Due milioni di chilometri ad emissioni zero in tre anni: questi i numeri registrati dal programma E-mobility Enel che dal 2010 coinvolge un centinaio di utenti forniti di auto elettrica.
Lanciato da Enel nel 2008 come sperimentazione sull’impiego dei veicoli elettrici, E-mobility ha portato sulle strade fra Roma, Milano e Pisa esattamente 100 auto a zero emissioni (delle smart fortwo electric drive provenienti da un accordo con Daimler), consegnate a quanti, soprattutto aziende, richiesero di aderire al progetto.
Dopo tre anni si tirano alcune somme e l’ammontare dei chilometri percorsi arriva a 2 milioni: fra i più attivi i Pisani, la cui città è stata anche una delle prime interessata dalla sperimentazione sulla ricarica rapida (progetto PRIME), dove i 30 EV hanno macinato ben 360,000 km.
Al servizio di questi primi ecomobilisti sia impianti di ricarica domestici, forniti all’interno della sperimentazione, che le circa 400 colonnine Enel pubbliche che il gestore di energia dichiara di aver installato (sebbene sul suo stesso portale ne siano contate 326, decisamente meno).
Enel porta avanti, parallelamente a quelle di altri gestori, queste iniziative allo scopo di capire l’impatto dei veicoli elettrici sulla rete di distribuzione italiana e come gestire alti numeri di questo tipo di utenze, problema ben e approfonditamente studiato in tutte quelle parti di mondo che stanno vedendo l’auto elettrica come prospettiva futura dei trasporti.
La stessa Enel prevede che nel 2020 l’Italia possa avere addirittura 1 milione e mezzo di veicoli elettrici circolanti sulle sue strade, con un risparmio economico di oltre 1 miliardo di euro: chiave per questo successo su scala nazionale sarebbe la ricarica ultra rapida, in grado di contenere i tempi di rifornimento entro la mezz’ora.
Se da un lato un tale risultato entro il 2020 sarebbe più che auspicabile per l’Italia, dall’altro appare difficile che si tratti di una stima realistica, quando la California, dove la sola Tesla ha venduto più di 8mila auto elettriche, gli investimenti ragionano in centinaia di milioni di dollari e le infrastrutture di ricarica si contano a migliaia, rischia di non farcela a raggiungere il milione di EV entro il 2020.
Se proprio si vuole che la mobilità elettrica decolli in questo Paese, c’è piuttosto da chiedersi come mai lo sviluppo della sua infrastruttura di ricarica è paragonabile a quello che altri Paesi vantavano già anni addietro e cosa manchi all’Italia per iniziare ad installare caricatori rapidi sulle autostrade come si fa in Norvegia, Paesi Bassi, Gran Bretagna. O in Estonia, per citare un nome che di sicuro non fa venire in mente una realtà all’avanguardia, sebbene forse anche questo luogo comune meriti di essere ripensato.
Andrea Lombardo
Fonte: Repubblica, E-mobility