Car, bike e scooter sharing: il tris vincente di Milano

di Lorenzo Zacchetti
2566
L'assessore di Milano Pierfrancesco Maran
L’assessore di Milano Pierfrancesco Maran

Dopo le biciclette e le automobili, arriva lo sharing anche degli scooter. Quelli elettrici non saranno imposti dal Comune, ma, secondo l’assessore Maran, dal mercato e dalla sensibilità dei cittadini

Milano sta per varare la più grande flotta di veicoli in condivisione del mondo. In occasione di Expo, il capoluogo lombardo compie un altro passo decisivo verso quella rivoluzione della mobilità cittadina che rappresenta un punto centrale nel progetto dell’amministrazione-Pisapia. Dopo il bike sharing e il car sharing, ai milanesi viene offerta una terza possibilità di muoversi in modo alternativo: lo scooter sharing.

 

L’autoregolazione del servizio

Fedele alla sua strategia di riduzione del traffico, l’assessore Pierfrancesco Maran ha aperto le porte alle aziende del settore attraverso un avviso pubblico che rimarrà sempre aperto e che consentirà a diversi operatori di entrare in questo mercato, secondo le regole della libera concorrenza. «Abbiamo scelto questa via -, spiega Maran, – perché lo scooter sharing ha un indubbio valore sociale, ma deve anche trovare un suo equilibrio economico autonomo. Delle tre esperienze più interessanti che ci sono al mondo in questo momento, noi e Berlino abbiamo adottato questa modalità, mentre a Parigi si è scelto di mantenere un forte controllo pubblico sul progetto. D’altra parte, questa era la tendenza generale ovunque, fino a quando Milano non l’ha invertita. Per noi, il rischio di avere scarsi investimenti e poca innovazione avrebbe potuto comportare un basso numero di utenti, mentre una gestione di tipo industriale può rappresentare un successo per tutti».

Il Comune di Milano quindi non sovvenzionerà il servizio, che dovrà autoregolarsi in base alla risposta che ci sarà da parte delle aziende del settore e, soprattutto, da parte dei milanesi. Anche le tariffe, quindi, dipenderanno dal rapporto tra domanda e offerta, sebbene le stime indichino un prezzo intorno ai 25/30 centesimi di euro al minuto. «È una previsione realistica -, commenta Maran, – perché in linea con le tariffe del car sharing. La differenza significativa è che i tempi di percorrenza degli scooter saranno ovviamente inferiori rispetto a quelli delle auto».

 

Elogio del vehicle sharing

La scelta dei veicoli da impiegare dipenderà dalle aziende, che potranno unirsi anche in associazioni temporanee di impresa. Molti caldeggiano l’uso degli scooter a tre ruote, per motivi di sicurezza, mentre il gruppo dei Genitori Antismog, molto influente all’ombra della Madonnina, ha polemizzato sul fatto che lo sharing dovrebbe riguardare principalmente veicoli elettrici, sostenendo che un aumento degli scooter tradizionali in città aumenterebbe le emissioni inquinanti.

La visione di Maran sul tema è differente: «Il tipo di formula che abbiamo scelto per coinvolgere le aziende non prevede l’imposizione di vincoli di questo tipo. Ognuno potrà scegliere il tipo di veicolo che vorrà e sono convinto che molti punteranno sui mezzi a tre ruote per una questione di sicurezza. A questo proposito, tengo a dire che una richiesta precisa agli operatori l’abbiamo fatta: chi gestirà lo scooter sharing a Milano dovrà anche impegnarsi a organizzare corsi di formazione a partecipazione volontaria per i suoi iscritti e progetti rivolti alle scuole, per sensibilizzare i ragazzi alla sicurezza stradale». Il giovane assessore milanese è convinto che, anche senza un diktat preciso da parte della Giunta, in città si vedranno molti scooter elettrici: «Con il car sharing questo non si è verificato e d’altronde l’unica eccezione è Parigi, dove c’è un monopolio. Con le moto, però, ci sono dei costi inferiori da affrontare e quindi credo che le aziende faranno questa scelta, perché sappiamo essere gradita a molti utenti. Le aziende hanno il compito di intercettare la domanda dei loro clienti».

