2014: Odissea per la ricarica

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3Infrastrutture di ricarica, eterno dilemma per i veicoli elettrici italiani: non c’è, c’è, non si vede, è in crescita, nessuno sa come accedervi. Fra sperimentazioni, contratti e schede di riconoscimento, ecco come uno sviluppo disomogeneo può trasformare il principale mezzo di supporto alla mobilità elettrica nella sua palla al piede. O forse no

Fatta l’auto elettrica, bisogna fare le reti di ricarica. Non me ne vorrà il d’Azeglio ma ancora di unificare l’Italia si sta parlando: tanto più perché sotto la lente metteremo, di tutti i trasporti, quello candidato a divenire il principale del futuro.

La questione oggi non sta nei veicoli elettrici, semisconosciuti, è vero, ma offerti in numero e qualità tale da essere un’alternativa funzionale ai motori a combustione: i marchi dell’automobile sono ormai presenti quasi al completo e meno di 150 km di autonomia non ve li propone nessuno.

Il punto è: se voglio andare da un capo all’altro della penisola, trovo distributori di elettricità pronti a rifornirmi? Ammettiamo che, pianificando oculatamente il tragitto, la risposta sia sì: ebbene, vi siete chiesti come pagherete i “pieni”? Perché, qui, l’ingegno italiano è in agguato.

Si parla sempre della “rete di ricarica italiana” ma, in effetti, si dovrebbe dire “le reti”: esattamente come per le pompe di benzina esistono infatti diversi fornitori del servizio presenti sul territorio italiano, con una differenza. Essendo la mobilità elettrica un movimento d’avanguardia, l’installazione delle colonnine di ricarica è un’iniziativa che spetta alle amministrazioni locali (Regioni e Comuni) che, su base di concorsi, ne assegnano la realizzazione.

Questo fa sì che attualmente, in Italia, la presenza delle colonnine sia fortemente disomogenea – ostacolo numero uno per l’utilizzo dei veicoli – ma genera anche un problema secondario: concepite come reti di servizio per una mobilità di raggio locale, spesso le infrastrutture di ricarica sono accessibili, da città a città, con diverse modalità di riconoscimento (e pagamento, quando previsto) per l’utente.

Con la graduale affermazione di uno standard di ricarica unico fra le Case automobilistiche (l’industria tedesca e l’Unione Europea hanno sostanzialmente scelto la presa “tipo 2” Mennekes e stanno portando avanti il Combined Charging System per il rifornimento rapido) l’ostacolo fisico per la connessione dei modelli in commercio dovrebbe andare azzerandosi: se a costituire nuovo impiccio fossero le modalità di accesso alle reti, sarebbe realmente un salto logico degno di Kafka.

Esiste dunque un progetto per rendere le colonnine indistintamente fruibili come lo sono le pompe di benzina? Iniziamo col fare un primo distinguo.

 

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2 COMMENTS

  1. Be, in Italia per complicare le cose si continuano ad avere anche prese 3A e 3C (unico paese al mondo con tre formati). Per la ricarica veloce il sistema più diffuso in Europa.continuerà a essere la Chademo grazie al grande successo della Leaf e non solo. La soluzione per la ricarica veloce non potranno che essere i caricatori multistandard sui quali si baseranno le reti di ricarica veloce dei paesi del Nord Europa.

  2. Be’, molto meglio che vi siano tante reti, piuttosto che una sola, sia pure con marchi diversi.

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