Texas, ecco perché uno dei regni del petrolio guarda con favore alle auto elettriche

2449
Texas - photo credit: swisscan via photopin cc
Texas - photo credit: swisscan via photopin cc
Texas – photo credit: swisscan via photopin cc

Anche per il Texas, lo Stato americano dei pozzi petroliferi, degli speroni da cow boy e dei pick up smodatamente potenti, vale l’antica massima latina “pecunia non olet”; e se nel caso dell’oro nero c’era effettivamente di che turarsi il naso, con l’elettricità il problema non si pone.

Il Texas nell’immaginario comune non è facilmente accumunabile alle silenziose e non inquinanti auto elettriche e sarebbe banale notare che i luoghi comuni sugli EV, spesso identificati con veicoli poco “muscolosi”, stonano in un panorama dominato dai ranch.

Invece, proprio il Lone Star State vede la mobilità elettrica come una grande opportunità di crescita e i perché sono riassunti dal potenziale economico che un florido mercato di veicoli elettrici rappresenta per le numerose aziende di servizi del Paese.

Ciò a cui il Texas è interessato, infatti, non sono tanto i mezzi in sé, quanto ciò che orbita loro attorno, infrastrutture e fornitura di energia in primis.

Nello Stato texano è infatti permesso alle compagnie che offrono servizi di installare liberamente le proprie infrastrutture e questo ha contribuito ad attrarre molte società su questo tipo di business: i network di ricarica che ambiscono a coprire il territorio nazionale sono almeno tre, con tutto vantaggio per chi sceglie di guidare un’auto elettrica, che si trova così di fronte un mercato decisamente concorrenziale.

Invece di fasciarsi la testa in attesa di uno standard unico di ricarica, rapida e non, le compagnie texane si sono lanciate nell’installazione di stazioni di ricarica multistandard, come nel caso delle Freedom Station dell’eVgo Network, dislocate nelle zone di Dallas e Houston.

Il network eVgo gode tra l’altro dell’alleanza strategica con Nissan, che vende la Leaf ai Texani con un anno di ricarica gratuita presso le Freedom Stations compreso.

L’inquinata e fortemente industrializzata area di San Antonio è invece sotto l’egida di CPS Energy, intenzionata a far leva proprio sui problemi ambientali della città per promuovere le auto a zero emissioni.

Infine anche Austin Energy è sul mercato della ricarica elettrica, nel suo caso sfruttando energia da sole fonti rinnovabili.

La prospettiva più interessante per le società fornitrici di servizi energetici, superata la fase dell’infrastrutturazione e della formazione di un mercato, risiederà nel vehicle-to-grid, ossia nella gestione intelligente delle ricariche dei veicoli non solo come forma di stabilizzazione della domanda di energia alla rete ma soprattutto come metodo per renderne stabile il flusso.

Come l’Electrical Reliability Council del Texas sta studiando assieme al Southwest Research Institute, i rifornimenti “smart” possono sfruttare al meglio il potenziale che centinaia di migliaia di batterie da decine di kWh l’una mettono a disposizione della rete.

Numeri tutt’altro che inattuali se, dalle odierne 5,000 auto elettriche circolanti, il Texas prevede di arrivare a 100,000 entro il 2023.

Forse, anche con l’aiuto di Tesla Motors: il governatore Rick Perry ha giusto qualche giorno fa dichiarato in televisione che il legislatori dovrebbero rivedere l’antiquato schema di vendita che obbliga le Case automobilistiche a passare attraverso i dealer autorizzati nel Paese.

Un’apertura inaspettata verso la vendita diretta delle vetture da parte dei marchi delle quattro ruote, fulcro della polemica nazionale animata da Tesla Motors con i suoi Tesla Store: Perry va così in controtendenza con quanto stabilito nel suo stesso Stato ma, anche qui, la ragione è dietro l’angolo ed ha le sembianze dei 5 miliardi di dollari che la start up ed i suoi partner metterebbero sul piatto per costruire la Gigafactory per batterie al litio.

Quando auto elettrica fa rima con soldi, non c’è scetticismo che tenga.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: GreenCarReports, AutoblogGreen