Nel passaggio dal tradizionale noleggio al più moderno e automatizzato bike sharing anche la bici a pedalata assistita si sta ritagliando un ruolo sempre più importante in quasi tutti i mercati europei compresa l’Italia dove il fenomeno spesso rivela grandi potenzialità
Sono circa 200 i comuni italiani dove negli ultimi anni è stato attivato un servizio di bike sharing, situati con prevalenza al nord rispetto al sud del paese, tutti con l’obiettivo di favorire una forma di mobilità sicuramente ecologica a dimensione d’uomo e anche nel rispetto del patrimonio artistico dei nostri centri storici. Non sempre i risultati sono stati adeguati alle intenzioni, complici certamente le difficoltà insite nell’orografia di talune aree ma in realtà più per la mancanza di una radicata e diffusa cultura ciclistica. A riprova di ciò la loro diffusione segue abbastanza la mappa di maggior presenza della bicicletta che tende da tempo a privilegiare le regioni del nord-est a discapito di quelle meridionali che pur dovrebbero godere di condizioni climatiche decisamente più favorevoli.
La consuetudine all’utilizzo del mezzo a due ruote per spostamenti a piccolo raggio come quelli richiesti dalla mobilità cittadina gioca infatti un ruolo prioritario testimoniato anche dalla “presa” che il fenomeno sta avendo in paesi come l’Olanda e in città metropolitane come Parigi e Londra dove sta assumendo i contorni della moda.
In questo panorama la crescita della bicicletta a pedalata assistita, di anno in anno sempre più vistosa, sta creando nuove opportunità rispetto al bike sharing classico ampliando la platea dei potenziali utilizzatori grazie alla possibilità di effettuare percorsi più lunghi e impegnativi senza stancarsi.
A Londra e Madrid come a Copenhagen
Ancora una volta a fare da apripista sono le grandi città europee che dopo aver fatto segnare le migliori performance nel settore tradizionale, stanno allargando il servizio anche alle bici a pedalata assistita in chiave di alternativa sostenibile per superare gli ostacoli che spesso l’orografia di molti centri urbani presenta.
Tra gli esempi più recenti e virtuosi quello di Copenhagen che, dopo aver dato vita già a metà degli anni Novanta al primo grande bike sharing tradizionale europeo, ha iniziato a sperimentare un programma di bike sharing elettrico con l’obiettivo di svuotare il centro dalle auto convincendo anche i più riottosi a preferire la bici. Innovativa anche la gestione del servizio che prevede la possibilità di effettuare le operazioni di accesso alle bici e il pagamento attraverso uno specifico tablet, con funzione anche di navigatore, situato sul manubrio della bici. Inoltre ai clienti viene offerto un credito se la riconsegna del mezzo avviene in una determinata stazione in modo da risparmiare sul trasferimento delle bici da un punto all’altro della città.
In piena sintonia con l’obiettivo di promuovere la e-bike come veicolo ideale per il pendolarismo urbano, si sta ponendo anche Madrid dove è allo studio il primo sistema di bike sharing completamente elettrico, con oltre 120 stazioni di ricarica previste. L’evento rappresenta una assoluta novità alla luce del fatto che la capitale spagnola fino a oggi non aveva seguito l’esempio di altre località iberiche, come per esempio Barcellona, escludendo dai suoi piani di sviluppo la mobilità in bicicletta. Il sistema di Madrid, in analogia a quello di Copenhagen, prevede un incentivo economico a quei clienti che riconsegneranno i mezzi dopo l’uso in determinate stazioni per favorire la loro corretta distribuzione tra centro e periferia.
Anche Londra dove è attivo uno dei più grandi bike sharing europei (8000 biciclette e ben 570 stazioni) da quest’anno sta sperimentando un servizio parallelo con l’utilizzo di bici elettriche soprattutto nelle zone con maggior strade in salita.