In un piccolo paese della Bavaria si testano le Smart Grid del futuro

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photo credit: winteridge2 via photopin cc
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Non una grande metropoli bensì un piccolo centro lontano dai riflettori rappresenta la proiezione vivente di quello che potrebbero essere le Smart City di tutto il mondo in capo a qualche anno.

Si trova in Germania, più precisamente in Bavaria, e conta circa 2,600 abitanti: Wildpoldsried è uno dei più completi banchi di prova per le Smart Grid, la produzione di energia rinnovabile e l’integrazione di veicoli elettrici che siano stati realizzati in ambiente reale; come sia arrivata ad esserlo, è una storia esemplare iniziata nel 1997.

Allora il cruccio del locale borgomastro, Arno Zengerle, era più prosaicamente la sopravvivenza del piccolo centro: spopolato per l’abbandono delle tipiche occupazioni agresti, si doveva reinventare il senso stesso del vivere in campagna e, per giunta, senza indebitarsi fino al collo.

Zengerle ed il consiglio comunale ebbero l’occhio lungo e vararono un piano chiamato WIR2020 che metteva in cima alle priorità del paese l’efficienza energetica: si dette il via dunque allo sfruttamento di fonti rinnovabili, all’efficientamento degli edifici e alla salvaguardia delle acque, senza tralasciare, da buoni Tedeschi, di porsi l’ambizioso obiettivo della completa indipendenza energetica da fonti fossili entro il 2020.

Diciassette anni più tardi, Wildpoldsried ha fatto passi da gigante, trasformandosi in una vera e propria miniera energetica da 5 milioni e 645mila euro annui.

Merito dei 5 impianti a biogas, dei pannelli solari per 5 MW di potenza, delle 11 turbine eoliche per altri 12 MW, di due piccoli impianti idroelettrici dedicati e di 2,100 metri quadri di sistemi solari per il solo riscaldamento, implementato da una centrale a biomasse.

Il paese si alimenta così oggi con una precisione orologiaia che non lascia molto scampo agli sprechi: tutti gli edifici pubblici, 120 residenze private e 4 aziende sono collegate in rete con il sistema di riscaldamento a biomasse, funzionante grazie a legna a km zero della vicina foresta e capace di produrre 8.2 MMBtu di calore all’anno, mentre tutti i 200 edifici residenziali di Wildpoldsried e nove comunali hanno coperture fotovoltaiche.

In soldoni, il risultato è che questo paesino da meno di tremila abitanti si è reso capace di produrre energia ben oltre il proprio fabbisogno, energia che la compagnia elettrica AÜW acquista secondo un accordo a prezzi bloccati per un ventennio.

Tanto per avere un’idea, le 17 turbine eoliche – due sole delle quali finanziate dalla regione bavarese, le altre installate per iniziativa privata – hanno generato nel 2013 elettricità per 17,000 MWh, costituendo fino all’80% dei guadagni di molte delle piccole imprese locali, per lo più aziende casearie.

Non è però finita qui: nel 2010, già che AÜW doveva garantire la stabilità della rete in questo particolare contesto, sono arrivati anche i veicoli elettrici.

Wildpoldsried è stato infatti scelto per fare da cavia in una sperimentazione sulle smart grid, cui ha ben presto preso parte anche Siemens con il suo apporto tecnologico. È nato così IRENE, che sta per Integration of Regenerative Energy and Electric Mobility e che ha portato all’installazione di strumenti che monitorano in tempo reale la produzione e l’assorbimento di energia, evidenziando eventuali sbalzi locali. In appoggio, tra le fattorie di Wildpoldsried sono arrivate anche delle unità di accumulo da 138 kWh per garantire la stabilità della rete: è così che le mucche bavaresi hanno imparato convivere con l’energy storage più di quanto non l’abbiamo fatto noi negli ultimi 10 anni.

Il network di controllo e gestione dell’energia così architettato – si basa su 5 differenti software complementari che gestiscono tutto, dalla vendita di elettricità alla rete da parte degli impianti privati al suo consumo in base alle condizioni atmosferiche, dai rate di immissione nel sistema di distribuzione alla prevenzione di fuoriuscite illegali – ha traghettato i Tedeschi sino ai giorni attuali, nei quali IRENE ha lasciato campo libero ad IREN2, che studierà a fondo l’integrazione tra tutti i sistemi di produzione energetica usati nel paesino con lo scopo di ottimizzarli.

Gli abitanti di Wildpoldsried hanno anche adottato 32 veicoli elettrici, il cui ruolo è cardine: usati fino alla fine del progetto IRENE per ricevere l’elettricità prodotta in eccesso e non ricevibile dalla rete, dovranno, con IREN2, collaborare ancor più sinergicamente con essa ricevendo e anche restituendo energia a seconda dei picchi di domanda e offerta.

Insomma, mimetizzato tra granai e pascoli si cela il futuro che non t’aspetti: Wildpoldsried non solo ha trovato una fonte di rilancio nell’energia e nella mobilità pulita ma si è anche saputa reinventare, con 140 nuove figure professionali che hanno attirato servizi impensabili per un centro di così piccole dimensioni.

Si è persino scoperta località turistica, meta ogni anno di un centinaio di delegazioni di fan dell’ecologismo in cerca del loro Eldorado.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: CleanTechnica

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