Il Supercharger Network del futuro: Tesla deposita i brevetti

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Tesla Supercharger Network Un’infrastruttura di ricarica sempre più smart e versatile: così sarà il Supercharger Network dell’americana Tesla Motors se ai brevetti depositati verrà dato un seguito.

L’attuale Supercharger è costituito da una serie di stalli cui le berline elettriche Model S del marchio californiano possono rifornirsi gratuitamente con energia in gran parte derivata dalle coperture fotovoltaiche della piazzola.

Oggi che la diffusione delle e-car è ancora modesta ciò non crea problemi, eccetto in rare situazioni (vedi California e Norvegia) ma con l’auspicabile aumentare del loro numero sarà necessario approntare sistemi in grado di ricevere contemporaneamente molte più auto.

È a questo che ha pensato Tesla, i cui ingegneri, in due diverse richieste di brevetto hanno affermato la proprietà intellettuale su alcune idee interessanti per lo sviluppo pratico delle infrastrutture di ricarica: la gestione della potenza per il rifornimento simultaneo dei veicoli ed i perché di tale funzionamento.

Multiport Vehicle DC Charging System with Variable Power Distribution“, titolo della US Patent Application 2013/0057209, riassume già il concetto di base sul quale si basa il progetto.

In sostanza, il Supercharger gestirà in modo più intelligente dell’attuale l’erogazione dell’energia, distribuendo e decurtando la potenza in uscita verso le auto a seconda di alcuni criteri gerarchici.

Ad esempio, il momento di connessione dei veicoli (chi primo arriva, primo ricarica), motivi di priorità (che lascerebbe intuire la possibilità di stabilire un livello di urgenza nel rifornirsi), lo stato di carica della batteria (chi è più carico ha presumibilmente meno bisogno), l’ora di partenza prevista dai proprietari delle auto (c’è chi può aspettare, si potrebbe riassumere).

Tesla starebbe quindi pensando ad una struttura che si auto regoli in modo da non erogare sempre e comunque il massimo ma solo lo stretto indispensabile, in modo da soddisfare quanti più utenti possibili senza provocare picchi di richiesta eccezionali alla rete.

In un seconda Patent Application (2013/0307475, “Charge Rate Optimization) Tesla spiega anche quando il software di controllo debba limitare la potenza di erogazione verso le auto in ricarica: in gran parte ricalca le ragioni di priorità già citate ma ne aggiunge una, legata al clima.

Al di sotto di certe temperature un sistema di riscaldamento deve portare la batteria alle condizioni ottimali per il passaggio di corrente, comunque fornita ad un rate inferiore al massimo per preservarne l’integrità.

In questo documento è soprattutto paventata una prospettiva interessante per quel che riguarda l’esperienza dell’utente: il Supercharger si interfaccerebbe infatti con il guidatore che richiede di caricarsi, stabilendo sulla base delle sue necessità (arrivo, partenza e rigidità di queste tempistiche) il protocollo di rifornimento. Nel caso in cui un secondo veicolo comunichi un’esigenza più impellente (si può pensare ad una ricarica da effettuare a tutti i costi in quella mezz’ora specifica), il sistema contatta il primo guidatore per chiedergli il permesso di ritardare il rifornimento del suo veicolo.

Questo, chiaramente, lascia intuire che il software delle stazioni, delle Model S e le app su smartphone con cui si interfacciano riceverebbero un notevole upgrade.

L’evoluzione del Supercharger Network, oggi attivo negli Stati Uniti con oltre una settantina di stazioni – delle settimane scorse è la prima traversata coast-to-coast degli USA solo grazie al network Tesla – ed in Europa con una quindicina, è in rapida espansione e non nasconde l’ambizione di supportare una diffusione massiccia delle auto elettriche marchiate Tesla.

Se però l’intento di fornire agli elettromobilisti l’antidoto contro l’ansia da autonomia non sia in discussione, non è detto che questi brevetti vedano mai la luce: spesso le aziende depositano le proprie idee per proteggerle, riservandosi eventualmente la libertà di utilizzarle.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: GreenCarReports, Google1, Google2