Volkswagen, Cina terra promessa per le ibride plug-in: il governo stanzia 1.6 miliardi di dollari

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Volkswagen - photo credit: lincolnblues via photopin cc
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Volkswagen – photo credit: lincolnblues via photopin cc

Sempre più ibride plug-in e sempre più Cina nel futuro di Volkswagen: il gruppo automobilistico primatista in Europa, che ha però il suo più florido mercato mondiale proprio nel Paese asiatico, ha deciso di unire l’esigenza di mobilità a basso impatto ambientale dei Cinesi con i propri interessi.

Volkswagen è infatti in accordo con il partner First Automotive Works per produrre in Cina, presso Foshan, nel sud del Paese, i propri modelli ibridi plug-in di nuova generazione progettati e pensati per il mercato orientale.

Un mercato che da soddisfazioni ai tedeschi ma che, per quanto riguarda l’elettrico, li vede dietro alle più intraprendenti Daimler (che ha lanciato la Denza EV, una Classe B elettrica), BMW (che ha presentato la Zinoro 1E, SUV sempre elettrico), Nissan (che ha ribattezzato la Leaf col nome di Venucia) e Tesla Motors.

Volkswagen, oltre a portare al prossimo Salone di Beijing fra dieci giorni le sue e-UP!, XL1 ed e-Golf (unico modello già sviluppato in Europa anche in versione ibrida plug-in sotto il nome Golf GTE), intende investire ulteriormente sulla tecnologia ibrida con la spina, dove la maggior concorrente sarà Toyota con la Yundon-Showanchin II, altro modello nato per il gusto cinese.

La scelta dell’ibrido con ricarica nasce dal preoccupante stallo cui è di fronte il governo centrale di Beijing, attanagliato dall’urgenza di ridurre le emissioni inquinanti, giunte ormai a livelli seriamente dannosi per la popolazione.

Questo processo di contenimento obbliga la Cina a perseguire due approcci, uno rivolto al taglio dei consumi di combustibili fossili, agendo pertanto sui trasporti, ed uno all’adozione di metodi più sostenibili di produzione dell’energia elettrica, oggi in gran parte derivata da centrali a carbone.

A tale proposito il premier Li Keqiang si è più volte espresso in favore dei mezzi di trasporto elettrici, già peraltro diffusi fra le due ruote e oggetto di sperimentazioni anche territorialmente estese in alcune province, che però non attirano fino in fondo i suoi connazionali.

Stanziati ben 10 miliardi di yuan (1 miliardo e 61 milioni di dollari americani) per promuovere il passaggio all’elettrico e resa oltremodo impervia la via a chi vuole immatricolare un’automobile a benzina, il governo cinese si trova comunque alle prese con numeri esigui.

I problemi (precedentemente affrontati in questo articolo) risiedono soprattutto nella diffidenza nei confronti delle capacità delle auto, corroborata dal fatto che la Cina solo ultimamente sta pianificando la costruzione di reti di ricarica capillari nelle principali città.

Per questo Volkswagen ha deciso di puntare sull’ibrido plug-in (senza abbandonare progetti in puro elettrico come quello della e-Bora), in grado di soddisfare sia l’esigenza di viaggiare a zero emissioni che quella di coprire distanze al di fuori del raggio urbano, in attesa che il panorama per la mobilità elettrica cinese si tinga di colori più speranzosi.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: CleanTechnica

 

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