Era nell’aria da mesi (assieme allo smog, si potrebbe dire) che nel protettorato cinese di Hong Kong si sarebbero adottate serie misure per abbassare i tragici livelli di inquinamento che la affliggono.
Ora questi provvedimenti si concretizzano con l’arrivo della prima tranche di auto elettriche destinate alle flotte di taxi urbani fornite dalla casa automobilistica BYD: il modello è sempre lo stesso che da un anno a questa parte l’azienda ha proposto in simili collaborazioni in giro per il mondo, l’e6.
Non che 45 vetture a zero emissioni cambieranno dall’oggi al domani la situazione ma è un inizio: la California, che lavora su questo tema da anni ed è probabilmente lo stato con il numero più alto di auto elettriche circolanti, è risultato essere anche quello con il minor tasso d’inquinamento relativo dovuto ai trasporti nella federazione americana. Segno che dei risultati positivi si possono ottenere nel medio-lungo termine.
La consegna delle auto si è tenuta durante una cerimonia all’Hong Kong Science Park, suggello della collaborazione tra BYD e la Sime Darby Motor Group (parte della multinazionale malese Sime Darby), oltre che con la Hong Kong Taxi & Public Light Bus Association Limited, The Link Management Limited, CLP Power Hong Kong Limited e The Hong Kong Electric Company Limited, fondamentale per l’assistenza infrastrutturale ai nuovi taxi elettrici.
Al contempo, BYD ne ha approfittato per annunciare il lancio della e6 in versione taxi e nella versione berlina “Premier” sul mercato di Hong Kong: naturalmente l’annuncio non è casuale e rientra in un’operazione promozionale della sostenibilità ambientale per spingere Hong Kong a candidarsi come città a zero emissioni.
Mentre il Chairman di BYD vede iniziative come questa un modo per diffondere una visione della mobilità pulita a vantaggio della sostenibilità globale – forte interesse dell’azienda cinese che, secondo voci di corridoio, potrebbe addirittura specializzarsi nei soli veicoli elettrici – il presidente dell’associazione dei taxi e bus di Hong Kong interpreta invece il ruolo dei taxi e del tpl come la vera chiave per l’adozione degli EV.
È un qui pro quo abbastanza semplice, d’altronde: l’industria dei taxi può ricevere nuova linfa dalla conversione alle zero emissioni e dalla disincentivazione del trasporto privato nei centri urbani, aiutando quello che per lei è un mezzo, l’auto elettrica, a farsi conoscere e apprezzare dagli stessi privati (qualcosa di simile potrebbe avvenire anche in Italia dando seguito ad iniziative come quelle dell’URI Taxi).
Al contorno dell’operazione, BYD ha provveduto alla fornitura di 47 colonnine di ricarica che saranno dislocate in 9 siti limitrofi ai parcheggi dei taxi della città asiatica, scelti sulla base dei consigli raccolti tra gli stessi tassisti.
La ricarica richiede circa un’ora e dovrebbe divenire una consuetudine nelle pause pranzo, senza incidere quindi sull’operato giornaliero delle vetture.
Andrea Lombardo
Fonti: BusinessWire via GreenCarCongress
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