Un po’ in ritardo, come d’altra parte la primavera, le rondini e la bella stagione, arrivano gli eco incentivi a sostegno della mobilità sostenibile. Negli ultimi mesi se ne era parlato molto, spesso divisi tra il timore che cadessero sotto la scure della “spending review” e la speranza che fossero introdotte sostanziali modifiche alle procedure applicate nel più recente passato. Invece il decreto firmato dal Ministro dello Sviluppo Economico, operativo dal 6 maggio 2014, altro non è che la seconda tranche di quanto disposto dal DL 83/2012, convertito con modifiche dalla legge 134/2012, già noto come “Misure urgenti per la crescita del Paese”, che destina specifiche risorse per il triennio 2013-2015 per agevolare la diffusione di mezzi a basse emissioni di CO2 o dotati di sistemi di alimentazione alternativa quali elettrici, ibridi, a metano, biometano, GPL, biocombustibili ed idrogeno.
La novità più eclatante è l’aumento delle risorse disponibili, praticamente raddoppiate grazie al recupero di quanto non utilizzato l’anno precedente, che raggiungono ora i 63,4 milioni da ripartirsi in parti uguali tra privati ed aziende. Sul nostro sito https://www.veicolielettricinews.it/ripartono-gli-eco-incentivi-cosa-e-cambiato/
potete trovare tutte le modalità per usufruire dei contributi che variano in relazione al livello di emissione di CO2 dello specifico modello da acquistare e possono raggiungere un massimo di 5.000 euro.
Da registrare anche le immancabili polemiche culminate nella dichiarazione di Federauto, l’associazione rappresentativa dei concessionari auto in Italia, che ha definito il decreto un “porcellum dell’auto” indirizzato solo all’1% del mercato dei privati privilegiando di fatto elettriche ed ibride e che non servirà a modificare lo stato di crisi in cui versa il settore. Preferiamo non entrare ora nel merito della querelle ma piuttosto dare appuntamento ai nostri lettori al prossimo numero di Veicoli Elettrici dove approfondiremo la situazione a meccanismo avviato e sentendo il parere delle parti interessate e cioè costruttori, concessionari e clienti. Ci limitiamo però ad osservare che gli incentivi in questione, nello spirito della legge non hanno l’obiettivo di invertire l’attuale trend dell’auto ma piuttosto di saggiare le potenzialità di tecnologie alternative a quelle dei motori a combustione interna. Operazione tra l’altro che l’Italia compie tardivamente e con minori risorse rispetto a molti mercati europei da tempo impegnate a favorire i veicoli meno inquinanti. A tale proposito vale la pena ricordare il meccanismo del bonus-malus applicato in Francia sin dal 2008 che privilegia elettriche ed ibride con bonus sino a 7000 euro e penalizza le termiche anche con malus da 6000 euro. Oppure gli incentivi previsti in Germania, Belgio, Spagna, Norvegia, per non parlare della Danimarca dove il vantaggio per l’acquisto di un veicolo elettrico può essere nell’ordine dei 20.000 euro.
Il decreto italiano è quindi un primo passo, certamente perfettibile soprattutto per quanto riguarda le aziende interessate che difficilmente potranno ottemperare ai vincoli posti, ma rappresenta pur sempre un segnale di attenzione per tutte quelle energie alternative che sempre più sono chiamate a recitare un ruolo primario in ambito di sostenibilità ambientale.
Piuttosto restiamo stupiti dall’esclusione da ogni forma di incentivazione della bicicletta a pedalata assistita, vero fenomeno positivo degli ultimi anni in Europa ed ora anche in Italia. Ancora una volta sembra che le due ruote non vengano considerate come una parte essenziale di quel piano di mobilità integrata che dovrebbe invece essere alla base di una reale politica di sviluppo ecosostenibile.
Gianni Lombardo – gianni.lombardo@tecnichenuove.com