Venti minuti di ricarica, circa 5 centesimi di dollaro: a tanto ammonta il furto del più bizzarro “ladro di energia” finito in cella per 15 ore negli Stati Uniti e sulle pagine di svariati giornali.
L’intera, surreale, vicenda si è svolta a Chamblee, piccolo centro di 10,000 anime a nord-est di Atlanta, in Georgia: Kaveh Kamooneh ha parcheggiato la sua Nissan Leaf nel cortile della Chamblee Middle School dove il figlio undicenne stava prendendo lezioni di tennis e, una volta sceso, non ha resistito alla tentazione di attaccare l’auto alla presa elettrica sul retro delle cucine.
Certo, forse avrebbe dovuto chiedere il permesso (anche soltanto per educazione) ma “era sabato, non c’era nessuno a cui chiedere”. Cosa vorrete che sia una caricatina alla batteria dell’auto?
La sorpresa si è presentata alla porta del signor Kamooneh con la divisa degli ufficiali di polizia che, impugnando un mandato, lo hanno arrestato e trattenuto in cella per ben 15 ore: adesso, nelle interviste che il curioso episodio ha attirato, il papà “ladro di energia” ci ride su ma sul momento la questione non dev’essergli parsa tanto ilare.
L’arresto sembra infatti spropositato, soprattutto perché in quei “circa 20 minuti” la furtiva auto elettrica non può che aver sottratto energia per pochi centesimi, ma “un furto – afferma il sergente che ha ordinato l’arresto, che di cognome ironicamente fa Ford (mmm, che ci siano rivalità implicite?) – rimane un furto. Non importa cosa e quanto abbia rubato”.
È innegabile che i poliziotti, come anche i funzionari della scuola che hanno chiamato il 911 per denunciare il furto, abbiano dimostrato poca elasticità mentale nel gestire la faccenda, culminata con un arresto 11 giorni dopo, a seguito di una vera e propria indagine, come risulta difficile prendere del tutto in simpatia lo strano ladro se è vero che non solo non ha chiesto alcun permesso ma ha anche arrogantemente negato qualsiasi torto quando un primo agente gli ha fatto notare di non poter caricare l’auto lì dov’era.
Alla fine pare che il figlio di costui non sia nemmeno allievo della scuola, bensì che fosse Kamooneh stesso a prendere lezioni di tennis: non ha importanza, perché questa bizzarra faccenda porta alla luce una domanda ben più interessante.
Ricaricare un telefonino, un computer o qualsiasi altro piccolo oggetto da prese di corrente in giro, “in prestito”, a seconda del bisogno, è tutto sommato un’usanza tollerata: è anche difficile sentirsi negare la possibilità di attaccare un cellulare in carica barattandolo con un caffè in un bar (ma non impossibile, per esperienza personale).
Allora qualcuno si domanda perché per un’automobile dovrebbe essere diverso, specie quando mezz’ora di allaccio alla corrente non incide che per pochi centesimi di qualsiasi valuta. Dov’essero farlo tutti sarebbe meno ininfluente, certo.
È un problema al quale nessuno ha forse ancora pensato seriamente: quanto è tollerabile “scroccare” energia dalle varie prese elettriche pubblicamente accessibili? Fermo restando che il permesso andrebbe sempre chiesto e che il totale della bolletta è fatto anche dai pochi cent dei cellulari come da quelli eventuali di un’auto elettrica, perché tollerare i primi e non le seconde?
Un sondaggio fra i lettori del giornale 11Alive di Atlanta ha rivelato che il 90% ritiene fuori luogo l’arresto di Kamooneh, ma con un aumento delle auto elettriche circolanti inconvenienti di questo tipo potrebbero moltiplicarsi e le prese di corrente iniziare ad essere guardate con molta più gelosia.
Andrea Lombardo
Fonte: 11Alive