Le auto elettriche rivelano come guidiamo

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Tesla Model S - photo: Andrea Lombardo
Tesla Model S - photo: Andrea Lombardo
Tesla Model S - photo: Andrea Lombardo
Tesla Model S – photo: Andrea Lombardo

Le auto elettriche ci spiano ma a fin di bene: sembra un’affermazione inquietante ma non è così. Proprio come gli smartphone che adoriamo ed i computer che usiamo, sono in grado di comunicare in tempo reale un dettagliato report sulle nostre abitudini di guida alla Case produttrici, le quali, per la prima volta nella storia, hanno a disposizione una massa critica inconfutabile di dati sull’utilizzo dell’automobile. E le sorprese non sono poche.

Anche il più insignificante degli spostamenti in auto è in realtà importante: guidando una vettura elettrica, integralmente gestita da un sistema informatizzato, tutto del nostro modo di guidare rimane impresso. Quanto e come acceleriamo, se guidiamo ad alta o bassa velocità, se utilizziamo l’aria condizionata o il riscaldamento; ma anche quanti chilometri percorriamo abitualmente, se prendiamo la macchina per pochi viaggi lunghi o anche per andare a comprare le sigarette sotto casa.

Le auto elettriche potrebbero sembrare uscite dalla mente di George Orwell, se non fosse che il mezzo non è mai cattivo: raccogliere (anonimamente e su base volontaria) questi dati sta infatti rivelando molto sulle abitudini al volante delle persone, aiutando i produttori a migliorare la tecnologia e a sfatare leggende metropolitane.

Una di queste è, ad esempio, l’idea che guidare un’auto elettrica sia limitante per via dell’autonomia: ebbene, dai dati condivisi dalle Nissan LEAF nel mondo (circa 75,000 vetture) risulta che la maggior parte degli utenti non copre mai tragitti superiori ai 50-60 km, che è poi la media di percorrenza tipica degli spostamenti in città.

Quindi sono rari i casi nei quali si ricorre a tutti i 120 km di autonomia del veicolo elettrico giapponese.

Altrettanto interessante è guardare a cosa risulti sulle abitudini di ricarica: a quanto pare adeguarsi all’uso di un’auto elettrica non è così difficile, con il risultato che molta gente si adatta ai vincoli (ricarica ed autonomia) scoprendo di riuscire tranquillamente a fare quello che faceva già prima con un’endotermica.

Dai dati sul rifornimento dei veicoli si evince che i proprietari diventano previdenti, facendo sempre in modo di avere la piena carica a disposizione prima di usare il mezzo; ma si scopre anche un altro fattore: l’installazione di punti di ricarica veloce presso attività commerciali porta la gente ad approfittarne. Risultato? Nella mezz’ora in cui l’auto riacquisisce quasi la piena autonomia, il conducente va al bar, pranza o sbriga delle commissioni.

La ricarica rapida, laddove è disponibile su vasta scala, spinge quindi ad effettuare tanti micro rifornimenti invece che poche lunghe soste: per andare dove si deve, spesso bastano 5 minuti di ricarica (non è poi quello che fanno tanti mettendo 10 euro di benzina alla volta?).

Dai dati raccolti, i produttori di auto, come Nissan, stanno rilevando così la nascita di un inedito paradigma di comportamenti basato sulla nuova tecnologia.

Non solo Nissan dispone di questi sistemi di cernita in tempo reale delle informazioni: poche settimane fa abbiamo parlato di Ford e dei suoi guidatori, inclini a preferire la guida in elettrico sui veicoli ibridi, mentre GM adotta il software Chevrolet OnStar per la Volt, che sfrutta una connessione dati cellulare (disattivabile dal cliente) che trasmette le informazioni sui consumi e le percorrenze alla Casa ed all’applicazione per smartphone che permette ai proprietari di controllare l’auto a distanza.

General Motors rende poi disponibili (in forma anonima) questi dati a tutti i proprietari di Volt, in modo da fornire loro un servizio trasparente e partecipativo che dia loro modo di usare al meglio l’auto (e risparmiare).

La raccolta dati ha molteplici valori per il mercato dell’auto: consente di capire cosa migliorare di una tecnologia in base alle preferenze degli utenti ed indirizza così lo svilupppo del mercato stesso. D’altro canto, non lascia scampo alle mistificazioni: un esempio è la disputa avvenuta fra Tesla ed il New York Times sull’autonomia reale della Model S.

Grazie al monitoraggio informatico della vettura è emerso infatti che il test drive dell’auto era stato eseguito in modo poco trasparente, non ricaricando del tutto le batterie, viaggiando sempre ad altissime velocità e con il riscaldamento della vettura fisso sul massimo.

Così, quello che era poteva essere un colpo all’immagine dell’auto elettrica si è trasformato in uno spot che ha evidenziato le capacità della vettura malgrado un utilizzo poco oculato.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: BBC

 

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