È così, il CEO di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne ha ancora una volta chiuso la porta in faccia all’auto elettrica. O meglio, ha caldamente sconsigliatogli Americani dall’acquistarla, non perché sia un cattivo prodotto ma perché procurerebbe al gruppo automobilistico solo perdite.
“Spero che non la compriate – ha detto Marchionne a proposito della Fiat 500e durante una tavola rotonda al Brookings Institution la settimana scorsa – perché ogni volta che ne vendo una, mi costa $14,000”.
La novità, rispetto alle precedenti uscite, come quella del Salone di Parigi 2012, è che da 10mila dollari per ogni 500 elettrica venduta, la perdita stimata dal CEO italiano è salita a 14,000 dollari.
Marchionne ha ribadito anche che Fiat-Chrysler produce l’auto (fisicamente assemblata in Messico) solo perché la California, ergo il più florido mercato delle 4 ruote statunitense, ha imposto a tutti i Marchi di offrire un’alternativa a zero emissioni ma che oltre non ha intenzione di andare, pena addirittura un nuovo fallimento. Nessuno, secondo Marchionne, guadagna dall’auto elettrica, fatta eccezione per Tesla Motors, che venderebbe le sue berline di lusso ad un prezzo esagerato.
La rediviva presa di posizione dell’Amministratore Delegato di quella che fu Fiat arriva in totale controtendenza con le linee guida espresse dai principali gruppi automobilistici del pianeta.
Che l’auto elettrica, ad oggi, non rappresenti ancora una fonte di guadagno massiva è palese ma, allo stesso tempo, tutto il mondo della mobilità non nega di averla identificata a futuro di questo settore: da Toyota, che ha dismesso gli investimenti nei motori a combustione e che punta tutto sull’ibrido (obiettivo finale: le fuel cells ad idrogeno) all’emula Honda, da General Motors a Ford, da Kia a Nissan, paladina del 100% elettrico.
Senza contare la politica elettro-aggressiva impostata da BMW e Volkswagen.
Guardando allo scenario complessivo dell’offerta automobilistica a stelle e strisce, come europea, Fiat e Chrysler sono i due marchi forse più indietro sullo sviluppo dell’elettrificazione: a parte una ricerca congiunta annunciata l’anno passato, nessuna delle due Case ha in gamma veicoli con qualsivoglia forma di assistenza elettrica.
Fiat 500e a parte: la piccola citycar è l’unica “pecora bianca” (nera, proprio, non si può definirla) a coniugare il nome dell’azienda torinese alle zero emissioni: nata come modello “di ripiego” per rientrare nella legislazione californiana – pena il bando dal mercato – ha riscosso un inaspettato e quanto mai pericoloso, agli occhi di Marchionne, gradimento fra gli Americani.
Tanto che, dopo un anno di premi, consensi della critica giornalistica e test drive entusiasti, Fiat-Chrysler ha annunciato giusto il mese scorso l’apertura di un secondo mercato in quel dell’Oregon per la piccola elettrica.
L’impressione è che la 500 a zero emissioni sia sfuggita di mano a Marchionne e che, adesso, Fiat giochi ad indossare la maschera giusta a seconda dell’uditorio, scoraggiando l’elettrico quando la platea è internazionale (Renault, in Francia, ha allestito una gamma di veicoli elettrici, Volkswagen sta fecendo lo stesso in Germania, Fiat, in Italia, propone solo il GPL: sarà un caso?) ma non escludendo di approfittare dei crescenti mercati nazionali degli EV nei vari Stati americani.
Andrea Lombardo
Fonte: Autoblog
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