Auto elettriche, gli incentivi statali sono la strategia giusta per diffonderle?

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2011 Chevrolet Volt
2011 Chevrolet Volt - photo credit: Argonne National Laboratory via photopin cc
2011 Chevrolet Volt
2011 Chevrolet Volt – photo credit: Argonne National Laboratory via photopin cc

Se il 2013 è stato un anno eccezionale per le vendite di auto elettriche, con uno stacco netto rispetto al 2012, un altro tema finisce sotto esame: si tratta delle strategia adottate per promuovere la mobilità ecologica.

Non è argomento nuovo quello che vede gli incentivi statali offerti globalmente sul mercato dell’auto tacciati di inefficacia: adesso un nuovo documento pubblicato nel giornale Energy Policy rilancia la questione ponendo degli spunti ben precisi.

Nell’ottica che le auto elettriche offrano una possibilità concreta di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, cosa è più giusto fare per spingerne l’adozione?

Secondo gli autori del documento, la strada sbagliata sarebbe quella di puntare esclusivamente su incentivi per il mercato di massa, troppo condizionato da storici pregiudizi e trend consolidati dall’abitudine.

I soldi statali – gli autori criticano l’inefficacia dei 7,000 dollari di tax credits offerti negli Stati Uniti – andrebbero piuttosto focalizzati su altre strategie: una mirata al perfezionamento dei veicoli e l’altra all’invogliare ancora più all’uso di auto elettriche quelle nicchie di mercato che già li apprezzano.

In pratica, l’esatto contrario di quanto sostengano le principali associazioni pro-emissioni zero e di quanto facciano la maggior parte degli Stati.

Inseguire l’idea di rimpiazzare i motori a combustione nel giro di alcuni anni sarebbe, secondo gli autori, fallimentare, come lo sarebbe cercare di rendere le auto elettriche appetibili all’attuale guidatore medio.

Cosa fare allora? Rafforzare la nicchia: la strategia vincente consisterebbe nel prestare più attenzione alle esigenze di quei pionieri che già usano veicoli elettrici e nell’incentivare quei micro mercati che si prestano particolarmente al loro utilizzo.

Mercati di nicchia, dunque, secondo una strategia dei “piccoli passi”. Invece che offrire generalmente incentivi per l’acquisto, apposite agevolazioni finanziarie e formule di leasing ad hoc dovrebbero essere pensate per venire ancora più incontro a quanti l’auto elettrica (o il veicolo elettrico commerciale) l’avrebbero acquistata comunque. Lo stesso dicasi per altre nicchie di mercato come quelle delle flotte aziendali, postali, dei car sharing e dei veicoli usati per consegnare merci, ritenuti terreni altrettanto fertili per la mobilità a emissioni zero.

La strategia di mercato non globale dovrebbe poi essere affiancata da investimenti per migliorare i veicoli sulla base delle esigenze di quanti effettivamente li usano e per raggiungere l’obiettivo cardinale di organizzare reti di ricarica paragonabili a quelle dei benzinai.

Quello della promozione dei veicoli elettrici e delle strategie giuste per farli penetrare sui mercati è un campo dibattuto: per quanto gli incentivi statali americani (offerti nella forma della detrazione fiscale) appaiano enormi paragonati a quelli sin’ora visti in Italia, probabilmente è vero che non sono comunque sufficienti a determinare un ribaltamente del mercato in favore delle auto elettriche.

Il 2013 negli States ha visto vendere più del doppio delle vetture a emissioni zero dell’anno precedente ma l’elemento determinante è stato la combinazione dell’abbassamento dei prezzi di listino agli incentivi.

Dall’altra parte è però anche vero che da anni si sente parlare di car sharing e flotte come primari bacini d’utenza per i veicoli elettrici, quindi privilegiati anche economicamente, senza però vedere un cambio di passo notevole. Forse se tutti gli sforzi si concentrassero su questi campi qualcosa cambierebbe e simili esempi virtuosi potrebbero influenzare positivamente anche i privati, tirandosi dietro pian piano il mercato globale.

È però anche vero che in alcune realtà, come la pluricitata Norvegia, gli incentivi statali per l’acquisto di un veicolo elettrico danno dei frutti e li danno proprio sul mercato globale.

Cos’è quindi più giusto? Cercare di attaccare, seppur con risultati per ora minimi, un obiettivo di massa oppure concentrarsi laddove sarebbe più facile ottenere risultati sui quali eventualmente costruire una visibilità per i veicoli elettrici? Ognuno è libero di esprimere la sua opinione.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: ScienceDirect via GreenCarReports