L’idea di guadagnare quasi 100 euro al mese può apparire bizzarra specie ai molti che nel nostro paese dimostrano un tiepido interesse per il mondo dei veicoli elettrici. Eppure oltreoceano si sta studiando da qualche anno una tecnologia che permetta al circuito di ricarica delle autovetture di far affluire energia alla rete elettrica, restituendola.
V2B (Vehicle-to-Building) e soprattutto V2G (Vehicle-to-Grid) è la sigla che rimanda al progetto – in fase di studio avanzato – ideato dalla società elettrica statunitense NGR Energy in collaborazione con il dipartimento dell’Università del Delaware. Iniziato nel 2011 è stato addirittura inserito a febbraio di quest’anno nel piano di regolazione del mercato elettrico USA PJM, che si rivolge a circa 60 milioni di utenti, pur non essendo ancora commercializzato.
Per la sperimentazione sono state utilizzate 15 Mini BMW elettriche cui sono stati aggiunti alcuni circuiti rispetto alle normali auto ad emissioni zero ed un carica batteria in grado di funzionare in due direzioni: ad aprile hanno restituito energia alla società elettrica che la distribuisce sul territorio.
Ma le V2G rappresentano un’ulteriore risorsa: conservano infatti l’energia prodotta da fonti rinnovabili per cederla nel momento del bisogno, funzionando da veri e propri generatori e diventando particolarmente indispensabili nelle emergenze, come è accaduto di recente durante l’uragano Sandy che si è abbattuto sulla costa orientale degli Stati Uniti.
Le stesse Forze Armate americane non nascondono il loro interesse per una risorsa capace di aprire scenari nuovi nell’accumulazione e nella gestione dell’energia.
Entro il 2020 le previsioni (Navigant Research) stimano in circa 200.000 i veicoli di questo tipo venduti negli USA, cifra che pur non rappresentando un valore assoluto significativo è tuttavia indice di una realtà attenta non solo alla mobilità a zero emissione e bassi costi di esercizio ma anche sensibile ai vantaggi ulteriori derivanti dalla vendita domestica dell’energia.
Per tirare delle somme sarebbe però più opportuno attendere che i vari piani portati avanti da diverse joint venture fra industria energetica e tecnologica automobilistica giungano alla ribalta: progetti di edifici auto-sostenibili (scusate il gioco di parole) fanno parte della realtà non solo sperimentale di nomi quali General Motors e Honda.
Andrea Lombardo
Fonti: CorriereMotori, ElectricMobility, Supermoney
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