Ad oggi, a Milano ci sono 156.736 motocicli e circa 93.500 ciclomotori. Con una previsione di 1.000 ulteriori scooter in sharing, si teme anche un aggravarsi del problema dei parcheggi. «In primo luogo non credo che si partirà da subito con tutti questi veicoli, ma solo con alcune centinaia – osserva Maran. – Inoltre, mi pare un punto di vista sbagliato per inquadrare il problema. Il valore dello sharing si misura dal fatto che la sua adozione riduce significativamente il traffico privato e quindi anche i problemi legati a emissioni e parcheggi. Lo dicono i dati, in maniera incontrovertibile». In effetti, è notevole che dal 2013, anno di introduzione del car sharing, ci sia stata la più grande riduzione di auto immatricolate del decennio: Milano è scesa da 717.000 a 701.000 macchine. La spiegazione non è la crisi economica, in quanto il dato è in controtendenza rispetto al resto d’Italia e anche a città del nord come Torino e Verona. Si attende quindi che la stessa riduzione riguardi le moto private, secondo una strategia innovativa di controllo del traffico. «Lo sharing rappresenta una svolta culturale -, commenta l’assessore alla mobilità. –Fino a oggi la politica si è mossa solo attraverso divieti, ovvero pedaggi, ztl o soste a pagamento. Incentivare la condivisione significa invece dare, per la prima volta, l’opportunità di una libera scelta verso la sostenibilità. Lo sharing funziona non perché c’è un’imposizione da parte della pubblica amministrazione, ma perché i cittadini lo trovano utile, pratico e fonte di risparmio».

Nel corso di un workshop internazionale sul tema, il Comune di Milano ha esaminato le possibili criticità dello scooter sharing. Si era ipotizzata una possibile carenza di infrastrutture di ricarica pubblica, ma Maran non crede che questo rappresenti un ostacolo «La rete è in fase di sviluppo, così come le isole digitali, e l’azienda spagnola Motit, una delle più solide nel settore, lavora con veicoli che permettono la sostituzione delle batterie, senza prevedere la ricarica su strada. Io penso che il vero boom dei veicoli elettrici avverrà quando non sarà più necessario ricaricarli di continuo: è una cosa che fatichiamo a sopportare con i telefoni cellulari, figuriamoci con i mezzi di trasporto».

 

motit-scooters-barcellona_2Le alternative possibili

Motit è solo uno dei numerosi player che hanno mostrato interesse verso lo sharing milanese, insieme a Piaggio (in collaborazione con Eni e Fiat, che già gestiscono il carsharing Enjoy), Yamaha, Qadro e Renault, con quest’ultima che potrebbe usare i quadricicli elettrici Twizy.

In attesa che le aziende presentino ufficialmente le loro domande a Palazzo Marino, Maran traccia un bilancio positivo delle politiche che dal 2011 a oggi hanno riguardato la mobilità cittadina: «Non possiamo certo abbassare la guardia, ma la situazione è in netta evoluzione e oggi Milano è più vivibile. Con lo scooter sharing, forniremo un’ottima alternativa per i viaggi a breve termine in ambito urbano. Per centrare l’obiettivo di poter vivere tranquillamente in città senza possedere un’auto, sarebbe necessario sviluppare meglio le offerte già esistenti di nolo a medio termine, per muoversi anche fuori città. Su questo ci sono dei margini di forte crescita. Lo sharing rappresenterà un’eccellente soluzione anche per i molti visitatori che, durante Expo, vorranno visitare la città. Lo scooter è un’opportunità in più, ma già oggi chi possiede una tessera di Enjoy o car2Go in un’altra città può usarla anche per il car sharing a Milano. Questo vale per il turismo urbano, mentre a chi si vorrà recare sul sito espositivo non posso che consigliare i mezzi pubblici».

Oltre a Expo, Milano sta vivendo un’altra svolta epocale con l’istituzione della Città Metropolitana, dalla quale ci si attende un cambiamento delle politiche territoriali, soprattutto in tema di trasporti. Tutte le aziende che stanno dialogando con il Comune in merito allo scooter sharing stanno contemporaneamente effettuando dei sopralluoghi anche nei comuni dell’area vasta, il che spinge Maran a sottolineare con soddisfazione che: «La nostra offerta di sharing sarà unica al mondo anche perché nessun’altra ha punti di rilascio così distanti dal centro città».