Fino ad un paio di mesi fa alla domanda “sareste interessati ad una mobilità che non inquini e non sia rumorosa, come quella elettrica?” una delle risposte più comuni era “Beh, sì, ma con quelle macchinine elettriche cosa ci si può fare?”, raggelante quanto basta.
Mentre in tutto il mondo le argomentazioni degli scettici sono incentrate sulla produzione di energia elettrica pulita, problema a monte dell’auto elettrica, e sul suo prezzo, in Italia la grandissima maggioranza delle persone nemmeno identifica l’alternativa elettrica con un’auto vera e propria.
L’IDEA DI AUTO ELETTRICA IN ITALIA
Chiacchierando con degli interlocutori casuali l’impressione è che nessuno abbia la dimensione del fenomeno della mobilità elettrica: per gli italiani si tratta al massimo di golf-cart o di micro car plasticose per adolescenti.
Ed è legittimo che la pensino così: le innovazioni, se non comunicate e condivise, non possono essere scoperte dalla gente. Negli ultimi anni il mercato dell’elettrico e le informazioni relative sul web sono stati sempre più territorio di comunicazioni commerciali mirate a promuovere questo o quel veicolo, con l’effetto di aver contribuito a consolidare nell’immaginario comune l’idea che la mobilità elettrica sia una questione spicciola e non una strada maestra.
L’Italia, poi, ha in casa un colosso automobilistico che nei confronti dell’auto elettrica ha scelto di stare alla finestra: Marchionne è molto chiaro quando dice che si tratterebbe di una scelta non conveniente per l’azienda; potrebbe anche, conti alla mano, avere ragione, specialmente in questa fase di nascita del mercato. Però è contestabile la mancata fiducia nel futuro di una soluzione che potrebbe anche portare occupazione in un settore asfittico. Gli inglesi ci stanno provando, certi paesi emergenti si propongono come terreno fertile per questa nuova industria: si tratta di scommesse che se si riveleranno azzeccate faranno la fortuna di quanti vi avranno creduto, tagliando invece fuori gli altri. E l’Italia proprio non ne avrebbe bisogno.
Certo è che, se messa con le spalle al muro, FIAT sa come difendersi: la 500e fabbricata per il mercato californiano è una delle citycar elettriche meglio riuscite, a detta della stampa americana.
LO SPOT TV DELLA ZOE
In Italia, intanto, l’offensiva la scatenano i francesi: due sere fa sono stato scosso dal torpore post-colossal hollywoodiano dalla visione di uno spot pubblicitario di un’auto elettrica.
Le note erano quelle dello stra-conosciuto singolo di Simon&Garfunkel, l’auto la ZOE di Renault: laddove avevano fallito due ore e mezza di effetti speciali è riuscita questa apparizione. Mi stava sfuggendo un “Ma allora esiste….!” per lo stupore: in effetti non me l’aspettavo.
Credo che, dopo il quadriciclo elettrico Twizy, la ZOE sia la prima auto a zero emissioni di fascia media che passa sulle televisioni nazionali per promuoversi: potrebbe essere un primo passo per cominciare ad entrare nella mente dei telespettatori come scelta plausibile.
La ZOE non è confondibile con un cart e non ha un prezzo esorbitante: può fare da spartiacque in positivo. In Francia sta avendo dei buoni risultati di vendita, anche se potremmo malignamente credere che i transalpini la comprino semplicemente perché prodotto nazionale: sarà, però intanto la comprano.
L’OSTACOLO DELLA RICARICA
I dubbi sulla praticità della ricarica potrebbero essere l’ostacolo più grande da abbattere: se però l’accordo fatto dal triumvirato Renault-Eni-Enel terrà fede alla tabella di marcia, in capo ad un paio di anni l’Italia avrà una colonnina di ricarica rapida in ogni benzinaio del gruppo energetico nazionale a cui la ZOE potrà rifornirsi; si tratta di 5.000 affiliati circa, numero non male perché si tratta più o meno di quanti punti di ricarica pubblici contano gli USA in questo momento: là, gli EV su strada sono circa 100.000 ma il territorio su cui l’infrastruttura è distribuita non è nemmeno lontanamente paragonabile al nostro. Per cui la concentrazione di stazioni di ricarica sarebbe a netto vantaggio nostro e della diffusione dell’auto elettrica in Italia.
AUTO ELETTRICHE E PUBBLICITA’, DAGLI ORSI POLARI AI CANI-ROBOT
Abbattere il muro del silenzio, o la separazione tra l’auto, fin’ora nemica perché inquinante, e l’uomo: questo il principio della pubblicità di Renault.
Ma fuori dall’Italia le auto elettriche passano già in TV da anni: negli Stati Uniti è dal 2011 che Nissan ha messo in circolazione due spot per la sua Leaf 100% elettrica. Uno, ironico, basato sull’inversione tra benzina ed elettricità, mostra un mondo in cui tutto ciò che oggi è elettrico va a carburante (con tanto di stoccata alla concorrente Volt), mentre il secondo vede lo sconsolato peregrinare di un orso bianco dai ghiacci artici alle strade di una città. Disorientato ed infastidito da tutti quei mostri rumorosi su ruote, alla fine chi abbraccerà, riconoscente? Ovvio, un normale cittadino che sta per salire sulla sua Leaf elettrica per andare al lavoro.
La Volt invece, citata nell’agone, accompagna in un viaggio da casa ad un parco popolato di cerbiatti una famiglia con una bambina: la protagonista dello spot è lei, assieme al suo cagnolino. Cosa c’è di particolare? Il quadrupede: è un robot che, in segno di ricongiungimento tra natura e tecnologia, si annuserà e scambierà effusioni con uno dei cerbiatti in finale del cortometraggio.
Assieme alle auto elettriche è evidentemente nata anche una nuova sfida per i pubblicitari. Staremo a vedere.
Andrea Lombardo
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