La Borsa impazzisce per Tesla: le sue azioni valgono più di quelle Fiat

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Model S

Model SI numeri delle auto elettriche non sono, per quanto in crescita, che una fetta minore, qualcuno dice irrilevante, del mercato automobilistico mondiale: eppure, proprio le azioni di un’azienda produttrice di auto elettriche sono balzate oltre quota 83$, portandola a valere più di FIAT, colosso automobilistico di tutt’altre proporzioni.

Tesla Motors è un nome che ormai non ha bisogno di presentazioni per i lettori abituali di questo blog ma, tanto per riassumere un rapido quadro, è l’azienda americana che produce la Tesla S, una delle berline elettriche di lusso più apprezzate negli States, sotto la guida del CEO Elon Musk, co-fondatore di PayPal e di SpaceX (costruttrice di vettori spaziali privati).

In confronto a FIAT che è azionista di Chrysler – per rimanere in tema di stelle e strisce – Tesla è meno che Davide al cospetto del gigante Golia: le vendite dei grandi produttori contano milioni di veicoli all’anno, mentre Tesla ha raggiunto la cifra – record per il mercato dell’elettrico USA – di 4.900 unità, tutte Model S, vendute nel primo trimestre del 2013.

E le azioni Tesla [TSL] in Borsa volano: qualche settimana fa i titoli dell’azienda della Silicon Valley raggiungevano i 50$, poi, come riportato da un sorpreso articolo apparso su Al Volante, i 70 dollari; ma adesso il valore ha raggiunto gli 83,75$: così Tesla ha una capitalizzazione di oltre 8 miliardi di dollari, valendo praticamente più di Fiat SpA.

Chiaramente, qui come in America, sui giornali si legge lo stesso avviso, vale a dire che acquistare le azioni Tesla vuole dire essere consapevoli dei rischi di improvvisi crolli che potrebbero interessarle.

Ci sono però un paio di informazioni al contorno da considerare: con le quasi 5.000 unità vendute nel primo quarto del 2013, Tesla Motors non si è solo messa davanti ai numeri delle concorrenti – si chiamino queste Nissan, General Motors o Toyota – ma ha anche raggiunto la redditività. Infatti, dopo aver fatto il “salto nel buio” del mercato delle auto elettriche, la società americana ha iniziato a guadagnare dalle sue vendite: in più, la legislazione californiana (quella, cioè, del paese che rappresenta il più florido mercato per le zero emissioni) permette a Tesla di guadagnare 35.000 $ per ogni auto venduta.

Ma non finisce qui: la legislazione USA concede ai costruttori di auto dei crediti ambientali sulla base dei criteri ecologici adottati per i propri modelli in vendita; proprio in California, dati i parametri ristrettissimi entro cui rientrare per poter continuare a vendere sul mercato interno, i marchi più arretrati da questo punto di vista corrono ai ripari acquisendo crediti da Tesla. Un’ennesima fonte di guadagni, insomma.

Rimane poi la carismaticità del fondatore Musk: il CEO twitta, blogga e figura spesso in talk show illustrando i suoi progetti avveniristici ed i vantaggi offerti ai suoi clienti, mostrandosi sempre con sobria freschezza.

Proprio in questi giorni, Musk ha compiuto un’altra mossa politica: si è tirato fuori dalla lista dei supporter del FWD.us, una sorta di mega petizione on-line promossa dal fondatore di Facebook Mark Zuckenberg per chiedere una riforma delle politiche sull’immigrazione.

Di per sé un’azione condivisibile perché basata sul ragionamento che l’immigrazione (i cui esponenti rappresentano la maggior parte dell’eccellenza universitaria laureata negli USA) porta già grandi vantaggi, anche economici, all’America. Lo stesso Musk aveva aderito ma, dopo aver scoperto che FWD.us guadagna soldi da inserzioni a supporto di quei senatori pro-importazioni di petrolio trivellato in Canada (tramite il contestato oleodotto Keystone XL Pipeline), ha deciso di fare marcia indietro.

 

Andrea Lombardo

Fonti: Al Volante, AutoblogGreen

 

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