Fuji Electric: le colonnine di ricarica rapida per EV come i distributori automatici

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Una nuova unità di ricarica rapida per veicoli elettrici è stata presentata dalla Fuji Electric America: lavora in DC, Direct Current, a 25 kWh e, se sfruttata al massimo della sua capacità, ricarica un EV in meno di un’ora.

Compatibile con i sistemi che usano interfaccia CHAdeMO, la più diffusa tra i veicoli elettrici circolanti, consente anche di caricare direttamente la batteria per quei mezzi che funzionano in modalità 3. Il by-pass del sistema di ricarica interna del veicolo permette una maggiore efficienza e rapidità dell’approvvigionamento rispetto alla carica in AC, Alternate Current, ad alto voltaggio.

Questo nuovo dispositivo è stato introdotto sul mercato americano per venire incontro alle richieste di una clientela in espansione, quella degli ecomobilsti elettrici: più esile, è stata studiata per adeguarsi ai più svariati contesti.

L’idea di fondo è di rendere l’uso delle auto elettriche tanto pratico quanto quello delle tradizionali: fermo restando che nell’immediato i range di autonomia rimarrano quelli attuali, con la diffusione di colonnine di ricarica rapida sul territorio nessuno dovrà più porsi il problema di limitare i propri spostamenti per paura di rimanere “a secco”.

E dall’esperienza giapponese viene un’interessante analisi: le stazioni di ricarica rapida sono ben più prossime allo schema di utilizzo ed installazione di un qualsiasi distributore automatico che di una stazione di rifornimento di carburante.

Fuji Electric è attiva in Giappone dal 1923 ed uno dei suoi più grandi business consiste nella progettazione, produzione (500 unità al giorno) e commercializzazione di “vending machines”, ossia distributori e terminali di pagamento per i fini più diversi.

Ebbene, i costi di gestione, le necessità logistiche, le modalità d’uso ed il bacino d’utenza delle “colonnine” sono in tutto e per tutto similari a quelli delle “macchinette” distributrici.

In confronto, le pompe di benzina appaiono come infrastrutture di un altro pianeta: occorrono permessi particolari, spazi su scala urbanistica, lavori architettonici interrati ed emersi di portata completamente diversa; per non parlare dell’impatto ambientale e dei rischi latenti, non paragonabili a quelli di un distributore di energia elettrica.

Inoltre hanno portate diverse i costi di installazione e gestione, come i prezzi al consumo per gli utenti.

Le stazioni di ricarica elettrica hanno altri problemi, probabilmente superabili con l’evolversi dell’industria automobilistica elettrica: la necessità di uno standard condiviso, l’abbassamento dei costi d’installazione e l’ulteriore riduzione dei tempi di ricarica.

Per questo i sistemi in DC sono quelli su cui Fuji Electric punta, in quanto più versatili e meno vincolanti delle ricariche in modalità I e II in AC, più lente e non sempre consentite in promiscuità con funzioni abitative.

La conclusione è quindi meno scontata di quel che sembra: valutati pro e contro alla produzione e, sul versante opposto, alla fruizione, le colonnine di ricarica sfonderanno sui mercati tanto più non verranno pensate come gli impianti di distribuzione carburanti.

Non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che si parli di veicoli: le colonnine di ricarica sono e dovranno essere intese come sistemi ben più snelli, versatili e adattabili alle singole esigenze. La nota conclusiva della ricerca che accompagna la presentazione del prodotto rivela anche un’ultima osservazione: tra i mercati trainanti l’Europa è esclusa.

Certo, si tratta delle valutazioni di mercato di una privata azienda mirate ad altre aree geografiche, ma tra le righe si potrebbe leggere che forse è il caso che si cominci a sbloccare qualcosa anche nel Vecchio Continente.

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