Gigafactory, lavori in corso: Tesla Motors, dopo la conference call sui risultati trimestrali in chiusura del 2013 ha affrontato mercoledì scorso anche il progetto con cui si gioca la faccia e la sopravvivenza.
Degli intenti della start up californiana che, rapidamente quanto mai, si è incuneata fra i colossi dell’automobilismo con le sue vetture elettriche ed ultratecnologiche abbiamo diffusamente parlato ad inizio settimana ma, per chi non volesse rileggere l’articolo, le parole pubblicate dalla stessa Tesla Motors sul proprio blog fanno da sunto preciso di quanto detto.
Traducendo dall’inglese si viene messi a parte del fatto che: “Nel momento in cui noi di Tesla raggiungeremo, in circa tre anni, l’obiettivo di produrre un’auto elettrica per il mercato di massa, avremo la possibilità di influenzare la domanda prevista di batterie agli ioni di litio al fine di ridurne i costi il più velocemente possibile. Assieme con i nostri partner strategici stiamo progettando la costruzione di un impianto di produzione su vasta scala che ci consenta di raggiungere un’economia di scala e di minimizzare i costi tramite metodi di fabbricazione innovativi, l’efficientamento della logistica e l’ottimizzazione dei processi.
La Gigafactory è pensata per ridurre il costo delle celle agli ioni di lito più rapidamente di quanto accada oggi e, entro il 2020, produrre annualmente più pacchi batterie di quante non ne siano state prodotte globalmente nell’intero arco del 2013. Dopo il primo anno in cui sarà prodotto il nostro modello di massa, ci aspettiamo che i volumi usciti dalla Gigafactory abbiano portato ad una riduzione del costo per kWh di un pacco batterie di oltre il 30%”.
Non male vero? Il piano di Elon Musk & Co. è quanto mai semplice e diabolico al tempo stesso: dominare la produzione di veicoli elettrici e batterie al litio (non trascuriamo poi la ricarica dei veicoli, dato che fra USA, Canada, Unione Europea e Cina il Supercharger Network rischia di diventare l’infrastruttura più ramificata del pianeta) in modo da condizionarne volumi e costi.
Alcuni sostengono che l’impresa sia semplicemente impossibile e che un’auto elettrica con le caratteristiche di una Tesla (la Model S è paragonabile ad una BMW Serie 7 o ad una Maserati, per capirci), anche quando fosse adeguata nelle dotazioni per raggiungere una tiratura di massa, non potrà mai costare i 35,000 dollari promessi da Elon Musk.
La “Model E”, che ancora non ha un nome ufficiale, potrà sì tirare giù il prezzo in virtù anche di un pacco batterie ridotto rispetto a quello dell’ammiraglia Model S (320 km contro 480/500 km) ma non potrà scollarsi di molto dalla fascia dei 50,000 dollari, almeno secondo Stanphyl Capital Management.
Fra le cause, secondo gli analisti, anche la difficoltà a raggiungere i volumi di ordini necessari ad innescare serie economie di scala: non è però dato sapersi se questi abbiano considerato il jolly che Musk, il CEO di Tesla, intende giocare.
Dalle slide allegate allo statement sopra riportato si evince che il marchio delle zero emissioni prevede, anzi, progetta, di compiere un primo salto verso le 35,000 unità annue nel 2014 per prepararsi ad arrivare a 500,000 auto nel 2020.
Anno di svolta sarebbe il 2017, vale a dire quello in cui l’apertura della Gigafactory darebbe una spallata al mercato delle batterie agli ioni di litio, provocando da subito un abbattimento dei costi del 30% circa.
Il progetto, che prevede un investimento congiunto da 7 miliardi di dollari (2 messi da Tesla e 4-5 dai suoi partner), è studiato per ricavare continuo profitto dal riciclo dei vecchi pacchi batterie e da estesi parchi fotovoltaici ed eolici alle sue dipendenze.
Soltanto sogni? Tesla stessa mette avanti le mani precisando che molti dettagli – compresi i permessi legislativi per costruire un simile impianto – sono tutti da riscontrare e che il piano potrebbe modificarsi con l’avanzare del tempo ma qualcosa si sta già muovendo, se è vero che Panasonic porterebbe un miliardo di dollari nel progetto (fonte Nikkei via Finanza On Line) e che 4 Stati americani si sono dati per disponibili a fornire gli spazi ed i 6,500 operai che servirebbero all’impianto.
Andrea Lombardo
Fonte: Tesla Motors Blog
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