Auto elettriche, meno autonomia al freddo: quali le soluzioni?

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Auto elettriche in inverno
Auto elettriche in inverno - photo credit: Gwenaël Piaser via photopin cc
Auto elettriche in inverno
Auto elettriche in inverno – photo credit: Gwenaël Piaser via photopin cc

L’inverno non è la stagione più amata dalle auto elettriche, che vedono il freddo influire sulle loro prestazioni: mentre i guidatori si ingegnano, le case produttrici non stanno a guardare. Una soluzione significativa al problema sembra però ancora fuori portata.

Ciò non vuole dire che guidare un’auto a emissioni zero in inverno sia impossibile: lo dimostra il fatto che fra i Paesi dove le elettriche sono più diffuse si contano molte delle zone più fredde del pianeta, dall’Alaska alla Norvegia.

La tecnologia delle batterie agli ioni di litio ha però un problema effettivo con le temperature estreme, siano esse troppo calde o troppo fredde, subendo un’influenza sensibile sulle proprie prestazioni.

È per questo che Nissan, ad esempio, ha elaborato diverse evoluzioni per la batteria della sua Leaf elettrica, studiando sia come farle sopportare il caldo torrido del Texas che il rigido clima norvegese.

Al freddo il punto sta nell’inibizione delle facoltà conduttive dei dispositivi elettrici: la corrente fluisce più lentamente, le auto si ricaricano in più tempo e le prestazioni diminuiscono. Sotto lo zero termico accade anche che l’autonomia di un veicolo elettrico possa dimezzarsi e questo ha senz’altro conseguenze pratiche e non solo mentali su chi sceglie di guidare un’elettrica.

A “mangiarsi” l’autonomia non è il freddo di per sé, bensì una sua conseguenza, ossia il nostro bisogno di riscaldare l’abitacolo: da questo punto di vista le auto convenzionali traggono un vantaggio dall’inefficienza dei loro motori che dissipano molta energia sotto forma di calore riutilizzabile per riscaldare il veicolo. Le auto elettriche, al contrario, pagano la loro efficienza, paradossalmente, non potendo disporre di questo calore in inverno e devono ricorrere a sistemi elettrici per produrlo: ecco dove va a finire parte dell’autonomia.

Oltre all’abitacolo anche la batteria stessa ha bisogno di essere mantenuta alla temperatura ottimale di esercizio: anche qui, c’è chi usa micro sistemi di riscaldamento (come Nissan) e c’è chi sfrutta invece quel poco calore che il motore produce durante la marcia (come Tesla).

In quest’ultimo caso l’efficienza è preservata ma occorrono alcuni minuti prima che il propulsore elettrico si scaldi e quindi che la batteria sia messa in grado di offrire il massimo output. Finchè la batteria è fredda non si può trarre vantaggio nemmeno dal recupero dell’energia in frenata, il cui potente input danneggerebbe i circuiti: sulle Tesla, ad esempio, entra in funzione solo a batteria riscaldata.

I consigli che provengono dai produttori per non soffrire di questi problemi non sono poi molti: in pratica si suggerisce di avviare il riscaldamento dell’abitacolo prima di partire (tutte le elettriche moderne sono controllabili da remoto via computer o app), specie se l’auto è collegata alla colonnina di ricarica, e di ricaricare subito prima della partenza, in modo da trovare la batteria già riscaldata dall’operazione di rifornimento.

Chiaramente sono accorgimenti validi soprattutto nel caso si stia per affrontare viaggi di una certa durata, quelli per i quali c’è anche chi suggerisce di vestirsi con abiti termici come se si andasse su una pista da sci.

Esagerazioni a parte, il problema esiste e certi stratagemmi possono non essere sempre attuabili, specialmente da noi che si parcheggia prevalentemente in strada e non in garage privati.

Dal punto di vista tecnologico i produttori di auto stanno sondando due strade: la ricerca di nuove chimiche per le batterie delle auto, puntando a migliorare i livelli di autonomia in generale e a trovare formule meno soggette all’influsso nefasto del freddo, e lo studio di materiali in grado di incamerare calore durante la ricarica dell’auto per poi rilasciarlo lentamente durante la marcia.

Unendo quest’idea al miglior isolamento termico dell’abitacolo (tutto sommato non così voluminoso da richiedere enormi quantità di energia per essere riscaldato) il gioco sarebbe fatto: ciò che dona la sensazione di benessere all’uomo non è la temperatura dell’aria quanto quella delle superfici che lo circondano, responsabili dello scambio di calore fra il corpo ed esse stesse.

Alcuni si sono già orientati su questa strada, inserendo il riscaldamento nei sedili per indurre a usare meno il condizionamento dell’aria. Si attendono però maggiori sviluppi.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Technology Review