Ci.Ro, le assicurazioni delle auto elettriche dietro la protesta dei tassisti napoletani

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Ci Ro City Roaming via facebook
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I contrassegni assicurativi delle auto elettriche parcheggiate sotto le insegne del neonato car sharing Ci.Ro City Roaming di Napoli parlano chiaro: ogni veicolo è classificato come “autocarro”.

Questo ha fatto andare su tutte le furie i tassisti napoletani, che da anni chiedono agevolazioni fiscali proprio in materia assicurativa: dopo aver fatto andare di traverso l’inaugurazione della prima stazione di prelievo delle vetture elettriche, delle Renault ZOE, al sindaco De Magistris, hanno proseguito anche nella giornata di ieri una protesta dalle tinte accese.

L’aver assicurato così le vetture del car sharing Ci.Ro – progetto che sulla carta ha diversi punti meritori che vale la pena di scoprire e tenere ben separati da questa polemica – porterebbe un risparmio che a loro è invece negato da sempre.

Su questo punto le visioni sono contrastanti: che assicurare un veicolo per il trasporto di persone come autocarro convenga non è infatti così evidente. È stato fatto, è innegabile (come si vede chiaramente nelle foto pubblicate ad esempio dal quotidiano indipendente Il Desk), ma espone le auto di Ci.Ro a contravvenzioni non trascurabili sancite dal Codice della Strada.

L’articolo 82 del CDS riferisce nei vari commi che un veicolo definito “autocarro” può trasportare sì persone e cose ma limitatamente al legame lavorativo che vi è tra quelle persone e le merci. In pratica, su un autocarro si può caricare del mobilio e gli addetti al suo trasbordo o montaggio, nel numero massimo indicato dalla carta di circolazione del veicolo, non una mamma col suo bambino che chiedono un passaggio.

Occorre un nulla osta particolare del Prefetto, ottenibile su esplicita richiesta dopo un’autorizzazione della Direzione Generale M.C.T.C., per consentire l’utilizzo di un autocarro come veicolo per il trasporto di passeggeri ma pur sempre con carattere di provvisorietà.

Le sanzioni in cui si incorre violando tali norme non sono tenere e arrivano ad un massimo di 1,433 euro con tanto di ritiro temporaneo (a seconda della eventuale recidività) della carta di circolazione.

Il gioco vale quindi la candela? Inoltre le assicurazioni in qualità di autocarro prevedono un limite massimo di incidenti oltre il quale non sforare e meccanismo bonus-malus esattamente come per tutti gli altri veicoli.

Insomma, si tratta di una faccenda tutta da capire, anche perché gli stessi tassisti si troverebbero nell’identica situazione, qualora usufruissero di questo tipo di agevolazione.

Il dubbio è che ad essere ancora più ambite siano le agevolazioni logistiche, ergo il permesso di parcheggiare gratis nelle strisce blu e l’ingresso nelle ZTL; questi non sono però favoritismi illogici, bensì incentivi nei confronti di un tipo di veicolo che ha alcuni pregi irraggiungibili da un’auto tradizionale, come quello di non inquinare.

Non è un caso che molti centri città d’Europa consentano la circolazione solo a chi emette davvero poca CO2: il beneficio lo si passa a riscuotere in altri settori, come quello sanitario, voce di spesa che incide non poco sull’economia di un Paese, per voler guardare il solo lato materiale.

Come scritto ieri, la soluzione sarebbe semplice e a portata di mano.

Invece che lasciare infiammare proteste furibonde che come principale effetto hanno solo quello di mettere in cattiva luce un mezzo sul quale si potrebbe invece costruire il futuro della mobilità, usiamo quel mezzo stesso per mettere tutti d’accordo.

Le auto elettriche esistono, funzionano e ripagano velocemente l’investimento iniziale, se le si utilizza: hanno dei limiti (in continuo miglioramento) ma anche dei vantaggi. Che si agevolino i tassisti nell’acquistarle, iniziando col diffonderle in questa categoria. L’investimento per una rete di ricarica urbana decente e l’acquisto di una flotta di auto elettriche (o ibride plug-in) dubito sia un capitolo preferibile al tenersi aria inquinata, malattie e malcontenti generalizzati.

 

Andrea Lombardo