È una Porsche sin dalla prima occhiata: design inconfondibile, fluido, tipico di una berlina sportiva firmata dal marchio di Stoccarda. Può ricordare la 918 Spyder come la 911, eppure la Mission E porta nel nome un immediato richiamo alla sua reale natura.

Di una vera e propria missione pare infatti trattarsi da alcuni anni a questa parte per Porsche il passaggio dal classico rombo dei motori turbo al sibilo di quelli elettrici: con Mission E, ha debuttato il primo concept che la Casa definisce come 100% elettrico, a differenza degli ibridi plug-in ed ibridi normali già sul mercato.

 

600 CV, 500 km, 15 minuti

P15_0789_a4_rgbPresentata allo scorso Salone di Francoforte, la Porsche Mission E appiana i preconcetti sull’auto elettrica, non soltanto per l’associazione dello storico Marchio all’assenza di pistoni e cilindri ma soprattutto per via delle prestazioni.

Lo stato dell’arte tecnologico fotografato da questo concept, che Porsche non nega di voler portare sino alla produzione, è infatti decisamente altro rispetto a quanto abituati a sentire nel panorama della mobilità elettrica oggi in commercio (salvo rare eccezioni).

600, 500 e 15: i primi sono i cavalli di potenza, che rendono subito l’idea di cosa significhi avere una trazione integrale alimentata da due motori elettrici da 440 kW complessivi, 500 sono i chilometri di autonomia disponibile e 15 i minuti necessari per caricare l’80% delle batterie.

Resta da aggiungere un solo numero, vale a dire gli 800 volt del sistema di trazione, il primo a lavorare a questa tensione presentato da una grande Casa delle 4 ruote.

 

Nella ricarica è il suo segreto

Al di là delle prestazioni da urlo che vanno dai 3.5 secondi scarsi per raggiungere i 100 km/h partendo da fermi ed i 200 km/h di velocità massima – se vogliamo, conformi alle aspettative che si possono nutrire su di un concept Porsche – l’aspetto rivoluzionario sta nella ricarica.

La porta di connessione, nascosta da uno sportello scorrevole mimetizzato sul passaruota anteriore sinistro, lavora, come tutto il sistema di trazione, ad un rate di 800 volt: questo consente tempi bassissimi di afflusso dell’elettricità all’interno della batteria, tradotti in un quarto d’ora appena per avere 400 dei 500 km di autonomia disponibili.

Il “Porsche Turbo Charging”, così ribattezzato dai Tedeschi, è quindi un sistema di ricarica P15_0788_a4_rgbche anche in 5 o 10 minuti è in grado di rivitalizzare la vettura elettrica per 150-200 km, facendo una proporzione sommaria, un qualcosa che trasformerebbe del tutto la percezione di utilizzo degli EV qualora giungesse sul mercato.

Ovviamente il sistema progettato da Porsche può lavorare anche a regimi inferiori, fermandosi a 400 volt come fa la media delle attuali auto con la spina, senza negarsi il lusso di essere predisposto per ricevere anche ricariche ad induzione magnetica, idea cara un po’ a tutte le Case automobilistiche di lusso che puntano sulla trazione ad emissioni zero.

Come Porsche la stessa sottolinea, la scelta di raddoppiare la tensione ad 800 volt porta con sé anche dei vantaggi pratici: cavi più sottili e più leggeri sono in questo caso sufficienti a trasportare l’elettricità, contribuendo a diminuire la zavorra a bordo del veicolo.

Per la cronaca, messa a girare sulla Nordschleife del celebre circuito del Nürburgring, la Porsche Mission E ha fermato i cronometri ad 8 minuti.

 

Un’auto che si controlla a gesti

Sarebbe inutile soffermarsi su ogni aspetto tecnologico sviluppato sulla Mission E, che fa dei LED una presenza scontata e delle telecamere al posto degli specchietti retrovisori un’ovvietà.

P15_0785_a4_rgbUna delle novità più avveniristiche presenti a bordo è senz’altro il display olografico inserito tra i livelli del cruscotto: esteso fisicamente dal lato guidatore sino a quello passeggero, proietta in tridimensione le icone delle app di gestione dell’auto, che gli occupanti possono comandare per via gestuale.

In pratica, se siete seduti a bordo di una Mission E, potete “afferrare” l’icona virtuale che si trova davanti a voi nello spazio virtuale, selezionando così i media, la navigazione, la climatizzazione, i contatti o il pannello di controllo della vettura stessa. Se “tirate”, invece, ne modificate le impostazioni.

Interessante, rispetto ad altre auto che hanno mostrato in passato l’abolizione degli specchietti retrovisori fisici in favore di telecamere per migliorare l’aerodinamica, è la proiezione dell’immagine negli angoli inferiori del parabrezza, in modo da offrire una visuale migliorata ed immediata al guidatore.

Tutte funzionalità, queste, che fanno passare sotto silenzio schermi touch, configurazioni da remoto tramite tablet e chiavi digitali integrate nei device mobili: che sia questo il futuro dell’auto?

Porsche, evidentemente la pensa così: con il progetto Mission E si è infatti imposta un piano di arrivo sul mercato entro la fine del decennio per il quale ha già investito per creare oltre un migliaio di posti di lavoro dedicati allo sviluppo sostenibile dell’azienda tramite il rinnovamento dei suoi impianti produttivi.

Sono 700 i milioni di euro che i Tedeschi hanno dichiarato ufficialmente di voler investire nel sito principale di Casa Porsche, allo scopo di ampliare anche i reparti preposti alla costruzione dei motori in modo da assorbire la produzione dei loro alter ego elettrici.