A Genova un ecomobilista viene multato nel tentativo di ricaricare il proprio veicolo elettrico da un’apposita colonnina ostruita dalle auto (non elettriche) in sosta: il caso è emblematico, poiché mette a nudo l’evidente contraddizione tra le reali esigenze di chi sceglie di guidare un mezzo a zero emissioni e la mentalità ancora inadeguata delle stesse istituzioni che promuovono l’uso di forme di mobilità alternativa.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un crescendo di annunci delle maggiori case automobilistiche relative al lancio di nuovi modelli di auto elettriche dotati di prestazioni ormai del tutto paragonabili a quelle dei corrispondenti mezzi con propulsione endotermica e con autonomie sempre più coerenti con le esigenze di una mobilità non limitata soltanto ad uno stretto ambito cittadino.
La Comunità Europea, passando dalle parole ai fatti, ha rotto gli indugi emanando direttive più stringenti per il rispetto degli obiettivi che impongono agli stati membri di realizzare entro il 2020 una riduzione del 20% dei gas serra, elevare al 20% la quota di energia ricavata da fonti rinnovabili e ridurre del 20% il consumo energetico agendo sull’efficienza. Sempre relativamente all’Europa si stima che proprio nei centri urbani si consuma il 70% dell’energia con una forte incidenza del settore dei trasporti e del traffico privato. Appare quindi strategico assumere la mobilità sostenibile come via obbligata da percorrere e prioritaria l’introduzione di veicoli a basse o zero emissioni sia pubblici che privati.
Per la prima volta, la Commissione ha inoltre proposto una direttiva incentrata sulla disponibilità di infrastrutture per la ricarica o distribuzione di combustibili puliti, la cui attuale carenza sul territorio è uno dei motivi di base per la scarsa diffusione dei veicoli che li impiegano.
In pratica, senza attendere l’esplosione del mercato, la UE ha fissato obiettivi quantitativi minimi di installazioni, vincolanti per ciascun paese membro, che per l’Italia sono di 125.000 colonnine pubbliche entro il 2020, ben distante dall’attuale realtà che complessivamente non raggiunge le 1000 unità.
In mezzo a tutto questo fiorire di belle intenzioni, e ad onore del vero seguiti anche da alcuni fatti significativi come l’accordo tra Enel ed ENI per l’installazione presso 5000 distributori AGIP di impianti di ricarica veloce, leggiamo sul quotidiano “Il Corriere Mercantile” di Genova che un felice possessore di una Renault Twizy elettrica, proprio nel tentativo di contribuire ad una mobilità sostenibile rifornendosi di carburante “pulito” presso una colonnina Enel, è stato multato…per divieto di sosta.
Ma veniamo ai fatti: dal racconto dello stesso quotidiano apprendiamo che poiché in corrispondenza della colonnina dell’Enel adibita alla
ricarica dei mezzi elettrici erano in sosta altri veicoli, chiaramente non a trazione elettrica, il protagonista della vicenda, per approvvigionarsi, era costretto a salire con le ruote anteriori appena sopra il cordolo del marciapiede, per sfruttare i 3 metri di lunghezza del suo cavo. Quindi, effettuato il collegamento si è allontanato in attesa di ultimare la ricarica. Al suo ritorno la sorpresa è stata di trovare una multa da 85 euro per sosta vietata che è stato costretto a pagare non senza prima aver affidato la sua amarezza alle telecamere della stazione televisiva locale “Telenord”. Conclude il giornalista del Corriere mercantile : “…era evidente che il proprietario di quell’auto non aveva commesso alcun gesto di opportunismo urbano ma era costretto a quel parcheggio perché all’altezza della colonnina non era delimitata alcuna area di sosta riservata appunto ai fruitori della corrente elettrica”.
Una situazione che noi di Veicoli Elettrici News abbiamo recentemente documentato propria sulla città di Genova.
Da tempo inoltre sosteniamo che mentre le tecnologie intese come prodotti affidabili sul piano prestazionale e infrastrutture già in grado di contenere i tempi di rifornimenti anche in pochi minuti, sono ormai mature, le amministrazioni, sia a livello centrale che locale, spesso mostrano evidenti ritardi. La diffusione della mobilità elettrica passa attraverso un necessario cambiamento dei comportamenti che va incoraggiato e promosso, certo non ostacolato.
Molte città italiane dispongono ancora di una sola o comunque pochissime strutture di ricarica pubbliche: fattore che da solo è sufficiente a non incoraggiare all’uso di un veicolo elettrico anche l’ecomobilista più convinto. Se poi lo costringiamo a fare la gimkana tra tutti gli altri mezzi per raggiungere la sua fonte di energia, peraltro “pulita”, allora vuol dire remare contro ed allontanare un futuro che invece le news che diffondiamo quotidianamente sul nostro sito e sulla nostra rivista da tutto il mondo mostrano sempre più vitale ed incalzante.
GiLo
Fonti: Telenord, Corriere Mercantile edizione di Genova (5 aprile 2013, pg.11)
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