photo credit: Electric car charger via photopin (license)

Si parla sempre di mercato delle auto elettriche senza mai dare un’occhiata a quello che, forse, è lo strumento più importante per determinare l’affermazione delle stesse nei diversi Paesi, ossia lo standard di ricarica.

Un sito specializzato nel conteggiare le vendite di tutto quanto abbia quattro ruote ed un motore elettrico, EVsales, ha pubblicato recentemente un’interessante stima che suggerisce, fra tutte le vetture con sistema di ricarica DC che vengono acquistate, quante di esse utilizzino uno standard piuttosto che un altro.

Se non utile per redigere una vera e propria classifica quantitativa, lo è per farne una qualitativa, al fine di intuire quale sia il trend indotto dal mercato automobilistico a zero emissioni per quel che riguarda i sistemi di ricarica rapida.

La prima cosa da osservare, come già specificato in passato, è la composizione del panorama di questi sistemi: a coesistere nel mondo ci sono infatti quattro grandi famiglie che rispondono ai nomi di CHAdeMO, CCS, Tesla Supercharger e GBT.

Il consorzio CHAdeMO è il più longevo, nato dallo sviluppo della mobilità elettrica in Giappone e supportato non a caso dai marchi automobilistici nipponici, Nissan e Mitsubishi in testa. In questo momento è il sistema di ricarica rapido in corrente continua più diffuso al mondo, grazie alla sostanzialmente supremazia di Nissan nel segmento delle zero emissioni. Mitsubishi, seconda firma delle 4 ruote ad utilizzare CHAdeMO, ha subìto un calo delle vendite del suo modello 100% elettrico, la i-MiEV, che la relegano ad un ruolo marginale un po’ dovunque, mentre in grande spolvero è il suo Outlander ibrido plug-in, anch’esso dotato di serie di presa con standard CHAdeMO.

Da un punto di vista concettuale, l’alter ego dello standard giapponese dovrebbe essere il CCS (Combined Charging System), nato fra Stati Uniti ed Europa e supportato dalla maggior parte dei brand automobilistici occidentali, basti pensare ai soli gruppi Volkswagen o General Motors. Sebbene esso sia anche il più considerato a livello normativo nel Vecchio Continente, data l’ancora inferiore diffusione di auto che ne montano una versione – il CCS ha uno standard leggermente differente nella UE ed in Nord America – è in crescita ma risulta ancora fortemente distante da CHAdeMO, il cui numero di vetture che lo supportano immesse sul mercato ogni mese è significativamente più consistente.

A fare da vero cuneo tra questi due standard internazionali si colloca quello proprietario di Tesla Motors, forte della sua posizione di Marchio automobilistico all electric e delle sue politiche di infrastrutturazione portate avanti in tre continenti allo scopo di aprire un mercato alle proprie vetture e, al contempo, di differenziarsi il più possibile.

Il suo standard, noto con il nome di Supercharger, è oggigiorno il secondo più diffuso al mondo, sebbene conti numeri notevolmente più bassi di CHAdeMO.

Infine viene il GBT, protocollo adottato dalla Cina che normalmente viene trascurato dagli osservatori occidentali per via della sua regionalità, dato che è utilizzato esclusivamente da produttori di veicoli cinesi e diffuso pertanto solo sul territorio del grande Stato asiatico.

Non è però da trascurare l’aggressività delle compagnie automobilistiche cinesi, fra le quali vi è colei che attualmente vende e produce più auto elettriche al mese di chiunque altro, ossia BYD: la Cina sta infatti esplodendo come mercato per le zero emissioni e alcune grandi industrie con gli occhi a mandorla non escludono di uscire dai confini nazionali nel prossimo futuro. La stessa BYD, per il momento con forniture dedicate al trasporto pubblico, lo ha già fatto interessando proprio Europa e Stati Uniti.

In definitiva, si evince che la frammentazione degli standard di ricarica DC è ancora ampia ma ben definita in quanto a numeri: CHAdeMO a fine 2015 contava circa 350mila vetture circolanti con il suo standard e, dal 2012 in poi, ha mantenuto una crescita costante da un anno all’altro pari a circa 100mila unità.

Le auto marchiate Tesla Motors sono quelle che hanno registrato l’impennata più forte, passando dalle circa 25,000 del 2013 alle oltre 100,000 del 2015, trascinando dietro a sé la richiesta per lo standard Supercharger.

Più recente è invece l’ascesa del CCS, il cui bacino di utenza attuale, intorno alle 70-80mila vetture elettriche, si è formato negli ultimi due anni.

La conclusione è che vi sia da aspettarsi un graduale assestamento della crescita del CHAdeMO, dovuta soprattutto alla coalizione a lui sfavorevole dei vari enti normatori nazionali in Europa e Nord America, propensi all’adozione del CCS come protocollo per la ricarica rapida pubblica, mossa scelta anche per aiutare le industrie automobilistiche dei rispettivi Paesi. Contemporaneamente logica vorrebbe che CCS colmi il gap con i Giapponesi, sebbene di strada ve ne sia parecchia da fare: tutto sta nello sviluppo dei mercati nei quali possono giocare un ruolo importante Volkswagen, Daimler, BMW e, oltre oceano, GM e Ford.

Attenzione però all’outsider, se così la si può definire, Tesla: se la sua scommessa di sbarcare sui mercati di tutto il mondo con l’auto elettrica da 30,000 euro rispetterà i numeri di prenotazioni già accumulati in pochi giorni, c’è il rischio che la domanda sul mercato per il suo Supercharger lasci nettamente indietro la concorrenza.

 

 

 

 

 

 

1 COMMENT

  1. L’articolo non ha chiarito stranamente la diversità di questi standard, e quale standard attaualmente sarebbe il meno costoso e quello più rapido e conveniente per il possessore d’auto.

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