Le auto elettriche salveranno l’ industria dell’ energia?

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photo credit: DCCXLIX via photopin cc
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Può sembrare paradossale che in un’epoca tanto dipendente dall’elettricità si parli di crisi anche per le compagnie di distribuzione dell’energia: eppure il problema esiste e le auto elettriche potrebbero trovare un’alleato potente proprio nelle lobby dell’energia.

La crisi economica che il pianeta fatica a scrollarsi di dosso ha avuto come effetto collaterale la riduzione dei consumi non soltanto in termini di beni acquistati ma anche in campo energetico: negli Stati Uniti, ad esempio, il consumo di elettricità è calato del 2% dal 2007 (come riporta TheEconomist) e stenterà a riprendere quota da qui al 2040, secondo le previsioni.

Negli USA si parla ormai di “death spyral” riferendosi alle compagnie distributrici di energia, intrappolate in un meccanismo che le vede costrette ad investire nelle infrastrutture per garantire un servizio inalienabile come la fornitura di elettricità, senza però riuscire a trarvi i guadagni di cui avrebbero bisogno.

Colpa di un modello di business ormai superato dallo stato dell’arte della moderna tecnologia, che non può fare a meno dell’energia elettrica ma che ne richiede molta meno che in passato: rispetto agli anni ‘50 del Novecento, elettrodomestici e dispositivi di illuminazione consumano oltre un quarto in meno, mentre il cloud computing ha ridotto al minimo l’esigenza delle aziende di avere esosi server dedicati.

Questo è un bene sia per le tasche dei consumatori che per l’ambiente, grazie anche alla penetrazione sempre più consistente di fonti rinnovabili nella produzione dell’energia ma mette di fronte all’apparente non senso di un’epoca storicamente dominata dall’utilizzo quotidiano di gadget e sistemi di telecomunicazione elettrici nella quale però le utilities dell’energia arrancano.

Chiaramente, questo andamento provoca ripercussioni negative anche in Borsa e spinge le compagnie a rincarare i prezzi dell’energia per gli utenti finali, proponendo spesso come uniche soluzioni al problema tassazioni più onerose per chi installa pannelli solari, arrivando così all’ulteriore paradosso di rendere sconveniente quella che dovrebbe essere una scelta da incentivare, e proponendo la costruzione di progetti “ordinari” di infrastrutturazione.

C’è però qualcosa di “straordinario” che le società di distribuzione elettrica tendono ancora a non afferrare in pieno ma che, invece, dovrebbero a detta di sempre più enti di analisi economica: la mobilità elettrica.

Il TheEconomist riporta il parere di Elias Hinckley, esperto di strategie energetiche e finanziarie per conto della firma Sullivan & Worcester, a supporto di questa tesi: quello che le utilities americane stanno clamorosamente mancando, in questa prima fase di lancio dell’auto elettrica sui mercati di massa, è un supporto capillare all’industria automotive.

Nessuna grande compagnia elettrica ha preso sino in fondo in considerazione di allearsi con un Marchio automobilistico, leggendo in anticipo quello che potrebbe essere lo scenario dei trasporti dei prossimi trenta o quaranta anni.

Oggi negli Stati Uniti circolano poco più di 250mila veicoli elettrici prodotti da grandi firme dell’auto, meno dell’1% del parco mezzi; in Europa non va meglio, con l’eccezione di piccole realtà come la Norvegia o i Paesi Bassi. La crescita di questo mercato è però esponenziale, con numeri raddoppiati di anno in anno a fronte di un’industria delle 4 ruote tradizionali ferma al palo: le prospettive sono positive tanto più si pensa che l’auto elettrica ha iniziato a proporsi seriamente in commercio non più di 5 anni fa e dal paio di costruttori di allora si è passati a superare oggi la decina.

Le auto elettriche non sono la panacea di tutti i mali ma senz’altro rispondono a molte esigenze contemporanee: ridimensionano l’inquinamento atmosferico, fanno risparmiare rispetto ai carburanti fossili e spingono verso soluzioni di trasporto più sobrie e proporzionate alle reali necessità della società (quello che non fanno i SUV, tanto per capirci).

Inoltre, fanno consumare elettricità: una casa nella quale sia presente un’impianto di ricarica per EV, consuma negli States in media il 58% in più.

E’ vero che i primissimi proprietari di auto elettriche coincidevano con i pionieri del fotovoltaico domestico, “sottraendo”, dal punto di vista delle compagnie energetiche, una fonte di guadagno alla rete: quello che però è innegabile è che una diffusione di massa dell’auto elettrica spingerebbe milioni di persone a cercare colonnine di ricarica ovunque, esattamente come accade oggi con le pompe di benzina.

Riguardo al fotovoltaico, proprio le società di distribuzione dell’elettricità potrebbero trarne vantaggio, offrendo servizi ai privati e convertendo i propri metodi di produzione alle fonti rinnovabili: in tal modo la mobilità elettrica sarebbe davvero “più pulita” di quella a combustione e, al contempo, le compagnie energetiche sarebbero parte attiva del business.

Come chiosa il TheEconomist, a loro la scelta tra l’aspettare di farsi distruggere ed il cavalcare il cambiamento.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: TheEconomist