V2G: auto elettriche, un ruolo chiave nelle reti elettriche del futuro

Come i veicoli elettrici aiuteranno (o meno) nella gestione dell’energia
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V2G - auto elettriche e reti elettriche
V2G - auto elettriche e reti elettriche - photo credit: Nextors via photopin cc
V2G - auto elettriche e reti elettriche
V2G – auto elettriche e reti elettriche – photo credit: Nextors via photopin cc

Una delle potenzialità più grandi dei veicoli elettrici è legata al loro ruolo nel mercato dell’energia grazie alla capacità di scambiare la stessa con la rete elettrica: questa pratica, battezzata V2G (vehicle to grid), consente di sfruttare le auto elettriche (come i camion o gli autobus) e le loro batterie come riserve al servizio delle reti urbane in caso di picchi di richiesta. In particolare, possono essere di enorme aiuto a quelle reti che si appoggiano a fonti rinnovabili non sempre in grado di fornire il massimo, subentrando loro con la restituzione dell’elettricità già assorbita nella ricarica: per le case automobilistiche si tratta di un valore aggiunto per i propri modelli elettrici e rappresenta un’opportunità per fare affari in un’ottica di integrazione con i sistemi di gestione intelligente dell’energia.

Svariati progetti pilota sono stati avviati in questi anni, con il Dipartimento della Difesa degli USA capofila con investimenti da 20 milioni di dollari e l’impiego di 500 automezzi con tecnologia V2G: gli Stati Uniti sono molto interessati a questa soluzione per ridurre la propria dipendenza dal petrolio, responsabile di un salato conto annuo per le finanze americane.

Secondo Navigant Research, il giro d’affari mondiale intorno al V2G raggiungerà i $190.7 milioni già nel 2022.

Tuttavia, esistono diverse problematiche di natura pratica che il Vehicle to Grid deve superare prima di divenire una realtà comune.

 

Ostacoli insormontabili?

Da un punto di vista tecnico e tecnologico il V2G è verificatamente fattibile ma ci sono problemi legati alla sua gestione pratica.

Il punto fondamentale è che i veicoli nascono per spostarsi e tali devono rimanere in grado di essere: la loro primaria funzione è quella di farsi trovare pronti (cioè carichi) per assicurare il raggiungimento di una meta e non quella di fungere da depositi stanziali di energia.

Questo comporta due problemi: le auto, eccetto quando sono ferme ed allacciate alla corrente, variano la quantità di energia di cui dispongono, proprio perché la usano per muoversi. Ciò significa che la rete non può contare in qualsiasi momento su di essi e non può essere sicura di quanta energia e in quale luogo si renda disponibile a meno di un costante aggiornamento via connessioni internet 3G o tramite le colonnine di ricarica durante le soste.

Le attuali reti di distribuzione dell’elettricità e i software che le gestiscono lavorano però su uno schema mentale completamente diverso, assai meno dinamico, dove le fonti di energia non sono mobili e non variano così sensibilmente il loro apporto. Soprattutto, non si tratta di sistemi in grado dall’oggi al domani di incrociare in tempo reale così tanti dati.

 

L’auto elettrica modernizza anche le reti

La strada per sfruttare le opportunità date dal V2G non è che una, modernizzare le reti di distribuzione: in questo l’auto elettrica sta dimostrando di avere un ruolo accelerante, almeno laddove il mercato di questi veicoli ha iniziato a far vedere i muscoli.

Il meccanismo è ovvio: i veicoli elettrici hanno un impatto sulla rete energetica e la costringono ad adeguarsi. Le società di gestione potrebbero non avere convenienza a farlo se non fossero le prime ad essere interessate alle prospettive future legate agli EV.

In particolare, molte aziende sono interessate ad una gestione dell’elettricità più moderna ed economicamente sostenibile e lo stesso Electric Power Research Institute statunitense delinea un quadro che porta dritto verso l’affermazione della mobilità elettrica: singoli Stati, come la California, hanno ormai l’obiettivo di introdurre auto elettriche oltre il milione di unità sulle proprie strade nel giro di 10 anni e la crescita di questo settore ha un effetto positivo anche sulle energie rinnovabili, sempre più impiegate e quindi sempre meno costose.

Flessibilità e resilienza sono le parole d’ordine con cui le società fornitrici di servizi energetici stanno modernizzando le proprie reti: le auto elettriche, in tutto ciò, sono viste come coloro che capitalizzeranno i risultati.

 

Potenzialità e dimostrazioni nella realtà

La chiave sta nelle batterie: ogni veicolo elettrico dispone di un pacco batterie in grado di immagazzinare quantità di energia enormi, elettricità che può tranquillamente essere rivenduta alla rete quando non serve. Se si parla di una flotta di veicoli, poi, si ha a che fare con una potenziale fornitura istantanea di energia: l’impiego ideale è quello comprimario con una fonte di energia rinnovabile solare o eolica.

Lo studio più noto in merito lo realizzò l’Università del Delaware nel 2010, calcolando anche il guadagno che i privati possono ricavare dall’elettricità rivenduta nottetempo, ma è lo scorso luglio che General Motors ha dimostrato in una delle sue cittadelle industriali (White Marsh, Maryland) che è possibile gestire flotte di veicoli elettrici per far sì che forniscano energia ad una rete su richiesta: in quel caso si trattava di una rete di stazioni di ricarica alimentate da energia solare che, in assenza della fonte primaria, suggevano energia dagli altri veicoli connessi che ne disponevano in quantità maggiore.

 

Solo energia pulita, grazie

La gestione informatica in tempo reale della domanda e dell’offerta di elettricità ha anche altri aspetti interessanti quali la possibilità di concentrare la ricarica dei veicoli nelle fasce orarie con minor richiesta per non congestionare la rete ma anche di far sapere e consigliare agli utenti le fasce più economiche per eseguire la ricarica dei veicoli.

Si tratta di uno scambio di informazioni già realizzato nell’app di supporto Ford (MyFord Mobile) ed integrato, in altre applicazioni, dall’indicazione sulla reperibilità di elettricità da fonti rinnovabili.

Tutto ciò funzionerebbe al top, consentendo guadagni per i privati, se le batterie dei veicoli elettrici potessero essere automaticamente gestite dalle società di fornitura elettrica (o, vice versa, se i marchi automobilistici avessero accesso alle reti), consentendo di programmare i momenti di richiesta alla rete. Questo dipende però dall’unico vero ostacolo (sormontabile in virtù dell’interesse economico): la cooperazione reciproca fra due poli industriali enormi quali l’industria automobilistica e quella energetica.

Nessuno dei due gradisce ingerenze nei propri business ma le prospettive di crescita comune sono tali da far pensare che le diffidenze verranno messe da parte.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: ScientificAmerican

 

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