Se un miliardo di persone abbandonasse i carburanti

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photo credit: Remko Tanis via photopin cc
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Almeno per gli spostamenti urbani, s’intende. Quale beneficio ne avrebbe il pianeta? Sicuramente grande anche se complesso da quantificare.

Ora, il fatto singolare è che la più alta concentrazione di utenti di trasporti full-electric potrebbe verificarsi nella stessa nazione: la Cina.

Certo, quando queste dichiarazioni d’intenti arrivano dall’ex-Celeste Impero noi Occidentali siamo sempre portati a guardarle di sottecchi: la Cina rimane un oggetto misterioso nell’immaginario di molti.

Pur considerando quella percentuale endemica di autopropaganda che ogni stato tende a farsi con le sue iniziative, specie in materia ambientale e sociale e tralasciando che spesso da Oriente arrivino segnali contraddittori da una nazione in bilico tra una crescita economica progressista quasi capitalistica e la sua struttura di potere e controllo interno, la notizia rimane innegabilmente sostanziosa.

Un piano quinquennale di investimenti e ricerche dovrebbe portate la Cina a ridurre i consumi di energia del 16% per ogni unità del prodotto interno lordo nazionale: questo vuol dire che tutto il paese verrebbe ristrutturato all’insegna della “green economy”. Due gli obiettivi: potenziare l’industria ambientale, considerata potenziale fonte di guadagni e posti di lavoro, ed attrarre investitori stranieri.

Le cifre messe in gioco come al solito sono esorbitanti. Intanto, la cosiddetta “industria ambientale”, ossia impegnata nello sviluppo di sistemi di produzione come di prodotti finiti a minor impatto ambientale, non è proprio un embrione in Cina: entro il 2015 la sua crescita produttiva è prevista raggiungere i duemila miliardi di yuan ed il settore della tutela ambientale sarà foraggiato dallo stato con un investimento da 3 trilioni di yuan da qui al 2015 stesso.

Questo per consolidare un trend di crescita del 15-20% e la creazione di circa 10 milioni di posti di lavoro. E, sin qui, la situazione sotto l’operato del premier uscente Hu Jintao.

Li Keqiang è il primo ministro designato per il futuro della Cina ed ha già fatto dichiarazioni nel senso della continuità dei piani di sviluppo dei governi attuali: espansione della domanda interna, innovazione e miglioramento della qualità di vita delle persone sono la base della ricetta per la crescita del paese. I progetti che dovranno guidarlo nel raggiungimento degli obiettivi dovranno essere a bassa emissione di carbonio.

Questo si tradurrà in un piano di investimenti che al 2020 conterà 15 miliardi di dollari per il solo settore della mobilità elettrica. Una delle priorità per le industrie della mobilità cinese è la diffusione dell’elettrico: come nel resto del mondo, finchè l’utilizzo dei veicoli elettrici non reciterà un ruolo percentualmente consistente sul totale circolante sarà relegato al ruolo di prospettiva futura più che di espansione commerciale.

La Cina però, forte di una caparbietà decisionale impensabile per altre realtà nazionali del globo, ha già da anni dato vita a progetti su vasta scala: interi distretti e città sono stati per legge obbligati a convertirsi all’elettrico per i trasporti e sfruttati come “cavie” per affinarne il funzionamento e la progettazione.

Discutibile o meno nel metodo, queste operazioni, accompagnate dall’installazione e dal finanziamento di complessi industriali di produzione e ricerca nelle regioni interessate, costituiscono un background che torna ora utile su scala nazionale. In Cina l’impiego di motorini elettrici è diffuso da molti anni: diversi investitori europei hanno partecipato a questo business, quasi mai esportato verso l’occidente perché i prodotti fatti per il mercato cinese interno erano troppo distanti dagli standard qualitativo-estetici di quelli nostrani (si veda l’articolo sul raro caso di delocalizzazione inversa https://www.veicolielettricinews.it/delocalizzazione-inversa-eco-mission-compiuta/).

Adesso la dirigenza cinese vuole dare l’assalto al consumo massivo di mezzi a propulsione elettrica: Shenzen ha la flotta più consistente al mondo di taxi e bus elettrici ed ha acquisito 1.500 nuove unità e l’azienda fornitrice, la BYD (per saperne di più si consultino gli articoli https://www.veicolielettricinews.it/londra-flotta-di-taxi-elettrici-in-arrivo-dalla-cina/ e https://www.veicolielettricinews.it/chi-crede-negli-autobus-elettrici/), ha ricevuto un finanziamento anche da Warren Buffet, leggendario investitore statunitense nonché fra gli uomini più ricchi del pianeta. Uno che difficilmente sbaglia un colpo.

 

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