Fisker Automotive chiede la bancarotta: acquisita da un “misterioso” gruppo straniero

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Fisker Automotive
Fisker Automotive - photo credit: Fisker Automotive via photopin cc
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Fisker Automotive – photo credit: Fisker Automotive via photopin cc

Un capitolo della saga di Fisker Automotive si è finalmente chiuso: la società produttrice della super car ibrida plug-in Karma, dopo aver fallito ogni tentativo di far comprare il proprio debito con lo Stato americano, ha chiesto la bancarotta. La prospettiva è che Fisker venga definitivamente acquisita dal giovane gruppo Hybrid Technology LLC dietro al quale siederebbe anche Richard Li, figlio del più facoltoso magnate di Hong Kong.

La sfortunata vicenda del Marchio fondato da Henrik Fisker, ex progettista capo in Aston Martin, nemmeno questa volta presenta contorni ben delineati: il Dipartimento dell’Energia USA che le aveva prestato i soldi necessari per crescere sul mercato (192 milioni di dollari) con il prestito più grande mai concesso ad una start up automotive, recuperati appena 28 milioni di dollari aveva messo all’asta il restante debito. Adesso, dopo che ogni altro tentativo di riabilitare il marchio è svanito, Fisker ha iniziato il processo previsto dal Chapter 11 presso la U.S. Bankruptcy Court di Wilmington, nel Delaware: fra i beni messi sul piatto 500 milioni di dollari in strutture, comprensivi anche dell’ex stabilimento GM nella stessa Wilmington che Fisker non ha mai fatto ripartire. Debiti, invece, ne ha contratti per 1 miliardo di dollari, dopo che un’incredibile sequenza di sfortune le si sono abbattute addosso: nel 2011 non raggiunse i target di produzione imposti per continuare a ricevere sovvenzioni, per cui il DOE interruppe l’erogazione del prestito (complessivamente di $500 milioni), poiché rallentata dagli stop imposti da problemi tecnici che imposero un richiamo delle vetture vendute e che portarono al fallimento di A123 Systems, la fornitrice dei pacchi batterie.

Ci si mise infine anche l’uragano Sandy che nel 2012 distrusse gran parte delle Karma invendute dopo il blocco della produzione: l’assicurazione, in quel caso, si rifiutò di pagare i danni e questo affossò ancor più l’azienda.

Chi adesso dovrebbe beneficiare della procedura di fallimento iniziata da Fisker Automotive è il suo nuovo acquirente, il gruppo Hybrid Technology LLC. Tuttavia non è particolarmente chiara l’origine di questo nome: a rappresentare l’immagine di HT LLC sono i leader della comunicazione Glover Parker Group, fra i cui generali compare Joe Lockhart, portavoce della Casa Bianca sotto Bill Clinton, in compagnia di altri appartenenti allo staff dell’allora vice presidente Al Gore. Proprio il nome di Al Gore si lega facilmente a Fisker Automotive per l’esserne stato uno dei primi clienti e per la partnership con la finanziaria che ha in questi anni sostenuto l’azienda.

Su Hybrid Technology LLC non si sa però quasi nulla di diretto (la società sembra non avere nemmeno un sito internet), se non che è stata costituita il 29 Ottobre scorso proprio nel Delaware, vale a dire dopo che il governo aveva annunciato e svolto l’asta per il debito di Fisker, e che dovrebbe farne parte anche Richard Li, il figlio dell’uomo più ricco di Hong Kong già indicato come certo acquirente un mese fa.

Tuttavia, ogni bocca è cucita: Hybrid Technology LLC ha pagato al DOE 25 milioni di dollari per vincere l’asta che le da diritto di allungare le mani su ciò che rimane di Fisker Automotive e si sarebbe impegnata assieme allo stesso Dipartimento dell’Energia a rimetere in carreggiata la produzione delle Fisker Karma elettriche sul suolo americano, creando quindi i posti di lavoro che il Marchio non aveva mai creato (le Karma erano assemblate in Finlandia).

Se questo non dovesse succedere sarebbe davvero troppo per l’Amministrazione Obama, già duramente attaccata per via delle perdite che questo fallimento ha provocato alle tasche dell’erario: la controparte repubblicana non perde infatti occasione per criticare i fondi pubblici destinati allo sviluppo di nuove tecnologie, dando immancabilmente risalto ad ogni episodio negativo. Anche in questa occasione il fatto che Hybrid Technology LlC non sia una società statunitense è motivo per loro di scontento. Chissà invece se i legami con ex membri dell’amministrazione democratica di Clinton siano anch’essi da leggersi in quest’ottica di equilibri politico-economici.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Washington Post

 

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