board member di BMW, ne è convinto: “Tanto più osserviamo chi acquista un’auto elettrica e tanto più è chiaro che trovare colonnine di ricarica lungo le strade è un falso problema“.

Da tre anni a questa parte tutto il mondo pro e contro auto elettrica si sarebbe quindi avvitato in un’inutile spirale di crucci sulle reti di ricarica? Secondo il rappresentante del Gruppo tedesco, in parte sì.

Il successo dei veicoli elettrici dipende in misura molto maggiore dalla disponibilità delle persone di installare nelle proprie case le stazioni di ricarica domestica: di quelle pubbliche non v’è poi così tanto bisogno.

Diess supporta la sua convinzione con l’esperienza che BMW ha maturato in questi anni di test e progetti pilota (come l’Electronaut che ha sparpagliato delle Serie 3 e delle Mini elettriche in tutto in leasing a volontari di tutto il mondo): una minima parte di quanti guidano un’auto elettrica ricaricano in strada.

Lui stesso usa una BMW i3 da un anno circa (il vantaggio di essere un alto dirigente) e non ricorda di aver mai fatto una sosta per rifornirsi distante da casa. Il punto starebbe nel fatto che all’atto pratico l’autonomia di queste auto è più che sufficiente per gli spostamenti quotidiani della maggior parte della popolazione europea.

Renault, ad esempio, riporta che l’87% degli Europei non copra mai più di 60 km al giorno, che si tratti di andare e tornare dal lavoro, da una festa di amici o da un giro per erogare servizi professionali a domicilio in città.

L’ansia da autonomia sarebbe quindi – e di questo io sono decisamente convinto – per lo più un blocco psicologico. La ricarica domestica, secondo Diess, è già la risposta a questo problema: partire con l’auto carica non rende necessario dover cercare a tutti i costi zone coperte dalla ricarica pubblica ed è anche più conveniente economicamente.

Ad ulteriore dimostrazione di ciò, il dirigente BMW rimarca anche come in media il tempo di utilizzo dell’auto sia basso: per la maggior parte del giorno rimane parcheggiata, potendo quindi ricaricarsi (anche se, qui, almeno la ricarica sul posto di lavoro aiuterebbe a levarsi qualche eventuale sudore freddo).

In ogni caso, la provocazione di Diess non è del tutto sbagliata, a patto di mettersi d’accordo su cosa si intenda per auto elettrica. Infatti il ragionamento non fa una piega se, come BMW pensa per la sua i3, l’EV è destinato esclusivamente alla città.

Proprio sulla realtà europea, fatta di medio piccole città con tessuto urbano congestionato nel quale l’elettrico aiuterebbe molto a migliorare la qualità di vita, recenti studi dalla Germania miravano a dimostrare che non sarebbero le grandi città, come pensiamo, bensì le province a beneficiare di più delle caratteristiche delle auto elettriche.

Sia come sia, è probabile che l’executive BMW non abbia del tutto torto, sebbene proprio in Europa vi sia una complicazione legata alla disponibilità di posti macchina privati; a questo però è sottintesa una risposta data direttamente dal target cui l’elettrico si rivolge oggi (tanto più se di BMW).

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Wards Auto

 

2 COMMENTS

  1. Sarà, ma l’autonomia di una macchina elettrica non è certo il suo fiore all’occhiello quindi la possibilità di ricaricare mentre si è parcheggiati (considerando anche i tempi che questa procedura richiede) teglie molti pensieri. La macchina può dover essere usata per tragitti non previsti, per emergenza, per correre a scuola dal figlio… se sei a 60 km da casa e hai 60 km di autonomia, la speranza è di non dover allungare il percorso o di non doverlo fare di corsa. Sarebbe meglio trovare una presa disponibile ad ogni lampione, ad ogni parchimetro, insomma ad ogni angolo.

  2. Credo che il blocco psicologico lo dimostrino le case automobilistiche che, pur di non abbandonare il petrolio e i suoi derivati, preferiscono inquinare poco piuttosto che non inquinare.
    Se le autonomie fossero almeno raddoppiate, forse l’ansia da colonnina non sussisterebbe.
    Se, trovandoti a 60 km da casa hai 60 km di autonomia, la tua speranza è di poter ricaricare o tuttalpiù di non avere contrattempi come deviazioni sul percorso per casa. Per un utilizzo cittadino il discorso può valere, ma per chi ne fa un utilizzo anche extraurbano la prospettiva cambia. Sarebbe al contrario auspicabile il trovare una presa libera ogni parchimetro od ogni lampione.

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