La cifra sicuramente raggiunta e superata con Luglio 2014 parla di 500,000 auto elettriche vendute worldwide ma le stime più aggiornate sfiorano le 100mila unità in più. Questo bilancio parziale, a 4 anni dall’anno zero della mobilità elettrica moderna, fa domandare agli esperti della UC Davis (University of California Davis) se l’auto con la spina non stia realmente compiendo un primo giro di boa, uscendo dal limbo iniziale.
A differenza che in passato, adesso esiste un quadro della situazione ben più delineato, il cui primo dato che salta all’occhio sono proprio quelle oltre 500,000 unità vendute dal 2010 ad oggi: la UC Davis, nel conteggio, non ha nemmeno considerato quei modelli (come la Mini E) messi in circolazione all’interno di progetti pilota ed ha, probabilmente per escludere veicoli di nicchia, tralasciato anche le unità di Tesla Roadster e Fisker Karma vendute negli Stati Uniti.
Ha però posto l’accento proprio sul ruolo trainante avuto dagli States, che dopo un avvio incerto nel 2010, hanno visto i mercati dell’elettromobilità impennarsi in alcune realtà federali, California in primis. Un terzo dei 200,000 veicoli elettrici a stelle e strisce si trovano infatti nel Golden State, contribuendo non poco a fare degli USA il primo Paese al mondo per richiesta di EV, seguito da Giappone, Cina, Paesi Bassi e Norvegia (notare la scala differente delle nazioni in graduatoria, che lascia immaginare facilmente i livelli di penetrazione individuali di questa tecnologia).
Dall’istantanea scattata dalla UC Davis emerge soprattutto un dato fondamentale per inquadrare l’immediato futuro dell’auto elettrica: la sua crescita sul mercato è nettamente superiore a quella normalmente contemplata dai modelli di analisi sulle nuove tecnologie.
A seguito dei primi 36 mesi di disponibilità, per altro a macchia di leopardo e solo in alcune zone del pianeta, gli EV hanno registrato un ritmo di penetrazione migliore a quello avuto a suo tempo dai primi veicoli ibridi, forzando quella dinamica nota (ad esempio nel caso di smartphone, tablet e computer) per cui i “pionieri” dell’innovazione riescono ad influenzare le masse solo dopo anni.
Le auto elettriche, laddove disponibili, si diffondono contagiosamente e, questo, avviene secondo la UC Davis per via della varietà di forme con cui questa nuova tecnologia si offre: la possibilità di scegliere fra auto a trazione solamente elettrica con autonomie da città (circa 150 km) o ad alto raggio (come i 502 km delle Tesla S), tra modelli extended range (ossia con generatore di corrente a bordo) ed ibridi plug-in (più vicine al concetto tradizionale di motorizzazione ma con enorme riduzione dei consumi ed autonomia adatta a circolare nelle ZTL) risponde ad un ampio spettro di esigenze.
L’andamento futuro di questo mercato pare non possa che essere positivo, non tanto per considerazioni di parte, quanto per una serie di fattori oggettivi.
Il buon comportamento dell’auto elettrica in termini di numeri si è sin qui verificato grazie praticamente ai soli “early adopters“, ossia quei coraggiosi che hanno deciso di buttarsi alla cieca sulla novità, senza particolare sostegno infrastrutturale nei territori in cui vivono e senza un determinante contributo pubblicitario da parte degli stessi costruttori delle auto.
Inoltre, la gamma di modelli fra i quali scegliere è stata limitatissima sino al 2013 e rimane tutt’ora imparagonabile rispetto alle auto tradizionali.
Qui però giungono i cambiamenti che lasciano presagire come realistica la proiezione che vede a quota 2 milioni e 700mila unità la produzione di EV nel 2018 veicolata da Forbes: nel giro dell’auto con la spina stanno infatti entrando piano piano tutti i nomi dell’automobilismo e non più soltanto per produrre degli show case tecnologici per pochi collezionisti.
BMW, Volkswagen, Audi, Mercedes, Kia, Hyundai, Volvo, Infiniti, Saab, Subaru, Mini si sommano o si sommeranno a stretto giro a Nissan, Toyota, Honda, Mitsubishi, Smart, Renault, Peugeot, Ford e marchi General Motors come Chevrolet, Opel e Cadillac che già hanno a listino almeno un modello 100% elettrico o ibrido plug-in o range extended. Senza contare Tesla Motors, che prepara una generazione di modelli “di massa” dopo il successo della sua prima berlina di lusso, e di Case orientali che presto potrebbero valicare i confini occidentali.
Provate per un attimo ad immaginare di quali numeri potremmo realmente parlare se solo l’offerta che oggi è centellinata in pochi e selezionatissimi mercati dovesse arrivare improvvisamente nelle concessionarie: è abbastanza evidente quanto la diffusione delle auto elettriche nelle strade sia sempre meno un problema di tecnologia e sempre più una questione di strategia.
Andrea Lombardo
Fonte: UC Davis