Accade così che, al materializzarsi di una “vera” auto elettrica, si possano osservare siparietti curiosi.
È quanto mi è capitato di assistere in un Primo Maggio genovese di sole, riconoscendo la sagoma di una Tesla Model S, berlina che tutto è tranne che confondibile per una macchinina, parcheggiata in ricarica al Porto Antico.
Ebbene, se già l’auto incuriosisce di per sè, figuratevi le scene di stupore fatte da quanti si sono finalmente accorti a cosa servano le colonnine installate in giro per la città.
In dieci minuti ho potuto assistere (divertito, non lo nego) ad almeno quattro “incontri ravvicinati del terzo tipo” fra esseri umani ed auto elettrica, naturalmente con vari livelli di scetticismo al contorno.
Un dettaglio, su tutti quanti coloro si sono oggi domandati cosa fosse quel macchinone marchiato con la “T” ed attaccato ad una spina della corrente, spero abbia fatto colpo: la targa.
La Model S era infatti svizzera. Quindi, nella migliore delle ipotesi, deve aver percorso 200 km per arrivare, poniamo, da Chiasso a Genova. Uno scherzo per un’auto che ha 500 km di autonomia per singola carica ma senz’altro sufficiente a far intuire che un’auto elettrica non serve solo “per andare a prendere il caffè” dietro l’angolo.
Certo, a meno che non siate uno stravagante Svizzero che adora berlo in riva al mare.
Andrea Lombardo
[…] L’intero materiale filmato da BMW conta 30 ore di riprese, condensate nel breve video sottostante: più che sufficiente a rendere l’idea se si pensa che, a volte, è sufficiente far apparire un’auto elettrica “vera” per suscitare reazioni sorprende…. […]