Editoriale

Mercato e-bike: il prezzo è giusto?

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DSC_0122Forse mai come quest’anno, le grandi fiere di settore hanno dato una indicazione univoca: è la bici elettrica la regina del reame.

A dire il vero i segnali non mancavano, se è vero che in Europa negli ultimi tempi non c’è stata tipologia di prodotto che ha fatto segnare una crescita più costante sino a raggiungere il traguardo del milione di unità complessivamente vendute. Le fiere però ci hanno portato anche la convinzione che la specie si stia evolvendo: i player sul mercato aumentano portando nuova qualità e competitività, le modalità d’uso si ampliano investendo non solo lo spazio del classico commuting ma anche quello del leisure, del tempo libero, dello sport e del benessere, tutte aree che nella loro molteplicità e attualità rappresentano una garanzia di ulteriore sviluppo.

Ma c’è di più. Le nuove linee di tendenza che vanno affermandosi vedono l’evoluzione tecnica coniugarsi con una grande pulizia estetica proponendo motorizzazioni e batterie sempre più integrate nel telaio, sistemi di gestione dell’elettronica maggiormente affidabili, personalizzabili e soprattutto in grado di comunicare via Smartphone sfruttando collegamenti digitali e rendendo disponibili funzioni quali GPS, GSM, Bluetooth.

A tutto ciò però non sembra seguire una politica di prezzi tali da incentivare, per lo meno su alcuni mercati, una diffusione ancora più ampia del prodotto. Se infatti i paesi del nord Europa beneficiano, oltre che di un superiore potere d’acquisto, di una cultura ciclistica molto orientata a riconoscere il valore anche sul piano economico di qualità e tecnologia, altri mercati, tra cui il nostro, mostrano non poche resistenze a superare le soglie di prezzo oggi richieste per i modelli di ultima generazione che non di rado si collocano ben sopra i 2000 euro. Ciò limita, a nostro giudizio, le grandi potenzialità di un settore che peraltro già esprime nelle sue componenti principali (motori, batterie, elettronica) volumi tali da produrre economie di scala impensabili sino a pochi anni fa. Sarebbe quindi nelle condizioni per generare una sorta di auto incentivazione (in assenza di coerenti e continuative politiche pubbliche) capace di far “cambiar passo” al comparto, facilitando l’accesso di una clientela ancora più vasta e varia, interessata a una mobilità sostenibile a zero emissioni a tutto vantaggio della salute dei cittadini e della salvaguardia dei centri urbani.

 

Gianni Lombardo – gianni.lombardo@tecnichenuove.com