Infrastrutture di ricarica veloce: una proposta operativa

di Gianni Lombardo
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Ricarica 22 kW DC (EVite in Svizzera)
Ricarica 22 kW DC (EVite in Svizzera)

Fissando al 2020 l’anno limite per la ridefinizione e lo sviluppo di una efficiente infrastruttura nazionale di ricarica, qual è la possibile configurazione che emerge dai vostri studi?

I migliori esempi esteri indicano come punto di partenza la trasformazione degli assi viari in “corridoi elettrici bidirezionali”, adatti alle prestazioni medie delle attuali batterie degli autoveicoli e sono tutti basati sulla combinazione di un unico soggetto industriale o di un consorzio privato e pubblico, con quattro gruppi di elementi:

  1. Spazi (aree di ricarica nei luoghi utili agli automobilisti);
  2. Sistemi di ricarica veloce (in genere multistandard e ridondati);
  3. Potenza ed Energia (connessione adeguata alla rete o storage locale, energia in genere acquistata dal soggetto industriale o fornita direttamente da un membro del consorzio);
  4. Gestione, manutenzione e governance.

Fra i diversi esempi realizzati si possiamo citare due casi di consorzi, uno pubblico-privato (EVite in Svizzera) ad accesso libero e gratuito o con pagamento contestuale a monete, uno totalmente privato, ma finanziato al 50% da fondi dell’Unione Europea come progetto sperimentale, (RNC – Rapid Charge Network, nel Regno Unito e in Irlanda) ad accesso con tessera. Tra i soggetti industriali da ricordare Tesla Motors che sta installando nei quattro continenti una rete basata su un protocollo tecnico proprio, con numerosi stalli da oltre 120 kW in ogni sito, gratuita e riservata ai proprietari degli autoveicoli abilitati per viaggiare senza limitazioni. In Olanda l’operatore privato della ricarica veloce multistandard FastNed sta installando lungo le autostrade sistemi di ricarica veloce ridondati con i diversi standard utilizzati in Europa, ospitati sotto una copertura dotata di impianto di generazione da fonte rinnovabile, con pagamento contestuale con carta di credito mediante un’app per vari tipi di smartphone.

Per quanto riguarda l’Italia, le simulazioni di RSE hanno evidenziato che, per permettere agli autoveicoli elettrici di muoversi liberamente sul territorio nazionale contando unicamente su una rete di ricarica veloce, sarebbe sufficiente installare sistemi fast multistandard nel 10% dei 21.000 distributori italiani, ovvero in 2.100 delle 9.500 stazioni di servizio già dotate di un bar o di una rivendita di giornali. Questi 2.100 sistemi fast multistandard sarebbero sufficienti per attrezzare tutte le 490 stazioni di servizio autostradali e 1.600 stazioni di servizio della rete extraurbana. Per realizzare questa rete di sistemi di ricarica veloce, non serve un enorme investimento (circa 30.000-40.000 euro per sistema di ricarica veloce installato), ovvero un decimo di una stazione distributrice di gas metano compresso. In pratica circa 100 milioni di euro sarebbero sufficienti per predisporre un’infrastrutturazione minima per permettere agli autoveicoli elettrici di muoversi in tutta l’Italia oppure 200 milioni nell’ipotesi di attrezzare ogni sito con due sistemi di ricarica ridondati al fine di garantire la continuità del servizio (anche durante le manutenzioni) ed eventualmente la ricarica simultanea di due veicoli elettrici nel sito».