Afkar, l’auto-robot che si guida e ricarica da sola è in elaborazione

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© Fraunhofer IPA
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L’idea è un po’ quella di costruire l’emulo elettronico del cavallo di Zorro: basta fare un fischio e lui arriva. A parte l’irridente parallelo, il progetto Afkar è sulla buona strada per riuscirci: sotto sviluppo da un anno e mezzo da parte degli ingegneri, matematici ed informatici del Fraunhofer Institute for Manufacturing Engineering and Automation IPA, ha come obiettivo la messa a punto di un veicolo elettrico capace di guidarsi in completa autonomia anche in ambienti ad esso sconosciuti.

Non solo: Afkar (che è l’acronimo tedesco per Guida Autonoma e Concept Intelligente di Veicolo Totalmente Elettrico) ha come primo target il riuscire ad indentificare lo spazio adeguato per posteggiarsi, portando a termine la manovra da solo e, naturalmente, senza fare un graffio alla carrozzeria.

Sfruttando poi le tecnologie wireless, le auto elettriche del futuro che il team del Fraunhofer Institute stanno elaborando dovranno dialogare con le reti di ricarica per scoprire dove e quando potersi rifornire, altra operazione naturalmente da svolgersi senza ausilio umano.

Insomma, voi andate a lavorare, fare la spesa o quant’altro e l’auto si fa letteralmente un giro, al termine del quale torna a prendervi con la batteria carica: l’utopia, sempre che tale sia, è questa.

Benjamin Maidel, Project Manager di Afkar, afferma che i problemi non stanno nella tecnologia in quanto quella già esiste: lo dimostrano le Google Car ed emule varie e, a sopresa, anche il fatto che la maggior parte delle nuove auto immesse in commercio sono già dotate di sensori a sufficienza per rilevare con precisione l’ambiente esterno.

A complicare le cose è l’aspetto informatico della questione: un software in grado di gestire davvero la quantità di variabili introdotte negli scenari reali di traffico non è ancora del tutto pronto.

È ciò cui Maidel ed il suo gruppo stanno lavorando, concentrandosi sull’integrazione di telecamere, ultrasuoni, radar e sensori laser che scandaglino l’ambiente circostante il veicolo per almeno due o trecento metri, dando così un margine di vantaggio al software per elaborare una risposta.

Probabilmente, sostiene Maidel, queste tecnologie non si affermeranno improvvisamente sul mercato: com’è prevedibile che sia, conquisteranno la fiducia delle persone un po’ alla volta e, passo dopo passo, introdurranno sempre nuovi livelli di autonomia nella gestione automatizzata delle automobili.

Chi ne beneficerà per primo? Probabilmente il mondo dell’autonoleggio: pensate ad un’auto (elettrica, eh) che, dopo essere stata prenotata via App, si reca autonomamente sul luogo dell’appuntamento con il suo nuovo cliente. Cose dell’altro mondo?

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Fraunhofer Institute